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ZURIGOLe donne guadagnano meno? «Non è discriminazione»

30.01.23 - 12:06
Lo afferma Conny Wunsch, professoressa di Economia del lavoro a Basilea
Foto Deposit
Fonte ATS
Le donne guadagnano meno? «Non è discriminazione»
Lo afferma Conny Wunsch, professoressa di Economia del lavoro a Basilea

ZURIGO  - Le lavoratrici guadagnano 700 franchi in meno al mese dei loro colleghi uomini, solo in quanto donne, e sono quindi discriminate? Non è così, ribatte Conny Wunsch, professoressa di economia del lavoro a Basilea.

«Le ragioni per cui donne e uomini guadagnano cifre diverse sono molteplici», afferma Wunsch in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ).

«La sola cifra di 700 franchi al mese non è significativa, perché una differenza di stipendio non vuol dire che ci sia una discriminazione salariale. Sebbene questa sia un'opinione diffusa non è vera».

I 700 franchi - ricorda l'intervistatrice - rappresentano la cosiddetta parte non spiegabile della differenza salariale secondo i rilevamenti della Confederazione. Questo importo dipende però da quali fattori vengono presi in considerazione e quali no, spiega l'esperta. «Nell'analisi dei salari, che la Confederazione pubblica ogni due anni sulla base dell'indagine sulla struttura dei redditi, questi fattori sono principalmente l'età, il livello di istruzione, la regione, il tipo di occupazione, la responsabilità dirigenziale, il settore e l'anzianità».

«L'esperienza lavorativa effettiva, invece, non viene rilevata, sebbene svolga un ruolo decisivo nella determinazione dei compensi. Esistono chiare differenze tra uomini e donne, soprattutto in termini di esperienza professionale. Gran parte della differenza salariale è probabilmente dovuta a questo», si dice convinta la 45enne.

Quindi i dati federali sulla disparità salariale tra uomini e donne forniscono un quadro incompleto? «È inevitabile, perché è di fatto impossibile prendere in considerazione tutte le caratteristiche che determinano i salari nelle statistiche comparative», risponde l'accademica con dottorato all'Università di San Gallo e studi anche a Mannheim (Germania) e a Sydney (Australia). «Ecco perché la comunicazione è importante: l'opinione pubblica dovrebbe capire meglio che la differenza salariale cosiddetta inspiegabile non va equiparata alla discriminazione delle donne».

Con i suoi propri modelli Wunsch arriva in generale a disparità nettamente inferiori. «Le donne e gli uomini spesso non sono paragonabili. Non sempre per ogni donna c'è almeno un uomo con caratteristiche identiche per determinare il salario comparativo. I moderni metodi di analisi ne tengono conto. Secondo questo dato, la differenza salariale nel settore privato è del 6%, mentre nel settore pubblico è del 3%. La Confederazione ipotizza invece rispettivamente circa l'8% e il 6%».

Ad esempio nel confronto effettuato dai funzionari federali si mettono sullo stesso piano un uomo e una donna, entrambi 40enni, con diploma commerciale, impiegati in una compagnia di assicurazioni della regione di Basilea, che lavorano per la stessa durata. «Il fatto però che l'uomo abbia un'esperienza complessiva di 20 anni e la donna di soli 5 anni prima di entrare in azienda non viene registrato perché, come detto, il dato sull'esperienza professionale non viene raccolto. A tal fine sono necessari le informazioni delle statistiche AVS".

Altro esempio: «Si vede solo che qualcuno ha studiato, ma non quale materia», una laurea in economia e una scienze sociali vengono equiparate. Lo stesso vale per le qualifiche professionali, si conosce solo il settore e il gruppo professionale, quindi è possibile differenziare l'attività svolta solo fino a un certo punto.

«L'analisi delle retribuzioni non distingue tra il Ceo di una grande azienda e l'amministratore delegato di una piccola o media impresa. Naturalmente, la differenza di retribuzione tra i due è notevole. E questo si riflette nelle statistiche, anche se la differenza di guadagno è di fatto giustificata».

«Si può notare che in media le donne lavorano meno se sono sposate e hanno una famiglia», prosegue l'esperta. «Finché non sono sposate e non hanno figli, si comportano in media come gli uomini e lavorano per lo più a tempo pieno». Le donne con figli scelgono poi però spesso altre professioni, ovvero quelle che consentono una maggiore flessibilità. Spesso i lavori che comportano molti spostamenti sono più pagati: le donne con figli decidono di non accettare questi lavori più spesso degli uomini. «In questo modo si aumenta la forbice salariale».

 

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COMMENTI
 

Meganoide 1 anno fa su tio
Cara professoressa, perché non va a farsi un giro in una qualsiasi azienda svizzera medio-grande ed effettua un confronto a parità di posizione ed esperienza lavorativa? Come mai diverse aziende hanno avviato delle procedure interne per verificare la loro compliance sul tema e guarda caso trovano sempre scostamenti del 10/15% ?

Hatezov lll 1 anno fa su tio
Questa capra deve essere di sinistra! Un po’ come quelle che difendono il burka!

Voilà 1 anno fa su tio
Risposta a Hatezov lll
@Hatezov lll direi piuttosto che è sicuramente di destra, l'area politica più vicina all'economia

Hatezov lll 1 anno fa su tio
Risposta a Voilà
Non penso proprio

Kirilu 1 anno fa su tio
Quindi le donne a parità di condizioni hanno comunque SEMPRE qualcosa che sia a loro svantaggio per non essere pagate come un uomo... e questo sistematicamente.... NON ho parole. Cara professoressa mi viene da dirle di mettere i piedi a terra e di ritornare nel mondo reale. Forse nel suo mondo di privilegiati questo può a volte trovare riscontro, ma per il comune mortale non è proprio così.
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