Il provvedimento era stato accettato di misura l’anno scorso dal Parlamento vodese. Ma si tratterebbe di una decisione «sproporzionata» e «inefficace»
LOSANNA - Mendicanti svizzeri e rom hanno fatto ricorso al Tribunale federale (TF) contro il divieto di accattonaggio, accettato di misura lo scorso anno dal parlamento vodese, poiché si tratterebbe di una decisione sproporzionata e inefficace.
Il ricorso è stato inviato la scorsa settimana da otto mendicanti svizzeri e rom, con il sostengo di alcune personalità, tra cui l'ex consigliere agli Stati vodese Luc Recordon. Gli stessi avevano già opposto ricorso, invano, alla Corte costituzionale cantonale.
«Il divieto totale di elemosina è contrario al principio di proporzionalità e non è giustificato da alcun interesse pubblico», ha spiegato oggi all'ats l'avvocato degli oppositori Xavier Rubli. Si impedisce l'accattonaggio «aggressivo», vicino ai bancomat per esempio, ma anche l'elemosina statica che non infastidisce.
La nuova legge penale vodese prevede che i mendicanti siano puniti con una multa da 50 a 100 franchi. La sanzione potrebbe arrivare fino a 2000 per coloro che incitano a mendicare dei minori o che organizzano una rete.
Gli oppositori si considerano «ragionevolmente fiduciosi» di riuscire ad ottenere ragione davanti al TF. Nel 2008 era tuttavia stata sconfessata un'associazione a difesa dei rom che si opponeva alla legge ginevrina che proibiva l'accattonaggio.
«La situazione è evoluta da allora» indica Rubli. Diversi studi hanno dimostrato che un divieto generale è sproporzionato e inefficace. L'esperienza ginevrina prova che non funziona, sottolinea l'avvocato, precisando che un divieto limitato solo a certe forme di accattonaggio è più efficace.
In attesa di una decisione in merito da parte del TF, gli oppositori hanno chiesto l'effetto sospensivo. Nel caso di un rifiuto da parte dei giudici di Mon Repos, rimarrà loro una sola speranza: «la Corte europea dei diritti dell'uomo potrebbe rimettere in discussione un'eventuale entrata in vigore», conclude Rubli.