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Mercato mon amour (ma per pochissimi)

«Per qualcuno il mercato dovrebbe essere settimanale, come quello di Bellinzona»
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Mercato mon amour (ma per pochissimi)
«Per qualcuno il mercato dovrebbe essere settimanale, come quello di Bellinzona»
«A volte le società giocano con i sentimenti e il portafoglio dei tifosi».
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MILANO - Colpi prestigiosi e rumorosi ce ne sono stati, quest’anno come in quelli passati; il mercato di gennaio ha però portato soprattutto trasferimenti minori. Più che minori. Giocatori semisconosciuti scambiati a peso come fossero oggetti, destinati a non lasciare il segno nella squadra nuova come, magari, già avevano fatto in quella vecchia. 

Oltre ad arricchire i procuratori e a evitare situazioni scomode in estate, davvero la finestra invernale di trattative ha senso di esistere?

«Qualche colpo interessante è stato fatto - è intervenuto Arno Rossini - se questo mercato si chiama “di riparazione” però, un motivo ci deve pur essere».

Le società mettono delle toppe ai buchi delle rose?
«Hanno la possibilità di mascherare delle situazioni non programmate. Degli infortuni, giocatori che non rendono secondo il loro valore… A gennaio si interviene soprattutto per quello. Ma in generale lo si fa senza guardare troppo alla programmazione. Per questo motivo, salvo rarissime eccezioni, non si riesce a modificare nettamente il valore di una squadra. Quelle forti rimangono forti, magari con qualche alternativa in più, quelle già in difficoltà continuano invece a stentare».

Se a livello tecnico i cambiamenti sono minimi, a chi giova il mercato invernale?
«A qualche ragazzo, al quale cambiare aria non può che far bene. Penso al nostro Okafor per esempio: aveva bisogno di un allenatore pronto a bastonarlo un po’. A Napoli, con Conte, può davvero rendere molto. Le trattative di gennaio aiutano poi qualcun altro. I presidenti più scafati, che riescono a incassare bei soldi vendendo i loro pezzi pregiati, e i procuratori: per questi il mercato non dovrebbe essere solo di un mese, dovrebbe essere settimanale, come quello di Bellinzona. Ma è il loro lavoro, è giusto che cerchino di completare dei trasferimenti».

Un mercato aperto tutto l’anno?
«Non sarebbe positivo. Non nel calcio almeno. Ci sarebbe troppa instabilità. Già così, durante le varie trattative, nei club non si lavora bene. I giocatori sono ovviamente distratti, gli allenatori sanno che da un giorno all’altro la rosa potrebbe cambiare: insomma, non proprio la situazione ideale. Ci sono poi anche i tifosi: uno punta su un campione, se ne innamora, e da un giorno all’altro questo parte? Guardate Alvaro Morata, in estate è arrivato al Milan, tempo sei mesi e si è ritrovato al Galatasaray».

Le società pensano a risultati e fatturato…
«E per questo a volte giocano con i sentimenti e il portafoglio degli appassionati. Come quando aprono la campagna abbonamenti puntando su qualche nome, per poi cambiare tutto dopo aver venduto tutte le tessere. Nel calcio succede anche questo».

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