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CUGNASCOLuka Rude Boy e il pallino per la birra fatta in casa

28.08.12 - 08:17
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Luka Rude Boy e il pallino per la birra fatta in casa

CUGNASCO - Galeotto fu il luppolo che una volta varcata la soglia della casa di Luka Rude Boy, non l’ha più lasciata gettando le basi di quella che in 15 anni è diventata una sorta di carriera parallela. Vivrai anche di musica e spettacolo ma la tua passione ti sta lentamente trasformando in un vero e proprio mastro birraio, com’è nata la Rud Bir? “Sin da piccolo sono un amante della birra, non nel senso che la consumavo ma perché a casa qualcuno beveva solo quella. E poi sono un chimico, va da sé che ho una certa dimestichezza con vetreria e alambicchi. Sommando passione e chimica il risultato è stata la produzione casalinga. È dal ’95 che mi faccio la birra a casa.

Lascerai il mondo dello spettacolo per lanciarti totalmente in questa attività?
"Non credo, lo faccio per passione, la produzione rimarrà piccola e limitata, è vero che agli amici piace ed è sempre più richiesta ma al massimo mi sposterò in un luogo più spazioso"

Rud Bir, il nome è ovvio…
"Rude Boy è il mio nickname,  così sono conosciuto sia in radio sia sui palchi: da Rude Boy a Rud Bir il passo è stato breve. Suona bene e mi rispecchia: un po’ come me, la mia birra ha qualcosa di grezzo, insomma non è champagne".

In effetti…la più chiara delle tue birre porta il nome di Pisadagatt… cosa mi dici delle tue creazioni?
"Il fatto di fare le birre a casa e di non essere mai contento mi spinge a sperimentare, è vero: adesso mi sto standardizzando su alcune birre ma in realtà ogni cotta è una birra diversa dall’altra".

Le fai anche su misura vero?
"Ho un impianto così piccolo che mi permette di fare cotte personalizzate, mi è già capitato di farlo per aziende, gruppi d’amici, associazioni: vengono la prepariamo, una volta cotta  e imbottigliata  se la portano via".

Cosa mi dici del principio kilometro zero?
"L’anno scorso sono riuscito a fare la birra più autartica che ci sia: c’era l’acqua di Cugnasco, il lievito di una bio coltura ticinese, la segale comprata alla Colombera e il luppolo selvatico colto sulle rive del Riarena e i monti di Ditto. Manca un po’ l’orzo, però è vero che il km zero, là dove si può, cerco di rispettarlo; anche in sede di distribuzione: chi può viene a prenderla a casa, i mercatini li faccio solo nel locarnese, raramente la mia birra ha varcato il Ceneri, quando l’ho fatto, scherzosamente, ho messo sulla bottiglia l’etichetta export".

Quanta ne produci?
"Ho avuto un grosso exploit  proprio quest’anno, perché ho comprato un impianto che mi permette di produrre 50 litri di birra a volta. Niente rispetto ai mille prodotti a Stabio, ovvio. Il mio è proprio artigianato: ogni birra la imbottiglio, ci metto l’etichetta. L’idea era di fare 50 litri al mese, giusto per farla assaggiare, in realtà sono diventate un paio di cozze a settimana".

La base del tuo mondo di alambicchi?
"Sono da un amico, ha una bella casa grande, quelle di una volta. Gentilissimo mi ha lasciato un locale a disposizione.  Vista la posizione - è a Cugnasco un po’ in collina- è il birrificio ticinese che gode del panorama migliore".
 
Curiosi?
"Le birre: Pisadagatt, Megacotta, Linea Rossa e Autarchia saranno insieme a Rude Boy ad Ascona il primo di settembre in occasione di “Gusta il Borgo”. Altrimenti: luka.ferrara@gmail.com


 

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