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Lugano's Plan ₿

Bitcoin da solo non basta a salvare il mondo

Al Plan ₿ Forum appena concluso, John Carvalho, CEO di Synonym, ha sfidato il mantra "aggiusta la moneta, aggiusti il mondo". La soluzione? Scalare la fiducia, non soltanto la tecnologia.
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Al Plan ₿ Forum appena concluso, John Carvalho, CEO di Synonym, ha sfidato il mantra "aggiusta la moneta, aggiusti il mondo". La soluzione? Scalare la fiducia, non soltanto la tecnologia.

«Fix the money, fix the world»: aggiusta la moneta, aggiusterai il mondo. È uno dei mantra più ricorrenti tra i bitcoiner. Ma è davvero così? Al Plan ₿ Forum 2025, edizione record che tra il 24 e il 25 ottobre ha attirato a Lugano oltre quattromila persone da 64 Paesi, John Carvalho ha sfruttato il palco principale del Palazzo dei Congressi per smontare questa narrazione, senza peraltro risparmiare critiche a soluzioni considerate da molti la via maestra per l’adozione di massa. CEO di Synonym - azienda che sviluppa infrastrutture Bitcoin come il wallet Bitkit e il protocollo Pubky per l’identità e il web decentralizzati - Carvalho non è nuovo alle posizioni controcorrente. Forte di un background nel branding e nel design, da oltre dieci anni porta avanti una visione che mette al centro l’esperienza utente e l’accessibilità. Il suo intervento al Forum, programmato nella prima delle due giornate di quella che è ormai la conferenza Bitcoin più importante e rinomata d’Europa, è stato esattamente questo: una provocazione, lanciata per ripensare, attraverso chiavi di lettura diverse, il rapporto tra Bitcoin e il mondo.

I paradossi dell’adozione

Ed è così che il protagonista del panel - intitolato “Fix the Money, Then What?”, cioè “Aggiustiamo la moneta, e poi che facciamo?” - ha iniziato a snocciolare un elenco di quelle che considera le principali illusioni rispetto all’annosa questione che si interroga su come Bitcoin possa davvero scalare e diffondersi a macchia d’olio tra la gente. Dopo aver dato il via al suo ragionamento, Carvalho ha prima di tutto smontato l’idea di “hyper-Bitcoinization”: «Se Bitcoin doveva essere l’unica moneta rilevante, allora come possiamo spiegare il fatto di veder circolare oggi più valute che mai?» ha chiesto al pubblico, aggiungendo che «le stablecoin stanno facendo un lavoro migliore, in termini di crescita, quanto a pagamenti tra persone». Subito dopo, poi, ha affrontato il nodo della cosiddetta “trappola custodial”, citando Hal Finney, una figura leggendaria, autentico pioniere nell’universo cypherpunk, che immaginava BTC come “moneta di riserva per le banche”: «Vorrei che Hal non avesse mai detto questa cosa», ha tuonato Carvalho, per poi ribadire che «le banche sono antitetiche allo scopo di Bitcoin». Ha puntato il dito contro i treasury in BTC e gli ETF, sostenendo che «deprimono il prezzo» perché creano inflazione di “rivendicazioni cartacee” non legate al possesso diretto dei bitcoin sottostanti. E, soprattutto, ha puntato il dito contro i layer di secondo livello, cioè Lightning, Ark, Liquid, spiegando che «non scalano Bitcoin, ma competono tutti per lo stesso block space: quando ne hai più bisogno, è quando è più probabile che falliscano».

Bitcoin? Non scala… per design

Il punto centrale del suo discorso è dirompente: «Bitcoin, per sua natura, non scala. Ogni singolo partecipante deve fare la stessa quantità di lavoro: e questo è la definizione letterale di non-scalabilità». Tutti i tentativi di aggirare questo limite finiscono per aggiungere complessità, che porta inevitabilmente a dinamiche di centralizzazione. L’esperto ha quindi anche spiegato come progetti open source (come Linux o Bitcoin Core) abbiano strutture fortemente centralizzate nei processi decisionali. Più si aggiungono strati, regole e «magia crittografica», più cresce la pressione a semplificare, accentrando potere e fiducia in pochi nodi chiave. Qual è allora la soluzione? Secondo Carvalho, va trovata nella necessità di smettere di cercare di scalare Bitcoin, iniziando a scalare, invece, la fiducia degli utenti: «È ciò su cui si basa la società. Dobbiamo rendere la fiducia esplicita, contestuale, quantificabile e revocabile». Non più “don’t trust, verify”, ma “trust but verify”. Synonym, in questa prospettiva, sta lavorando su “Atomicity”, un sistema di credito peer-to-peer che punta proprio a bypassare la complessità dei layer Bitcoin. L’idea? È semplice da enunciare ma radicale nelle conseguenze: il binomio complessità/fiducia non può competere con la sola fiducia. Se due soluzioni offrono lo stesso risultato, gli utenti preferiranno sempre quella più semplice, e quella in cui i rapporti di fiducia sono chiari e gestibili.

Verso un’economia atomizzata

Il discorso si è concluso con una visione più ampia: quella che Carvalho chiama “atomic economy”: in sostanza, un’economia basata su relazioni peer-to-peer in cui la fiducia viene gestita attraverso protocolli aperti e interoperabili. I prodotti di Synonym - dal wallet Bitkit al protocollo PKDNS, che permette di usare chiavi pubbliche come domini web senza passare da registri centralizzati, fino al Pubky SDK per sviluppatori - sono, per l'appunto, tasselli di questa visione. Carvalho, insomma, nel suo ragionamento non si è focalizzato esclusivamente su Bitcoin, ma è andato oltre, cercando di ragionare su come ricostruire il web e l’economia mettendo le persone, e non le piattaforme, al centro. Una visione radicale, la sua, che ha di certo stimolato la platea. Uno di quei tipici interventi che rendono il Plan ₿ Forum un appuntamento cruciale nel percorso di espansione ed evoluzione dell’ecosistema Bitcoin.

Non vuoi perderti il Plan ₿ Forum a Lugano? Sono già disponibili i biglietti Peer per la quinta edizione, quella del 2026, al prezzo early bird di 99 CHF: un’occasione unica per assicurarsi l’accesso completo alla due giorni.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.

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