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Dal MondoREGIO INSUBRICA: Appunti di tangenti e intrallazzi

10.06.00 - 17:40
I Magistrati che indagano sulla truffa alla Regione attraverso la discarica della Simec avrebbero trovato importanti annotazioni delle bustarelle versate e da versare ai politici del Prellone.
REGIO INSUBRICA: Appunti di tangenti e intrallazzi
I Magistrati che indagano sulla truffa alla Regione attraverso la discarica della Simec avrebbero trovato importanti annotazioni delle bustarelle versate e da versare ai politici del Prellone.
MILANO. La clamorosa svolta dei sequestri patrimoniali decisi dal Giudice per le Indagini Preliminari di Como, Rosario Lupo, è il frutto del lavoro investigativo avviato subito dopo che la Guardia di Finanza aveva trovato un appunto nel quale si indicano cifre legate a presunte tangenti versate o da versare ad alcuni politici per ottenere dalla Regione la concessione lo smaltimento dei rifiuti con la discarica di Cerro. Pesantissime le accuse riassunte dai due magistrati milanesi, Taddei e Perrotti, in una memoria di 35 pagine consegnata al Giudice Preliminare per ottenere il sequestro patrimoniale per oltre 100 miliardi di lire. “I titolari della Simec - ricordano i due P.M. - hanno concordato con i politici i termini di approvazione della Legge regionale sullo smaltimento dei rifiuti e con l’Assessorato competente hanno preso accordi per il prezzo della concessione, commisurato in misura tale da ricomprendere sia la fetta da versare ai politici, sia per soddisfare le aspettative economiche di arricchimento degli imprenditori”. Taddei e Perrotti sono convinte che vi siano degli indici spia di una non comune disinvoltura e spregio di ogni regola dell’onestà” e che “vi siano precisi strumenti criminogeni atti ad rimpinguare le tasche di pochi soggetti privi di ogni scrupolo”. Era il 19 ottobre del ’98 quando le Fiamme Gialle si recarono a casa di Butti trovando quella che viene definita la “sintesi” di una riunione tenutasi un mese prima dell’approvazione della Delibera Regionale (datata 13 ottobre ’89) sulle modalità delle gare d’appalto per l’assegnazione dello smaltimento della monnezza milanese. La “sintesi” sarebbe datata 16 settembre ’89 e riporterebbe indicazioni quali: “A Mi 2, Berlusconi, Roncucci, Ciapparelli e Butti” (tutti soci della Simec, compreso Luigi Ciapparelli di Olgiate Comasco morto suicida in circostanze poco chiare). E poi ancora: “500 2 - Cerro Olgiate” e “300 Osio” per un totale di “800”. Cifra, quest’ultima, seguita da un “200 già versati” e un altro “1.000 -totale costi politici da versare al momento della concessione”. Scorrendo quella “sintesi” troviamo anche indicato la voce: “Totale costi politici: Cerro - Olgiate 6 mia (1,2 mia ogni mq. 100.000 di area da riempire); “Osio 3 mia (1 mia ogni 100.000 mq di area da riempire); un totale di “8 mia”. L’interpretazione data dai Magistrati a queste frasi, che appaiono senza senso, è molto semplice: sono indicate le cifre e le modalità di pagamento delle tangenti da versare (o già versate) per ottenere le autorizzazioni utili all’apertura della discarica di Cerro. Infatti nella relazione consegnata al G.I.P. si legge, fra l’altro: “Il documento sequestrato nell’abitazione di Giovanni Butti sintetizza l’accordo illecito che intercorse fra il privato ammesso a far “businnes” nel settore ambientale e i politici che tale graziosa concessione hanno fatto. E’ assolutamente necessario - scrivono Taddei e Perrotti - rimarcare il che il costo della corruzione dei politici (in base a quello scellerato accordo) si concretizza nel pagamento di un miliardo al momento della concessione e in seguito in una percentuale di denaro rapportata all’ampiezza dell’area da riempire con la spazzatura”. Il costo per le discariche di Cerro e di Olgiate Comasco (quest’ultima non autorizzata assieme a quella di Osio Sotto, in provincia di Bergamo) sarebbe di 1 miliardo e 200 milioni per ogni 100 mila mq di area da riempire con i rifiuti, mentre per quella di Osio Sotto la tangente sarebbe stata di poco inferiore al miliardo di lire. Insomma un “costo” che, secondo la Procura meneghina, “si rigenera nel corso del tempo perché diventa un fisso per tutto il periodo di attività dell’impresa”. Non mancano considerazioni sulle presunte irregolarità societarie commesse per coprire il giro di fondi neri creati per versare le mazzette. I due magistrati, infatti, contestano pure: falsi in Bilancio e uso di contratti simulati e fatture per inesistenti operazioni commerciali”. Pesantissima la conclusione tirata nella memoria consegnata al Giudice Preliminare da Taddei e Perrotti: “L’inchiesta ha individuato un gruppo parassitario di individui che hanno ottenuto, e forse ottengono ancor oggi, profitti iperbolici attraverso una serie di azioni illecite.” L’inchiesta, a questo punto, sembra essere vicina alla conclusione e a breve saranno formulate le richieste di rinvio a giudizio. E lì ne vedremo ancora delle belle.
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