In una prima mondiale, il partito libertario potrebbe entrare in un esecutivo
REYKJAVÍK - Chi vive su un’isola remota è forse più incline a sperimentare. Gli islandesi lo hanno già dimostrato quando, nel 2010, hanno eletto il comico Jón Gnarr sindaco della capitale Reykjavík.
Ora sembrerebbe che i circa 330mila abitanti del Paese siano pronti a provare ancora qualcosa di nuovo. A pochi giorni dalle elezioni parlamentari anticipate di sabato, infatti, il Partito Pirata rimane leggermente in vantaggio e potrebbe entrare per la prima volta a livello internazionale a far parte in un governo.
Nessuna fiducia
A loro favore, i Pirati possono giocare la carta della sfiducia verso le istituzioni, che fra gli islandesi è molto profonda nonostante un piccolo aumento della stima nei loro confronti dopo la crisi economica e il crash bancario del 2008.
I Panama Paper, però, hanno gettato l’attuale esecutivo in una nuova crisi. Il primo ministro liberale Sigmundur David Gunnlaugsson, infatti, non solo ha nascosto milioni in una società offshore, ma figura anche sulla lista dei creditori delle banche in crisi. L’episodio aveva suscitato negli islandesi una profonda rabbia.
Per la prima volta una coalizione
Stando ai sondaggi, sono sette i partiti che potrebbero entrare in parlamento: un numero mai raggiunto prima. Tuttavia, come da decenni consuetudine nella politica del Paese nordico, un solo partito può far parte del governo. Gli islandesi, per di più, non hanno mai nemmeno conosciuto un governo di minoranza. La maggior parte di loro, tuttavia, crede ora che l’isola potrebbe essere governata da una coalizione di centro-sinistra formata da 3-4 partiti.
Benché non siano più così forti come a inizio anno, attraverso la consultazione i Pirati potrebbero quintuplicare i seggi a loro disposizione. «Siamo intenzionati a nominare dei ministri», ha dichiarato la leader.