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LUGANO«Non aveva intenzione di sparare a suo figlio»

08.02.24 - 12:00
La difesa chiede cinque anni di detenzione per il 51enne autore del dramma di Agno: «Era disperato ed esasperato».
Tipress
«Non aveva intenzione di sparare a suo figlio»
La difesa chiede cinque anni di detenzione per il 51enne autore del dramma di Agno: «Era disperato ed esasperato».

LUGANO - Cinque anni di carcere. È questa la pena proposta oggi dalla difesa per il 51enne che il 7 agosto 2022 ad Agno sparò a suo figlio con un fucile. L'avvocato Letizia Vezzoni chiede che l'uomo venga condannato per il reato di esposizione a pericolo della vita altrui e lesioni colpose gravi. In via subordinata, qualora la Corte non creda all'accidentalità dell'accaduto, viene chiesto che l'uomo sia riconosciuto colpevole di tentato omicidio per dolo eventuale, e non per dolo diretto.

«Oggi non cercherò di giustificare l'agire dell'imputato. Ma metterò in evidenza ciò che può spiegare quanto accaduto la mattina del 7 agosto 2022», ha esordito Vezzoni. «Non siamo qui per giudicare se l'imputato è stato un padre perfetto o meno. Né per giudicare se la vittima è stato un figlio perfetto o meno». Comprendere il contesto familiare in cui si è verificato il dramma è però, per la difesa, importante.

«Il rapporto tra padre e figlio è stato buono fino all'adolescenza di quest'ultimo, ma poi le cose sono cambiate. Il figlio ha iniziato a frequentare persone poco raccomandabili, rubava ripetutamente sia in casa che fuori casa e ha perso vari posti di lavoro. A questo subentra un importante problema con gli stupefacenti e aggressività verbale e fisica tra padre e figlio».

«Il furto è stato come uno schiaffo» - In questa situazione si arriva al 4 agosto 2022, quando l'imputato viene a sapere del furto dei risparmi di una vita subito dalla nonna. E i sospetti sono tutti sul figlio e due dei suoi amici.

La notizia, per l'uomo, «è stato uno schiaffo in pieno volto. Il fatto che suo figlio avesse rubato in casa della nonna, che aveva sempre fatto di tutto per il nipote, per il 51enne risulta devastante». Quest'ultimo «racconta poi di essere rimasto deluso dall'operato della polizia, non capiva perché le forze dell'ordine non avessero agito tempestivamente». Lo stato d'animo dell'uomo, a quel punto, era quindi caratterizzato da «disperazione, sfinimento, esasperazione e agitazione».

Cortocircuito - Tutti questi elementi insieme, secondo la difesa, «hanno creato uno schema cognitivo che ha innescato un cortocircuito». Ed è con questo quadro che arriviamo alla mattina del 7 agosto. «Dopo un cortissimo riposo e a un consumo di alcol e cocaina, il 51enne prende con sé un fucile e una baionetta ed esce di casa. Lo scopo era quello di continuare a cercare il figlio e quelli che sospettava essere i suoi complici nel furto». Vezzoni cita quindi quanto dichiarato dall'imputato stesso: «“Io l'arma l'ho presa per precauzione ed eventualmente per intimidazione, l'ho portata nell'eventualità che io mi fossi trovato in inferiorità numerica”».

«Se avesse voluto sparargli l'avrebbe fatto subito» - La difesa ricostruisce poi il momento clou della vicenda. «Una volta arrivato ad Agno il 49enne si nasconde dietro un muretto per riflettere sul da farsi. Poco dopo vede arrivare suo figlio sulla via principale e rimane sorpreso. In quel momento passa un'auto, che rallenta, e l'uomo crede di vedere uno scambio di parole tra il figlio e il conducente. Nella sua testa si convince quindi che di lì a poco i complici del giovane l'avrebbero raggiunto». Per questo motivo, dunque, si sarebbe avvicinato al figlio con l'arma.

Si parla infine della tesi del padre, ovvero che il colpo di fucile sia partito per sbaglio: «Che il 49enne non avesse intenzione di sparare al figlio lo dimostra un dettaglio: lo straccio e il guanto che l'uomo aveva messo sul fucile per nasconderlo, dato che spuntava dallo zaino, sono stati trovati proprio dove è partito lo sparo».

Ma, sostiene Vezzoni, «se io mi alzo da quel muretto con l'intenzione di sparare il guanto e lo strofinaccio li tolgo subito. Mentre è molto più verosimile che siano caduti a terra a causa degli strattonamenti che hanno avuto luogo tra i due». Infine, sottolinea Vezzoni, «se davvero il padre avesse voluto sparare al figlio l'avrebbe potuto fare subito, quando il giovane era di spalle e non l'aveva ancora visto. E invece non l'ha fatto».

«Mi scuso con tutti, soprattutto con le persone che hanno sofferto di più per questa vicenda, a partire da mio figlio e dalla mia famiglia», ha detto l'imputato al termine del dibattimento.

La sentenza è attesa per oggi alle 17.

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