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CANTONEL’e-cig, peggio delle sigarette tradizionali

28.05.24 - 06:30
Il medico cardiologo Marcello Di Valentino punta il dito contro l’e-cig.
Deposit Photos
L’e-cig, peggio delle sigarette tradizionali
Il medico cardiologo Marcello Di Valentino punta il dito contro l’e-cig.
E avverte: «Da quando è proibito il fumo nei locali pubblici, in Ticino sono diminuiti gli infarti»

LUGANO - «Iniziare a fumare è l'inizio della fine». Sono queste le parole che Marcello Di Valentino, medico cardiologo e docente all'Università della Svizzera italiana (Usi) alla Facoltà di scienze biomediche, usa per descrivere il tabagismo. Ancora oggi sono davvero tante le persone che muoiono a causa del fumo, nel mondo come in Svizzera, dove - stando ai dati dell'Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) - sono in media 26 i decessi che si registrano quotidianamente. Certo, la tendenza è in miglioramento se si pensa che circa 25 anni fa, era il 33% della popolazione a essere dipendente dal tabacco; percentuale scesa al 24 nel 2022. Oggigiorno però a preoccupare sono soprattutto le sigarette elettroniche (altresì dette Puff o e-cig), usate sempre più spesso dai giovanissimi.

Tutte colorate e dal design accattivante, rappresentano un elemento fashion, per rendere più pop una fotografia da condividere sui social network e da svapare quando si è annoiati. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, certi gusti come per esempio "gomma da masticare" o "caramella" sono volutamente creati per essere venduti ai bambini. Le statistiche dell'Ufsp mostrano che nel 2022 il 5,7% dei giovani svizzeri tra i 15 e i 24 anni ne faceva uso: una tendenza data al rialzo. Stando inoltre a un recente studio, pubblicato dal Gruppo di lavoro sulla prevenzione del tabacco (AT Svizzera), nelle sigarette di ultima generazione vi sono più di 100 sostanze potenzialmente dannose se inalate, come metalli pesanti (nichel, zinco, cromo e antimonio), sali di nicotina e aromi artificiali. Un tema di attuale importanza, insomma, tanto che sarà affrontato durante l'evento gratuito “Non fumare è intelligente!”, organizzato dall'Associazione svizzera non fumatori, in programma per il 29 maggio all'Ex Asilo Ciani a Lugano. 

Ma come si può contrastare il fenomeno? «Il problema - spiega Di Valentino a tio/20 Minuti - sono le industrie che riescono a captare le tendenze del momento. Quella del tabacco è camaleontica tanto da riuscire comunque a vendere sigarette elettroniche e Puff in abbondanza in un momento in cui probabilmente si vendono meno sigarette tradizionali».

Dottore, quali sono le conseguenze che derivano dall'uso delle sigarette elettroniche?
«Iniziamo ad avere i primi dati al riguardo. Quel che si sa, tuttavia, è che si tratta di un problema giovanile e che potrebbe rappresentare la porta d’ingresso verso la dipendenza da sigarette classiche. Il messaggio che spesso non arriva è che la concentrazione di nicotina contenuta, e che viene quindi inalata, è molto maggiore rispetto alle sigarette tradizionali. Inoltre, anche se aspirata abbondantemente non dà né nausea né mal di testa, al contrario di quello che potrebbe causare una sigaretta tradizionale. L’adolescente che svapa potrebbe dunque non accorgersi degli effetti e fumare un intero pacchetto di sigarette in poco tempo. Questo è uno degli aspetti negativi. Gli effetti nocivi sul sistema cardiovascolare e sull’incidenza dei tumori causati dalle sigarette elettroniche stanno già emergendo come riportato da recenti studi. Saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti di lunga durata per dimostrare la loro non innocuità».

Rappresentano, invece, un valido alleato nel processo di disintossicazione?
«In generale sono utili, qualora si segua un percorso prestabilito. Il fumatore tradizionale deve essere però consapevole che è sì un’alternativa, ma che va limitata nel tempo. Quel che serve per poter realmente smettere è la propria convinzione di farlo, facendosi aiutare anche da diverse terapie sia farmacologiche sia comportamentali ben documentate nella loro efficacia».

ll 31 maggio ricorre la Giornata mondiale senza tabacco, indetta dall'Organizzazione mondiale della sanità. Dopo anni di campagne spesi a disincentivare questa pratica, cosa si può fare ancora per spingere questo messaggio?
«Tanto è già stato fatto, a ogni modo bisogna sempre evitare di banalizzare le tendenze, come può essere quella delle sigarette elettroniche. Bisogna tenere viva l’attenzione. Inoltre, come dico sempre, l’esempio vale più di mille parole. Familiari, social network, amici: hanno un peso importante sui comportamenti, soprattutto degli adolescenti che iniziano a fumare sempre prima, in media all’età di 11-12 anni. Ecco perché durante la campagna “Non fumare è da intelligenti” che coinvolge i ragazzi di seconda e terza media del cantone, promossa dalla Fondazione e dalla Società Svizzera di Cardiologia, proponiamo anche la testimonianza di una persona che si è ammalata per colpa del fumo».

Perché il fumo è così pericoloso?
«Rappresenta un fattore di rischio “modificabile”, ovvero dipende da noi se fumare o non fumare. Diversi studi hanno evidenziato che le malattie cardiovascolari insieme con i tumori rappresentano la causa di decesso più frequente e molte di esse correlate al fumo di sigaretta. Ecco, dunque, che il fumo di sigaretta gioca un ruolo davvero importante per la salute delle persone».

Quando si parla di lotta contro il fumo, si parla spesso del fumatore, dimenticando chi subisce quello passivo. Che conseguenze ci sono per loro?
«I danni causati dal fumo possono essere diretti per il fumatore e indiretti per i non fumatori, provocati dal cosiddetto fumo passivo. Un esempio? Dal 2007, anno in cui è stato indetto il divieto di fumare all’interno dei locali pubblici in Ticino, il numero di infarti si è significativamente ridotto rispetto agli anni precedenti».

Alcune città lo hanno già fatto, altre stanno andando verso il divieto all’esterno dei locali. È la direzione giusta da prendere?
«È giusto vietarlo nei luoghi pubblici esterni, dove vi è una maggiore concentrazione di persone che possono subire gli effetti del fumo passivo, come all’ingresso di un supermercato o di uffici pubblici, negli ospedali, così come alla fermata del bus. A mio parere sarebbe giusto valutare di vietarlo in auto, quando sono presenti i bambini».

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