I furgoni di alcuni ambulanti ecuadoriani posteggiati da settimane «abusivamente» alla Migros. Qualcuno li ha presi di mira
SANT'ANTONINO - I veicoli sono lì, bloccati da settimane. I vetri rotti, sulla carrozzeria i segni di colpi furiosi, assestati con un corpo contundente. Chi siano i vandali che settimana scorsa, nottetempo, si sono sfogati selvaggiamente su due furgoncini posteggiati in via Lischedi a Sant'Antonino, cercherà di scoprirlo la polizia. Il messaggio però per qualcuno è fin troppo chiaro: l'episodio è a sfondo xenofobo. I due furgoni sarebbero stati distrutti «perché appartenenti ad alcuni ecuadoriani che non avevano il permesso di lasciarli lì» spiega un residente che chiede di rimanere anonimo.
Veicoli "bloccati" - Dal Municipio confermano che il posteggio in questione, dietro la Migros, è «spesso utilizzato come area camping» da parte di non meglio identificati «gruppi di artisti di strada ecuadoriani». Ma i veicoli in questione, con tanto di abiti all'interno, sedie e tavoli da campeggio, sarebbero stati “abbandonati” lì da tempo. Tanto che la Migros ha disposto la posa di grandi massi a delimitare il posteggio: ora (vedi fotogallery) i due furgoni sono bloccati con le pietre da un lato e i binari della ferrovia dall'altro.
Nessuna denuncia - «Abbiamo posto i sassi in modo tale da lasciare comunque una via d'uscita per i veicoli» fa sapere il Comune di Sant'Antonino, che ha preso parte alla posa su richiesta del centro commerciale. «Siamo in attesa che i proprietari si facciano avanti». Il problema però è proprio questo: i proprietari restano ignoti, come i vandali. A una settimana dal fatto nessuno ha ancora sporto denuncia.
«Gesto preoccupante» - «Il fatto è che queste persone hanno spesso paura a rivolgersi alle autorità» spiega l'associazione Amici dell'Ecuador Ticino. La portavoce Marilin Amato definisce comunque il vandalismo «un atto preoccupante» che riflette «la situazione di precarietà e discriminazione in cui vivono tutt'oggi gli ambulanti ecuadoriani nel nostro Cantone». L'episodio inoltre «è solo l'ultimo di una serie» conclude Amato: «La maggior parte di questi fatti, purtroppo, non vengono denunciati. Ma andrebbero presi sul serio, anche dalle autorità».