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SVIZZERAAssociazione svizzera inquilini, «no alla revisione del diritto di locazione»

10.04.24 - 16:59
I locatori, invece, sostengono che il progetto fornisca maggiore trasparenza.
Ti-Press
Fonte Ats
Associazione svizzera inquilini, «no alla revisione del diritto di locazione»
I locatori, invece, sostengono che il progetto fornisca maggiore trasparenza.

BERNA - L'Associazione svizzera inquilini (ASI) si oppone a una nuova proposta dei proprietari immobiliari in merito alla revisione del diritto di locazione in quanto indebolirebbe i diritti degli inquilini. I locatori, invece, sostengono che il progetto fornisca maggiore trasparenza.

Ancor prima che venga fissata la data per la votazione popolare sui due referendum presentati contro le revisioni di legge per ridurre la protezione dalla disdetta, sia in caso di subaffitto sia di uso proprio, gli inquilini e i proprietari di casa stanno nuovamente scontrandosi su un'altra modifica prevista al diritto di locazione.

Questa volta si tratta di due iniziative parlamentari dell'ex consigliere nazionale e presidente dell'Associazione svizzera proprietari fondiari (APF) Hans Egloff (UDC/ZH) che intendono limitare il diritto di ricorso contro affitti abusivi. Il periodo di consultazione è scaduto oggi 10 aprile.

I due testi auspicano, rispettivamente, che una contestazione della pigione iniziale sia possibile soltanto in caso di stato di necessità del locatario (che deve dimostrare di non aver trovato un'altra soluzione di alloggio ragionevole) e che si stabiliscano criteri comprovabili per determinare le pigioni in uso in una località o in un quartiere. Per Egloff è spesso difficile trovare un numero sufficiente di edifici pressoché identici in relazione a tutti gli elementi richiesti e, di conseguenza, in tali casi i tentativi di provare che una determinata pigione corrisponde a quella in uso nella località o nel quartiere in questione è inevitabilmente destinato a fallire: è quindi necessario che i criteri per il confronto di oggetti locativi vengano precisati nel testo di legge.

Stando all'APF, l'attuazione delle modifiche in relazione alle pigioni in uso nella località e nel quartiere faciliterebbe la verifica dell'ammissibilità di un affitto in caso di controversie e renderebbe più trasparenti le pigioni ammissibili o eccessive. L'onere della prova spetta infatti all'inquilino o al locatore a seconda della situazione specifica e quindi sarebbe vantaggioso per entrambe le parti se la comparazione tra affitti fosse semplificata.

La revisione precisa anche i casi in cui una pigione iniziale può essere contestata retroattivamente e gratuitamente. Grazie alla revisione gli abusi potrebbero essere evitati in maniera efficace, in quanto tutti coloro che vogliono approfittare della procedura gratuita senza averne bisogno non sarebbero più protetti.

L'UDC sostiene questa tesi: la contestazione in un secondo tempo rappresenta un'enorme violazione della libertà contrattuale e dei diritti di proprietà, scrive il partito. E la prova semplificata della comparazione tra pigioni in uso nelle località e nei quartieri serve, oltre agli attori coinvolti, anche alle autorità di conciliazione e ai tribunali.

L'ASI, al contrario, si riferisce alla sopracitata revisione come una "parte di un piano perfido della lobby immobiliare" al fine di facilitare le disdette e poi aumentare ulteriormente gli affitti. La revisione auspicata da Egloff renderebbe molto più difficile per gli inquilini difendersi da aumenti ingiustificati delle pigioni all'inizio della locazione. Questo strumento è di importanza fondamentale per i locatari e non deve essere indebolito.

Con la "fatale semplificazione delle consuetudini locali e di vicinato a favore dei proprietari", in futuro questi ultimi potrebbero scegliere gli appartamenti più costosi sul mercato ai fini di un confronto e, quindi, gli inquilini potrebbero semplicemente essere allineati agli affitti di mercato, il che porterebbe a una "violenta spirale degli affitti".

I Verdi appoggiano l'ASI: la revisione di cui sopra rafforza la posizione dei proprietari e, d'altro canto, peggiora significativamente la protezione dei locatari. Inoltre, contraddice quanto sancito dalla Costituzione in relazione alla protezione degli inquilini, secondo cui il governo deve adottare misure per combattere gli abusi nel settore degli affitti.

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