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SVIZZERA

Covid: gli adolescenti rappresentano un terzo dei nuovi contagi in Svizzera

Il trend è chiaro: un terzo dei nuovi contagi di coronavirus riguarda chi ha meno di 19 anni
20 Min/ Michael Scherrer
Fonte D. Krähenbühl / D. Graf / 20 Minuten
Covid: gli adolescenti rappresentano un terzo dei nuovi contagi in Svizzera
Il trend è chiaro: un terzo dei nuovi contagi di coronavirus riguarda chi ha meno di 19 anni
Mentre in molti invocano nuove misure, altri non lo vedono come un problema
BERNA - Mai prima d'ora così tanti bambini e adolescenti sono stati infettati dal Covid-19 come in questo periodo: solo nella settimana dal 22 al 28 novembre, un nuovo contagio su tre ha colpito un minore di 19 anni. Una tendenza che da allora...

BERNA - Mai prima d'ora così tanti bambini e adolescenti sono stati infettati dal Covid-19 come in questo periodo: solo nella settimana dal 22 al 28 novembre, un nuovo contagio su tre ha colpito un minore di 19 anni.

Una tendenza che da allora si è persino intensificata, e che ha spinto molti genitori a chiedere a gran voce misure aggiuntive nelle scuole, con alcuni che invocano persino la chiusura degli istituti.

A livello nazionale, non c'è però un piano di protezione uniforme: in molti cantoni le mascherine non sono obbligatorie nelle scuole, nemmeno per gli insegnanti. I tamponi ripetuti non sono poi obbligatori ovunque, e alcune scuole che fanno i test sono rallentate dai laboratori di test sovraccarichi. Di conseguenza, gli alunni devono aspettare diversi giorni per il risultato di un test mentre continuano a frequentare normalmente la scuola.

Martedì, il vicepresidente della task force Covid Urs Karrer ha invitato i cantoni e le scuole a rivedere i concetti di protezione «inadeguati», esprimendo la propria apprensione per il fatto che i bambini possano portare le infezioni in famiglia durante le vacanze di Natale: «Questo è il motivo per cui gli adulti dovrebbero effettuare il booster il più rapidamente possibile».

Infezione nei bambini, una "strategia"?
Il gruppo "Kinder schützen - jetzt!" aveva già avvertito in autunno di un forte aumento del numero di infezioni tra i bambini e gli adolescenti. Lo ribadisce la presidente Edith Leibundgut: «I Cantoni non hanno però reagito, e ora devono assumersi la responsabilità del fatto che l'infezione è guidata dai bambini che si contagiano a scuola e poi infettano i loro genitori e nonni».

Il fatto che molte persone credano ancora all'«affermazione banalizzante» che il Covid sia relativamente mite nei bambini è «devastante», secondo Leibundgut. Non si vedono molti bambini negli ospedali, ma i casi di Long Covid rimangono sotto il radar: «I ricercatori svizzeri suppongono che con l'attuale strategia di screening dei cantoni, sono circa 50'000 i bambini che si ammalano di Long Covid, e per cosa?». Leibundgut chiede che ci si impegni di più per avere delle scuole senza Covid-19 e, con l'aumento del numero di contagi, di introdurre anche negli asili la mascherina obbligatoria e test ripetuti. 

L'economista specializzato in salute pubblica Stefan Felder, dell'Università di Basilea, vede le cose diversamente. «Bisogna concentrare gli sforzi su coloro che sono ad alto rischio. I genitori di bambini piccoli e di adolescenti non sono veramente minacciati. Si tratta soprattutto di proteggere gli over 60». Per Felder, le scuole non dovrebbero più effettuare i tamponi: «Per chi ha meno di 19 anni, il rischio di contrarre il Covid-19 in forma grave è davvero trascurabile».

«Incolpare i bambini in anticipo?»
Anche Philipp Jenny, presidente di Pediatria Svizzera (SSP), non è particolarmente preoccupato per le alte cifre d'infezione tra i bambini.

«Anche se molti bambini vengono infettati dalla variante Delta, non finiscono quasi mai in ospedale». Per Jenny, poi, i casi di Long Covid sono estremamente rari - e nella stragrande maggioranza dei casi risultano solo in sintomi lievi come la tosse o la perdita del gusto. L'esperto ammette però che i dati a riguardo sono ancora scarsi.

Jenny è poi critico nei confronti di misure più severe nelle scuole: «La pandemia non può essere sconfitta rendendo obbligatorie le mascherine nelle scuole». E non condivide le preoccupazioni relative al fatto che i bambini possano infettare i membri della famiglia durante il Natale. «Vedo le feste di Natale e Capodanno tra adulti (non protetti) come un problema più grande». Insomma, a Jenny sembra come se si volesse incolpare i bambini in anticipo per un eventuale aumento del numero di infezioni dopo le vacanze.

Quando arriva il vaccino per i bambini?
Le infezioni a scuola sono state un argomento trattato anche durante l'ultima conferenza stampa degli esperti della Confederazione, avvenuta martedì.

Un giornalista ha chiesto quando sarebbe stata approvata la vaccinazione per i minori di dodici anni, visto che diversi paesi vicini stanno già vaccinando i bambini dai cinque anni d'età, in seguito all'approvazione dell'Agenzia Europea dei Medicinali (Ema). Virginie Masserey dell'UFSP ha detto che le domande di autorizzazione delle società di produzione sono state presentate e che Swissmedic vuole prendere una decisione il più presto possibile. Non è però chiaro se la vaccinazione per i bambini sarà approvata già quest'anno.

UFSP

 

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