A temerlo, dopo il chiaro "sì" alla norma, sono gli oppositori della Legge sui giochi in denaro
BERNA - La Legge sui giochi in denaro, che prevede il blocco dei siti di operatori stranieri, è stata approvata ieri dal 73% dei votanti. Commentando i risultati, Simonetta Sommaruga ha escluso in maniera categorica che l'esito possa spianare la strada al blocco di altri contenuti su internet. Gli oppositori del progetto, tuttavia, temono che sia proprio questo lo scenario che gli svizzeri si devono aspettare.
Come il consigliere nazionale PLR Marcel Dobler: «Sono sicuro che certe persone interpretano il risultato della votazione come un chiaro “sì” ai blocchi di internet», afferma. Il risultato delle urne, continua, potrebbe risvegliare appetiti specialmente nel settore dell’intrattenimento, fra i lobbisti dei diritti d’autore o fra i distributori locali. Siti di streaming, offerte musicali e cinematografiche o web store stranieri non graditi come Alibaba finirebbero insomma su una lista nera statale: «L’imminente revisione del diritto d’autore renderà già possibile richiedere nuovi blocchi di internet», lamenta Dobler. Durante la campagna, ricorda il consigliere nazionale, il manager di DJ Bobo aveva del resto chiesto dei blocchi a protezione dell’industria musicale.
Anche l’avvocato esperto di IT Martin Steiger prevede istanze simili da parte di altri settori. L’introduzione di blocchi viene per esempio pretesa da tempo dall’industria dell’intrattenimento americana. Siti di streaming come kinox.to o fmovies.to non sarebbero più accessibili: «È possibile altresì che il commercio al dettaglio provi a limitare ulteriormente il turismo degli acquisti digitali», mette in guardia Steiger.
Adrian Amstutz (UDC) è di tutt'altro avviso. Gli oppositori della Legge sui giochi in denaro fanno semplicemente i catastrofisti, denuncia. Anche Matthias Aebischer (PS) assicura che la volontà non è censurare internet: «La popolazione ha detto chiaramente di capire che le leggi svizzere non valgono solo nel mondo reale, ma anche in internet», afferma. Ciò non significa, conclude, che saranno approvati blocchi ai servizi di streaming.