La Germania vorrebbe sanzionare Facebook e affini se non rimuovono i commenti e le pagine ingiuriose, l'idea in Svizzera divide
BERNA - Insulti personali, minacce, messaggi d'odio, razzismo e calunnie. Sui social, si sa, ce n'è in abbondanza. Eppure le aziende – siano esse Twitter o Facebook – ne rimuovono solo una frazione: si parla dell'1% dei cinguettii incriminati e del 50% dei post sul social di Mark Zuckerberg.
Un comportamento, questo, che è intollerabile per il ministro tedesco della giustizia Heiko Maas che vuole rendere i social perseguibili di fronte alla legge se non eliminano «immediatamente» i post ingiuriosi. La pena proposta è di quelle che fanno rizzare i capelli in testa: 50 milioni di euro.
Un'idea, quella tedesca, che non dispiace a una parte dei politici svizzeri: «Se si vuole avere ragione di questi colossi hi-tech non si può che puntare su quelle cifre», commenta a 20 Minuten Jean-Christophe Schwaab (Ps) presidente della Commissione degli affari giuridici (Cag) del Nazionale, «per loro migliaia di franchi sono bruscolini, non possono portare a un vero cambiamento». Secondo al socialista sarebbe ipotizzabile che le suddette aziende, in futuro, aprano degli uffici locali ad hoc per la moderazione dei commenti. Perché no, anche in Svizzera.
Non è dello stesso avviso il consigliere nazionale democentrista Andreas Glarner che respinge in toto la proposta: «In questo modo non si risolve il problema di fondo, sarebbe censura attiva e i messaggi verrebbero semplicemente fatti scomparire».
È critica anche la posizione dell'avvocato esperto di nuove tecnologie Martin Steiger: «Perseguire direttamente Facebook? È sbagliato», conferma. Sarebbe molto meglio far valere la legge nei confronti dei singoli commentatori.