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L'OSPITEL’im­por­tan­za del­la neu­tra­li­tà cli­ma­ti­ca

29.05.24 - 17:41
di Luca Taglialatela, membro di comitato dei Giovani del Centro.
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L’im­por­tan­za del­la neu­tra­li­tà cli­ma­ti­ca
di Luca Taglialatela, membro di comitato dei Giovani del Centro.

A par­ti­re dal­la pri­ma ri­vo­lu­zio­ne in­du­stria­le, mol­ti pa­ra­me­tri del­la no­stra so­cie­tà sono cre­sciu­ti espo­nen­zial­men­te: po­po­la­zio­ne, eco­no­mia, com­mer­cio, den­si­tà delle cit­tà, po­ten­za di cal­co­lo… da un pun­to di vi­sta sto­ri­co è dove in po­chis­si­mo tempo la raz­za uma­na ha fat­to un sal­to mai vi­sto pri­ma.

Tra l’in­fi­ni­tà di cose che è cre­sciu­ta, una di que­ste por­ta cer­ta­men­te più svantag­gi che van­tag­gi: la quan­ti­tà di gas ad ef­fet­to ser­ra, tra cui la già ci­ta­ta ani­dri­de car­bo­ni­ca. La con­cen­tra­zio­ne di CO2 nel­l’a­ria è au­men­ta­ta da 280 ppm del­l’e­po­ca pre-in­du­stria­le fino alle ol­tre 420 ppm di oggi.

Va­lo­re, que­sto, che è in con­ti­nua cre­sci­ta. Le con­se­guen­ze di con­cen­tra­zio­ni su­pe­rio­ri dei gas a ef­fet­to ser­ra nel­la no­stra at­mo­sfe­ra sono da tem­po piut­to­sto note: essi cau­sa­no un mag­gior as­sor­bi­men­to del­le com­po­nen­ti in­fra­ros­se (quel­le che ‘ri­scal­da­no’) del­la ra­dia­zio­ne so­la­re che ver­reb­be­ro al­tri­men­ti ri­fles­se e di­sperse nel­lo spa­zio. Que­sto por­ta a una mi­ria­de di con­se­guen­ze, un po’ tut­te rias­su­mi­bi­li per sempli­ci­tà sot­to il gran­de cap­pel­lo del fa­mo­so ‘sur­ri­scal­da­men­to glo­ba­le’.

Solo in Sviz­ze­ra, la tem­pe­ra­tu­ra me­dia è au­men­ta­ta di cir­ca 2°C dal 1864 (Meteo­Sviz­ze­ra, 2024), con i no­stri ghiac­ciai che han­no solo dal 2001 per­so cir­ca il 36% del loro vo­lu­me (WWF, 2023). “Cosa vuoi che sia­no 2°C di dif­fe­ren­za!” Si po­treb­be pen­sa­re. Non fun­zio­na pro­prio così. Il cor­po uma­no ha una tem­pe­ra­tu­ra me­dia leg­germen­te in­fe­rio­re ai 37°C e quan­do au­men­ta di 2°C, per la mag­gior par­te del­le perso­ne, si par­la di feb­bre, an­che ab­ba­stan­za alta.

Il no­stro pia­ne­ta è un si­ste­ma in­cre­di­bil­men­te com­ples­so con una quan­ti­tà eleva­tis­si­ma di va­ria­bi­li che por­ta­no al­l’e­qui­li­brio di cui la no­stra spe­cie gode da miglia­ia di anni. Non di­ver­sa­men­te dal no­stro cor­po, ha an­ch’es­so uno sta­to idea­le che stia­mo or­mai al­te­ran­do da mol­ti de­cen­ni per mez­zo del­le con­ver­sio­ni di energia di cui ab­bia­mo par­la­to. Es­se­re neu­tra­li da un pun­to di vi­sta cli­ma­ti­co por­te­rebbe al ri­spet­to di que­sto im­por­tan­tis­si­mo equi­li­brio di cui il no­stro pia­ne­ta ha bi­sogno per con­ti­nua­re a ga­ran­ti­re il be­nes­se­re che ci ha dato fi­no­ra, ed è per que­sto che è no­stro do­ve­re im­pe­gnar­ci per rag­giun­ge­re que­sto obiet­ti­vo.

Tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca: il ruo­lo del­le fon­ti rin­no­va­bi­li

Con la leg­ge in vo­ta­zio­ne il 9 giu­gno, il po­po­lo sviz­ze­ro si ap­pre­sta a de­ci­de­re in qua­le di­re­zio­ne fare il pros­si­mo pas­so: sem­pli­fi­ca­re l’im­ple­men­ta­zio­ne di fon­ti rinno­va­bi­li che sono un im­por­tan­te ele­men­to ver­so la neu­tra­li­tà cli­ma­ti­ca, op­pu­re con­ti­nua­re a ri­man­da­re il pro­ble­ma alle ge­ne­ra­zio­ni suc­ces­si­ve. Sap­pia­mo bene che ab­bia­mo bi­so­gno di ener­gia per fare qual­sia­si cosa e, per via di quel­l’e­qua­zio­ne che deve dare zero sul qua­le ab­bia­mo ra­gio­na­to pri­ma, dob­bia­mo tro­va­re il modo per ri­dur­re il più pos­si­bi­le le fon­ti di in­qui­na­men­to.

Uno dei mez­zi fon­da­men­ta­li è si­cu­ra­men­te il pro­gres­si­vo ab­ban­do­no di tut­te quel­le tec­ni­che di con­ver­sio­ne ener­ge­ti­ca che emet­to­no gas ser­ra, in fa­vo­re di tec­no­lo­gie che ne emet­to­no mol­ti meno e che, in al­cu­ni casi, rie­sco­no ad­di­rit­tu­ra a cat­tu­rar­li. Quan­do si par­la di ener­gie rin­no­va­bi­li nel no­stro con­te­sto ter­ri­to­ria­le, esi­sto­no prin­ci­pal­men­te tre gran­di fon­ti: sole, ven­to e ac­qua. Per l’ener­gia so­la­re è im­por­tan­te ga­ran­ti­re un ac­ces­so sem­pre più con­ve­nien­te a im­pian­ti fo­to­vol­tai­ci a pri­va­ti e azien­de per una pro­du­zio­ne elet­tri­ca lo­ca­liz­za­ta, ma pur sem­pre al­lac­cia­ta alla rete dove può fi­ni­re l’ener­gia in esu­be­ro.

Per ven­to e ac­qua è fon­da­men­ta­le che le re­go­la­men­ta­zio­ni per­met­ta­no di pro­por­re nuo­ve infra­strut­tu­re sem­pli­fi­can­do un iter che, al mo­men­to, ri­chie­de mol­to tem­po pre­zio­so e che spes­so si bloc­ca per mo­ti­vi non sem­pre adat­ti al con­te­sto. Ol­tre que­ste, ci sono tan­te al­tre im­por­tan­ti tec­no­lo­gie che po­tran­no aiu­ta­re la tran­si­zio­ne con una gra­dua­le im­ple­men­ta­zio­ne, come le pom­pe di ca­lo­re, e si­ste­mi di im­ma­gaz­zi­namen­to di ener­gia in esu­be­ro (non solo elet­tri­ca, an­che ter­mi­ca). È una tran­si­zio­ne che ri­chie­de mol­to tem­po e im­pe­gno, tut­t’al­tro che sem­pli­ce.

Pro­prio per que­sto mo­ti­vo è fon­da­men­ta­le crea­re ora i mez­zi per per­met­ter­la nel modo più so­ste­ni­bi­le pos­si­bi­le non solo da un pun­to di vi­sta am­bien­ta­le, ma cer­tamen­te an­che eco­no­mi­co e so­cia­le. Come da no­stra abi­tu­di­ne, l’ul­ti­ma pa­ro­la spet­ta al po­po­lo. È for­se la più grande for­tu­na che ab­bia­mo nel­la no­stra Na­zio­ne. D’al­tra par­te, que­sto è uno dei mo­men­ti dove è im­por­tan­te ave­re la so­li­da­rie­tà ne­ces­sa­ria per ren­der­si con­to che do­vrem­mo trat­ta­re il no­stro pia­ne­ta non come se l’aves­si­mo ri­ce­vu­to in ere­di­tà dai no­stri an­te­na­ti, ma come se lo stes­si­mo prenden­do in pre­sti­to dai no­stri di­scen­den­ti.

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