Luigi Maglione - in arte Kashmere - ha stretto uno collaborazione con Pino D'Angio
LUGANO - Il ticinese Luigi Maglione, in arte Kashmere, ha strappato il biglietto vincente. Assieme a Pino D'Angiò - leggenda della disco-pop italiana - ha realizzato il brano "Sali sul treno". Un vero e proprio «inno alla vita» nato dall'incontro tra lo stile inconfondibile di Pino D'Angiò e le sonorità del musicista di Lugano. È inserito nel nuovo album di Pino D'Angiò, pubblicato la settimana scorsa su tutte le piattaforme.
Il nuovo album è appena uscito. Come ti senti?
«Sono orgoglioso di farne parte. Non avrei pensato - qualche anno fa - di riuscire a partecipare a un progetto del genere. Poter dire di avere collaborato con un mio riferimento artistico è una grande soddisfazione».
Come vi siete conosciuti?
«Ero andato a vedere un suo concerto allo Studio Foce di Lugano - poco più di un anno fa. Prima del concerto, ci siamo ritrovati a mangiare - per puro caso - nello stesso ristorante. Mi sono avvicinato per fare due chiacchiere e gli ho regalato una chiavetta con i miei brani. Da allora siamo rimasti in contatto».
Come è nata la vostra collaborazione?
«Pino è sempre stato un mio riferimento artistico. E visti i suoi apprezzamenti nei confronti del mio materiale musicale, non ho esitato a chiedergli di collaborare in vista dell’uscita del suo nuovo album».
Siete anche diventati amici?
«Assolutamente. Con lui - oltre a coronare uno dei miei sogni - ho stretto uno dei rapporti di amicizia più sinceri e autentici che abbia mai avuto in vita mia. L’affetto e gli insegnamenti di Pino mi hanno arricchito e fatto crescere in quanto persona. Posso dire di volergli un gran bene».
Qual'è il messaggio del brano?
«Quante occasioni perdiamo nella vita di tutti i giorni? "Sali sul treno" parla proprio di questo: a volte scegliamo di non salire su un treno perché intimoriti dal suo percorso o dalla sua destinazione, senza accorgerci che è l’ultima volta che passa dalla stazione. Per fortuna che quella sera - in quel ristorante - scelsi di salire».
Che tipo è Pino D'Angiò?
«Sin da subito mi posi come ammiratore nei suoi confronti. Gli dissi che era un onore incontrarlo. Lui mi fermò subito e mi disse: "Sono io a essere onorato. Il fatto che un ragazzo di 20 anni venga a vedere il mio concerto - per me - è un onore". È una persona di grande carisma».
Nel concreto come si è svolta la vostra collaborazione?
«Pino vive tra Roma e la Calabria e io a Lugano. È chiaro che non potevamo incontrarci ogni volta che c'era da registrare un basso, una chitarra, una voce. Eravamo costretti a lavorare da remoto. Ognuno ha registrato per conto proprio e inviato all'altro le registrazione. È stato un continuo viavai di messaggi. Non è stato facile. La distanza comporta tutta una serie di limitazioni. Ma siamo comunque riusciti a creare qualcosa di soddisfacente per entrambi».
Che ruolo ha avuto nella tua progressione musicale?
«Mi ha insegnato a essere semplice. Le cose semplici sono quelle più difficili. I brani semplici, che nella loro semplicità sono diretti, immediati e - in un certo senso - arrivano all'orecchio dell'ascoltatore, sono quelli che possono fare la svolta. Ed è una cosa difficile da insegnare».
Avete in programma di collaborare anche in futuro?
«Stiamo lavorando a un EP alla pari, che uscirà come Kashmere e Pino D'Agio. Speriamo di pubblicarlo in autunno».