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Lugano's Plan ₿

«Blood, Sweat and Peers»: l'internet indistruttibile

Sul palco principale della quarta edizione del Lugano’s Plan ₿ Forum, il CEO di Holepunch Mathias Buus ha raccontato la sua personale battaglia per costruire un world wide web davvero decentralizzata.
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Sul palco principale della quarta edizione del Lugano’s Plan ₿ Forum, il CEO di Holepunch Mathias Buus ha raccontato la sua personale battaglia per costruire un world wide web davvero decentralizzata.

«Blood, Sweat, and Peers»: tre parole che richiamano Winston Churchill. E Mathias Buus non a caso è un grande fan dello storico primo ministro britannico. Così, quando gli organizzatori del Plan ₿ Forum di Lugano gli hanno chiesto il titolo del suo intervento, programmato per il 25 ottobre scorso, il CEO di Holepunch ha scelto questa citazione rivisitata. «È stato il primo uomo emblema della resilienza nel mondo contemporaneo», ha spiegato nella sala principale del Palazzo dei Congressi di Lugano. Non, dunque, il P2P Stage, il palco “tecnico” in cui, nell’edizione 2024 della rassegna Bitcoin più importante in Europa, Buus aveva parlato di app "apocalypse-ready", ma quello principale. Un segno evidente che la decentralizzazione sta conquistando spazio anche oltre la nicchia degli sviluppatori.

Danese, classe 1987, Buus è tra gli esperti e imprenditori legati a Bitcoin trasferitisi da qualche anno in Canton Ticino. Al pubblico del Forum ha mostrato alcune foto personali. «Questa è la nostra prima vacanza insieme», ha detto riferendosi alla moglie Anna, presente anche lei all’evento in riva al Ceresio. Nella foto mostrata si vede Mathias che lavora al computer. «Ho triplicato la mia produttività». Altro giro, altro scatto condiviso (ancora davanti al laptop). «Mi piace poter dire che ho perso i capelli facendo tutto questo, ma mi sono accorto che in realtà ero già calvo». Risate in sala. Ma dietro questo velo ironico c'è qualcosa di molto serio: la storia di uno sviluppatore che ha pubblicato oltre 1.000 moduli su npm (il gestore di pacchetti Node.js), scaricati miliardi di volte ogni mese, e che ha fatto del peer-to-peer la missione della sua vita professionale.

Dalla startup Ge.tt alla rivelazione P2P

Il percorso di Buus verso le tecnologie decentralizzate è iniziato negli anni 2000, quando da adolescente ha scoperto Skype, Kazaa e BitTorrent. «Erano prodotti magici, che aprivano le porte di un mondo altrimenti completamente bloccato», ha raccontato. Poi l'università, e insieme ad un collega la fondazione di “Ge.tt”, un servizio di condivisione file che ha generato un successo enorme. «Pensavamo di diventare i prossimi miliardari di internet». Ambizione in crescita esponenziale, perlomeno fino al giorno in cui arrivò arriva una mail da Amazon Web Services: i costi del cloud stavano crescendo più velocemente dei ricavi. «Eravamo sempre in rincorsa. Ogni volta che le entrate aumentavano, i costi esplodevano. Mentre Paolo - Ardoino, ndr - aveva appena esternato i margini altissimi di Tether (99%), noi viaggiavamo allo 0,001%».

Un’esperienza, quella, che gli ha fatto comprendere due aspetti: che i sistemi centralizzati creano una dipendenza insostenibile dall’infrastruttura e che il peer-to-peer risolve il problema alla radice. «Con BitTorrent non c'era nessuna azienda dietro, solo un software che funzionava. Hanno provato a fermarlo più volte, ma non ci sono riusciti». In quel momento arriva la decisione: dedicarsi anima e corpo all'open source, una premessa scaturita, anni dopo, nella fondazione di Holepunch, proprio con il supporto di Tether. La missione? Creare «armi di distribuzione di massa».

Keet, l'app in cui "l'infrastruttura siete voi"

«Il nostro lavoro come tecnologi è rendere possibile lo sviluppo di qualsiasi tipo di app P2P, tramutarle in “app normali", ma senza server, senza infrastrutture: applicazioni che parlano tra loro», ha spiegato Buus. Che ha anche aggiunto un passaggio fondamentale: «Se domani Holepunch dovesse fallire, queste app devono continuare a esistere». E proprio per dimostrare che questo scenario sia realistico, è arrivata la creazione di Keet, l'app di messaggistica di cui, sempre nel corso della quarta edizione del Forum, è stata svelata l’architettura da Andrew Osheroff (CTO di Holepunch). «Quando usate Keet l’infrastruttura siete voi», ha evidenziato in svariate occasioni l’esperto danese, che nel corso del Forum ha mostrato alcune funzionalità tra cui le chat dirette, le stanze di gruppo, la condivisione di file illimitata (anche di un terabyte, perché non si passa da server), le chiamate cifrate, la sincronizzazione multi-dispositivo e altro ancora.

L'app in questione ha vissuto mesi fa un'autentica e improvvisa esplosione di utenti, soprattutto dall'Europa dell'Est. «È stata un'esperienza strana, considerata la tipologia di azienda che siamo: non abbiamo un’infrastruttura centrale, quindi non sappiamo davvero quanto l'app cresca o diminuisca. Eppure, ci siamo svegliati un giorno e abbiamo registrato un'ondata di persone nelle nostre stanze pubbliche». Un segno inequivocabile, insomma, che la tecnologia funziona e scala, cresce, naturalmente.

Intelligenza artificiale locale e broadcast senza limiti

Tra le novità presentate dal danese al Plan ₿ Forum, sono due quelle che in particolare hanno catturato l’attenzione dei presenti. La prima riguarda le traduzioni automatiche in tempo reale completamente in locale, alimentate da QVAC, il sistema di AI sviluppato da Tether. «Scarichi i modelli linguistici dalla rete P2P, li installi sul tuo dispositivo e traduci i messaggi senza che nulla esca dal tuo telefono», ha spiegato Buus, mostrando una demo live. «Io, per andare sul pratico, sono molto entusiasta, considerando che vivo qui in Ticino e che il mio italiano non è allenatissimo. Anzi, chi mi conosce direbbe… che è inesistente», ha aggiunto con una punta di autoironia. La seconda innovazione? È Keet Broadcast, e cioè una piattaforma di streaming video peer-to-peer per audience potenzialmente illimitate. «L'altro giorno stavo testando da casa con la connessione del telefono. C’erano 30-40 persone che guardavano e mi sono accorto di stare trasmettendo in 4K a 100 megabit. Se avessi dovuto pagare un provider centralizzato, avrei dovuto sborsare più o meno 50-100 dollari solo per quel test. Con il P2P tutto questo è gratis. E nessuno poteva bloccarmi, perché trasmettevo direttamente alle persone nella stanza». Dietro queste applicazioni c’è un ecosistema P2P sviluppato interamente da Holepunch. Il mattone principale è Bare, un runtime JavaScript modulare pensato per girare su qualunque dispositivo. «Se lavorassi in qualsiasi altra azienda e qualcuno mi proponesse di creare un runtime JavaScript da zero, risponderei: “No, è da pazzi. Ci vorranno dieci anni, finiremo in un processo di sviluppo da incubo e con 10 milioni di debiti”. Noi, però, l’abbiamo semplicemente fatto», ha scherzato Buus. Su questa base gira Pear Runtime, il livello che tiene insieme le app e le rende completamente peer-to-peer: il codice viene distribuito in rete e identificato da una chiave crittografica, così chiunque può eseguirlo, ovunque nel mondo, senza dipendere da server centrali. L’obiettivo, come esplicitato e ribadito, è quindi costruire applicazioni davvero “unstoppable”, che continuano a vivere anche se Holepunch dovesse un giorno scomparire.

Un internet sempre più specchio della società

«Mostro questi grafici ogni anno, e peggiorano sempre», ha detto Buus proiettando statistiche su shutdown di internet e censura globale. «La scorsa settimana Amazon è andato giù per quasi un giorno intero. Tutto è collassato. Tranne Keet, perché il peer-to-peer continua a funzionare». Il riferimento più inquietante è stato a “Chat Control”, la proposta di legge europea che avrebbe potuto introdurre la sorveglianza di massa sulle comunicazioni. «È stata vicinissima a diventare realtà all’interno del Parlamento UE». Da qui l’appello: «Chiamate i vostri rappresentanti nelle istituzioni, ditegli di fermare azioni del genere. Questa è una battaglia che va combattuta non solo tecnicamente, ma anche sul fronte politico. Noi sul fronte tecnico stiamo facendo la nostra parte, ma serve l'impegno di tutti».

La chiusura dell'intervento è stata un annuncio: Keet uscirà dalla beta all'inizio del 2026. «La versione beta ha preso molto tempo. Abbiamo raccolto feedback su come migliorarla e ora è ufficialmente in modalità produzione». È in arrivo, quindi, l’ennesimo “strumento per la libertà” che nasce dalla chiara filosofia che caratterizza queste soluzioni: costruire tecnologie che nessuno può spegnere non è più un vezzo ideologico, ma una necessità sempre più urgente. Un contesto tematico, questo, che edizione dopo edizione sta divenendo sempre più cruciale nell’ambito del Plan ₿ Forum di Lugano, che tornerà il 23 e 24 ottobre del prossimo anno. Se vuoi essere in prima linea nella comprensione di questi possibili scenari futuri, allora l’edizione 2026 della rassegna Bitcoin più importante in Europa, di cui sono già disponibili i biglietti al prezzo imperdibile di 99 franchi, potrà rivelarsi un’esperienza molto significativa per entrare nel vivo di questa rivoluzione.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.

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