Il gruppo con sede a Baar (ZG) è stato favorito in particolare dalla maggior liquidità generata grazie alla volatilità favorevole dei prezzi
BAAR - Aumento delle vendite e anche dei profitti per il gigante delle materie prime zughese Glencore: il gruppo con sede a Baar (ZG) nel primo semestre è stato favorito in particolare dalla maggior liquidità generata grazie alla volatilità favorevole dei prezzi.
L'utile netto nei primi sei mesi del 2018 è progredito del 13% a 2,78 miliardi di dollari, mentre il fatturato è in crescita di quasi il 5% a 108,6 miliardi, indica in una nota odierna l'azienda, precisando che le divisioni "Metalli e minerali" e "Petrolio e carbone" hanno conseguito uno sviluppo particolarmente positivo.
Si è invece registrato in alcuni Paesi un calo nella divisione agricola dell'azienda, sebbene la società rimanga positiva per quanto riguarda la seconda metà dell'anno. A controbilanciare sono stati anche i costi, superiori alle previsioni iniziali, delle miniere di rame e zinco, precisa l'azienda.
A livello operativo il risultato Ebitda si è attestato a 17,8 miliardi di dollari. I dati relativi ai profitti di Glencore sono rettificati per tener conto di fluttuazioni finanziarie irregolari. Al netto di oneri straordinari, l'utile netto sarebbe stato pari a 3,3 miliardi, rileva il gruppo.
Il CEO di Glencore, Ivan Glasenberg, ha espresso soddisfazione per i risultati del primo semestre. Nella prima metà dell'anno il contesto commerciale e dei prezzi delle materie prime è stato definito dal presidente della direzione "volatile ma vantaggioso".
Grazie all'aumento del cash flow, Glencore ha ulteriormente ridotto l'indebitamento del 16%, portandolo a 9 miliardi. In passato il debito, che preoccupava soprattutto gli investitori, ammontava a circa 30 miliardi.
Per quanto riguarda il futuro, il gruppo di Baar - quotato a Londra - rimane fiducioso e il CEO indica di volersi concentrare ulteriormente sulla riduzione del debito, sui rendimenti per gli azionisti e sul riacquisto di azioni proprie.