L'immobilizzo degli asset russi non menziona il prestito a Kiev

Il Consiglio Ue approva nuove regole per congelare gli asset russi, senza riferimenti al prestito di riparazione per l'Ucraina.
Il Consiglio Ue approva nuove regole per congelare gli asset russi, senza riferimenti al prestito di riparazione per l'Ucraina.
BRUXELLES/MOSCA - Il regolamento votato ieri al Consiglio Ue per superare la necessità di andare al rinnovo di sei mesi in sei mesi dell'immobilizzazione degli asset russi non fa alcun riferimento al prestito di Riparazione all'Ucraina. È quanto emerge dal testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue. Il provvedimento come noto è stato approvato a maggioranza qualificata, con il voto contrario di Ungheria e Slovacchia.
Per lo sblocco degli asset è previsto che siano soddisfatte congiuntamente tre condizioni: «la Russia cessa la sua guerra di aggressione nei confronti dell'Ucraina»; «la Russia fornisce all'Ucraina riparazioni nella misura necessaria a consentire la ricostruzione senza conseguenze economiche e finanziarie negative per l'Unione» e, infine, «le azioni della Russia» hanno «oggettivamente cessato di comportare un forte rischio di gravi difficoltà per l'economia dell'Unione e dei suoi Stati membri».
Se avverrà il Consiglio potrà intervenire, dopo un riesame da parte della Commissione incaricata di realizzare una relazione. «Al fine di garantire la certezza del diritto» afferma tra l'altro il testo «è opportuno stabilire norme relative ai tempi e alle modalità di rimborso delle disponibilità liquide». Le misure, si segnala, mirano a impedire che con la Russia possa usare i fondi «direttamente per finanziare la sua guerra di aggressione» e restano in vigore finché tale rischio persiste.
È vietato «qualsiasi trasferimento diretto o indiretto di attività o riserve della Banca centrale di Russia o di qualsiasi persona giuridica, entità o organismo che agisce per conto o sotto la direzione della Banca centrale di Russia», afferma il regolamento. Le liquidità maturate devono essere «gestite separatamente», mentre il divieto viene definito «temporaneo, reversibile e sottoposto a revisione periodica». «Le disponibilità liquide accumulate non appartengono alla Banca centrale di Russia e non costituiscono attività sovrane», si segnala tra l'altro.




