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STATI UNITI«Ci sono stati degli spari!», la cronaca dell'attacco dall'interno del Congresso

07.01.21 - 11:22
Alcuni giornalisti erano all'interno dell'edificio nel momento dell'irruzione, tra panico e incertezze
Keystone
«Ci sono stati degli spari!», la cronaca dell'attacco dall'interno del Congresso
Alcuni giornalisti erano all'interno dell'edificio nel momento dell'irruzione, tra panico e incertezze
Nonostante tutto, i senatori hanno deciso di non farsi intimorire dall'assalto e di voler concludere il proprio lavoro

WASHINGTON - Ad un certo punto, gli agenti di sicurezza hanno preso il vicepresidente Mike Pence e l'hanno scortato fuori dall'aula, mentre si udivano le grida della folla fuori dal portone. Era quello il momento in cui un folto gruppo di manifestanti ha sfondato le barricate e fatto irruzione a Capitol Hill.

Lo hanno raccontato alcuni giornalisti del New York Times, che hanno assistito dal vivo all'attacco della folla pro-Trump al Congresso e hanno spiegato come si è svolto il caos a Washington, dall'interno dell'aula del Senato e della Camera.

Aveva parlato da poco il senatore repubblicano Mitch McConnell, e aveva proprio spiegato come i tentativi di rovesciare quest'elezione siano molto pericolosi per la democrazia statunitense.

Attimi di paura - I giornalisti si trovavano sopra il piano del Senato, all'interno della galleria dedicata ai media, quando è iniziato il finimondo. Tra chi cercava di scorgere cosa stesse succedendo, e chi non sapeva cosa fare, gli agenti hanno intimato a tutti con urgenza di precipitarsi nell'aula: «Dentro o fuori!», urlavano, mentre si agitavano per mettere in sicurezza le porte contro gli intrusi. «Chiudete tutte le porte a chiave», gridava il senatore repubblicano Todd Young.

A quel punto c'era chi cercava notizie, o di capire cosa stesse succedendo, consultando il proprio cellulare: «Ci sono stati degli spari!» ha esclamato la senatrice democratica Amy Klobuchar, con il panico che si è presto esteso a tutti i presenti, sia politici che giornalisti.

Fuori dall'aula - Dopo qualche momento, quando iniziava a sembrare chiaro che l'aula del Senato non sarebbe presto stata sicura, gli agenti di sicurezza hanno scortato tutti fuori, verso un'altra ala dell'edificio. 

Fortunatamente, in quegli attimi concitati, lo staff del Senato ha afferrato le scatole contenenti i certificati di voto del Collegio Elettorale: la folla avrebbe potuto effettivamente prendere o distruggere i risultati delle elezioni.

Le maschere a gas - Dall'altra parte del palazzo, alla Camera dei rappresentanti, un agente stava informando tutti di ciò che stava succedendo: «degli individui hanno fatto irruzione nell'edificio», chiedendo ai presenti di stare pronti a muoversi rapidamente fuori dall'aula. «Chiamate Trump», ha urlato ad un certo punto il rappresentante Steve Cohen, democratico del Tennessee, mentre iniziava ad espandersi il panico. 

Gli agenti presenti hanno quindi distribuito maschere antigas ai giornalisti, mentre i rappresentanti venivano invitati ad indossare quelle in loro dotazione. L'avvertimento era uno: erano stati sparati gas lacrimogeni all'interno dell'edificio. 

Tra le grida e il caos delle maschere, con alcune persone in difficoltà ad indossarle correttamente, la polizia ha esortato tutti ad allontanarsi e uscire dalle porte superiori.

Fuori le pistole - Una cassa di legno è stata messa invece davanti alla porta principale della Camera, con gli agenti di sicurezza che hanno estratto le loro pistole puntando verso i pannelli di vetro che erano appena stati frantumati. Un momento che è stato immortalato in uno scatto che ha fatto presto il giro del mondo. Tutto questo mentre politici e giornalisti si nascondevano ai piani alti della Camera.

All'improvviso uno scoppio, e l'evacuazione si è fermata momentaneamente. A tutti è stato detto nuovamente di scendere e nascondersi dietro sedie e tavoli. Poco dopo, è ripresa la fuga: «Tutto ok? Tutto ok?» si sentivano ripetere i presenti, mentre scendevano di corsa per le scale e i corridoi, con i telefoni che vibravano di messaggi e chiamate.

Messa in sicurezza - Infine, i senatori sono stati portati al sicuro in un altro edificio del complesso, mentre ai giornalisti è stato chiesto di restare fuori. Mentre l'FBI metteva sotto controllo l'area, i senatori hanno poi discusso su come procedere.

«Questi teppisti non ci faranno scappare», ha qui dichiarato il senatore Joe Manchin III, democratico del West Virginia, come racconta il giornale: «Non ce ne andiamo, finiremo questa sera». 

Al calar della notte, dall'altoparlante presente a Capitol Hill si annunciava il coprifuoco, mentre in lontananza si sentivano le sirene rimbombare per tutta la capitale.  

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