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LUGANOLa "Cripto-Lugano" al WEF di Davos: «Un esempio per le altre città»

20.05.22 - 06:30
Come procede il progetto? Il CTO di Tether, Paolo Ardoino: «C'è un po' di paura, ma i negozianti sono interessati»
TiPress
Sullo sfondo: Lugano. Nel pallino: Bitcoin e Paolo Ardoino, CFO di Tether.
Sullo sfondo: Lugano. Nel pallino: Bitcoin e Paolo Ardoino, CFO di Tether.
La "Cripto-Lugano" al WEF di Davos: «Un esempio per le altre città»
Come procede il progetto? Il CTO di Tether, Paolo Ardoino: «C'è un po' di paura, ma i negozianti sono interessati»
Nei prossimi mesi verranno annunciate tante novità ed eventi: tra cui uno stabile dedicato interamente alle aziende del mondo cripto

LUGANO - Lugano e le criptovalute. Il binomio si è accostato lo scorso marzo con il lancio del "Lugano Plan B", ed è probabile che ne sentiremo parlare sempre più spesso. 

L'annuncio del Municipio relativo alla collaborazione con la società Tether aveva fatto scalpore, attirando tantissima curiosità (e causando anche qualche polemica), con i funzionari della città e dell'azienda che hanno persino parlato di una Lugano «capitale europea del Bitcoin».

È ora emerso che la relazione tra Tether e la Città di Lugano sarà anche presente al WEF di Davos, e per questo abbiamo parlato con Paolo Ardoino, CTO (Chief Technology Officer) di Tether, anche per capirne di più su come sta procedendo il progetto.

La Città di Lugano e Plan B saranno al WEF di Davos. Qual è lo scopo di essere presenti ad una manifestazione di questo calibro?
«Lo scopo è quello di far conoscere quello che la città sta facendo in relazione all'adozione delle criptovalute e quindi della tecnologia blockchain. Il Plan B, lo ricordiamo, ha varie componenti: c'è una componente educativa (che prevede la collaborazione con varie università) ed un secondo aspetto che riguarda l’adozione da parte dei commercianti, ovvero quale approccio sta utilizzando la città di Lugano per portare i commercianti ad accettare i pagamenti in criptovalute, quali sono le criticità e come pensiamo di risolverle. A Davos vogliamo quindi parlare di questo, e raccontare il percorso che abbiamo avuto ad oggi e anche cosa faremo in futuro, così che altre città interessate possano esplorare questa possibilità».

L'iniziativa Plan B è stata lanciata a marzo. Che bilancio possiamo stilare finora?
«Stiamo procedendo su vari punti, su binari paralleli: il primo era quello della creazione di un "crypto hub" (l'affitto di un edificio fisico da utilizzare come punto di ritrovo per chi lavora nel mondo cripto). Il processo è ben avviato, abbiamo individuato un palazzo interamente da adibire a questo scopo, di circa 2'200 metri quadri, e abbiamo già ricevuto manifestazioni d'interesse da numerose start-up per avere degli spazi all'interno di questo stabile. Contemporaneamente abbiamo messo in piedi la Plan B Summer School (annunciata oggi) e stiamo lavorando con le università ad un piano formativo continuo. Poi ci sarà un grande evento in ottobre: tutto il programma verrà reso noto nelle prossime settimane. Abbiamo infine iniziato a lavorare con i commercianti: il 9 maggio c'è stato un primo evento in cui abbiamo discusso con loro, illustrando il piano per supportarli nell'integrazione delle criptovalute e spiegando come mai pensiamo che sia un mondo importante per rilanciare il turismo del territorio».

Come hanno reagito i commercianti?
«In tanti sono interessati, capiscono l'opportunità, hanno solo un po' paura legata alla volatilità delle criptovalute. Abbiamo spiegato innanzitutto che due valute delle tre che verranno utilizzate sono stablecoins, quindi, non soggette ad alcuna volatilità. Abbiamo inoltre lanciato una soluzione che li ha subito rinfrancati: se non vogliono possedere criptovalute possono scegliere di ricevere i pagamenti direttamente in franchi. Le criptovalute possedute dal cliente sul proprio conto vengono infatti convertite in tempo reale in franchi svizzeri per effettuare il pagamento come avviene con qualsiasi metodo di pagamento tradizionale. Nei prossimi mesi seguiranno altri eventi, per continuare ad aggiornarli ed individuare un primo gruppo di lavoro con dei commercianti che potranno iniziare a testare la soluzione proposta».

Come avverranno i pagamenti live in Bitcoin, visto che notoriamente sono piuttosto lenti? Ci saranno delle commissioni?
«Si utilizza una tecnologia chiamata “Lightning Network", che permette di spostare i Bitcoin in una frazione di secondo. In gergo viene chiamata "layer two", si tratta di un secondo livello che sta sopra la blockchain per muovere i bitcoin ad una velocità molto maggiore rispetto al normale. Le commissioni saranno solo quelle relative al cambio, nel caso il commerciante voglia cambiare da bitcoin in franchi. Al commerciante arriverà l’importo in franchi, mentre l’acquirente pagherà una piccola commissione di cambio, che è però più bassa di quelle classiche, da carta di credito, a cui siamo abituati».

Recentemente il Bitcoin (e le altre cripto) sono calate. La preoccupa il trend o sono solo oscillazioni che considera naturali?
«Io le considero naturali. L’intero mondo finanziario è crollato recentemente per problemi di inflazione. Sicuramente ciò dimostra due cose: che il Bitcoin non è ancora abbastanza grande da essere "scorrelato" dalla finanza tradizionale, e che c’è sempre più bisogno di uno strumento come il Bitcoin che non sia soggetto all’inflazione: ci saranno sempre solo 21 milioni di Bitcoin e non è possibile cambiare questo numero. È un po' come l'oro, non si può creare nuovo oro, e questa è una cosa molto interessante in relazione alla critica che viene spesso fatta ai sistemi di valuta nazionali, con le banconote che vengono stampate a dismisura senza guardare alle conseguenze».

Teme che le recenti polemiche attorno alla vostra azienda possano avere un impatto sul vostro progetto?
«Non sono preoccupato dell'impatto delle controversie su Tether in merito al Plan B. Queste controversie sono portate dalla semplice disinformazione. Tether si è impegnata, specialmente negli ultimi giorni, a possedere tutte le coperture necessarie, processando pagamenti in 48 ore per ben 7 miliardi di dollari. Praticamente nessuna istituzione finanziaria può asserire di essere in grado di fare la stessa cosa».

Un'altra regione che ha puntato sulle cripto è El Salvador. Che analogie e differenze ci sono con Lugano?
«Questo raffronto è molto interessante, con i due casi che sono molto diversi: da un lato abbiamo El Salvador che è una nazione povera, con un numero di abitanti simile alla Svizzera, dove però l'infrastruttura finanziaria è retrograda e la maggior parte delle persone non ha accesso a servizi finanziari di base. Quindi il Bitcoin per loro è una novità importante: rappresenta la prima infrastruttura digitale di pagamenti che hanno nell’intero Paese. D'altra parte Lugano, un'importante città finanziaria, può adottare i Bitcoin come strumento per ampliare il proprio portafoglio ed affacciarsi ad un nuovo target di clientela. Noi abbiamo visto che dall’annuncio del tre marzo ci sono già una trentina di start-up che si stanno informando su come spostarsi qui. Sono startup formate da persone che amano le cripto e che viaggiano, sono internazionali. Quindi, quando invitano qualcuno dall'estero desiderano andare al ristorante o nei negozi e pagare in Bitcoin. C'è quindi la possibilità di un aumento tangibile del turismo. Tornando ad El salvador: dall'annuncio legato al Bitcoin il turismo è aumentato di circa il 30%, noi vediamo già dei buoni risultati qui su Lugano e abbiamo appena iniziato».

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