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LUGANOCrypto-polemica a Lugano: «I partner sono affidabili»

08.03.22 - 20:00
Inchieste e interrogazioni sui soci del "piano B" della Città. Foletti: «Indotto positivo, già venti candidati».
tipress
Crypto-polemica a Lugano: «I partner sono affidabili»
Inchieste e interrogazioni sui soci del "piano B" della Città. Foletti: «Indotto positivo, già venti candidati».
Un ex chirurgo plastico e un rivenditore di computer cinesi nel mirino della giustizia Usa, l'anno scorso. «Operavano negli angoli più oscuri del sistema finanziario». Ma l'azienda ha chiuso le pendenze giudiziarie, e avvia «un'importante campagna di assunzioni»

LUGANO - Un ex chirurgo plastico con un Cv non immacolato. Un rivenditore di computer cinesi con alle spalle problemi di liquidità. Una sede alle Isole Vergini Britanniche e qualche guaio - chiuso - con la giustizia statunitense. È il ritratto tratteggiato dalla stampa finanziaria internazionale - Bloomberg BusinessWeek e Financial Times - dei nuovi crypto-soci della Città di Lugano.

Con la conferenza stampa al Palazzo dei Congressi settimana scorsa il Ticino ha scoperto Tether Limited, la società che promette di trasformare Lugano nella «capitale europea delle criptovalute» in collaborazione con il Municipio. All'annuncio - dato dal sindaco - sono seguiti applausi ma anche un'interrogazione della consigliera comunale Sara Beretta-Piccoli, e lunedì un'interpellanza dei Verdi al Consiglio di Stato. 

Vecchie storie - Dietro alla polemica, anzitutto, una serie di ombre su Tether, che ha assicurato «un investimento di tre milioni di franchi in un fondo assieme ad altri partner» per Lugano. Uno dei due co-fondatori - si legge in un'inchiesta di luglio di Bloomberg - è un ex chirurgo plastico di Torino, con alle spalle una causa per contraffazione ai danni di Microsoft negli anni '90 e un fallimento a Milano nel 2008. Anche il suo socio olandese - attuale Ceo di Tether - ha alle spalle una sequela di precetti esecutivi in Cina risalenti al 2009. 

«Non regolamentati» - Tether Limited non ha un ufficio fisico, la sede è in un paradiso fiscale caraibico, e ha patteggiato l'anno scorso con un risarcimento di 18,5 milioni di dollari una condanna da parte della Procura di New York, per avere «ingannato i clienti e il mercato». Da allora non può operare nello Stato americano. I suoi gestori sono definiti «persone ed entità prive di licenza e non regolamentate» che operavano «negli angoli più oscuri del sistema finanziario». La società fa sapere di avere circa 250 dipendenti sparsi per il mondo, e che è in corso «una campagna di assunzioni importante», ma non ha risposto alle domande inviate nei giorni scorsi da tio.ch/20minuti.

«La città non investe risorse» - Lo fa invece Michele Foletti, assicurando che «il partner è stato trasparente e affidabile fin dall'inizio su queste vicende» e «ha spiegato di avere chiuso ogni pendenza senza ammissione di colpa». Il sindaco precisa che «la Città non investirà soldi in questa partnership, le risorse arriveranno completamente dai privati». Per questo motivo l'iniziativa «non è passata dal Consiglio comunale ma è stata presa autonomamente dall'esecutivo».

Fuga in avanti? - Il primo incontro con Tether risale a fine ottobre, aggiunge Foletti. La collaborazione si è «evoluta talmente in fretta che non c'era tempo di coinvolgere il legislativo». Una "fuga in avanti" che ha infastidito i Verdi, secondo cui il Consiglio di Stato avrebbe dovuto essere coinvolto. Il sindaco rivendica la propria autonomia: «Abbiamo voluto cogliere un'opportunità che andrà a vantaggio della città e di tutto il cantone, non vedo cosa ci sia di male».   

Una ventina di aziende interessate - Gli effetti si vedono già. Sono «una ventina le aziende nel settore crypto che mi hanno contattato per una relocation a Lugano» dopo l'annuncio di giovedì scorso, spiega Foletti. «Ovviamente vigileremo con attenzione. Come sempre nel mondo degli affari, bisogna distinguere tra le aziende serie e quelle che cercano solo di approfittarsene». 

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