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CHIASSOValeria, i segni della guerra

11.04.22 - 06:00
Due famiglie di sordi rifugiate a Chiasso. Raccontano la loro avventura tramite la loro unica voce: una figlia udente
screenshot 20min/Tio.ch
Valeria, i segni della guerra
Due famiglie di sordi rifugiate a Chiasso. Raccontano la loro avventura tramite la loro unica voce: una figlia udente
Fuggiti da una distruzione non udita, ma non meno terribile, in Ticino affrontano un'integrazione doppiamente in salita. «Ma ce la faremo». La Federazione dei sordi intanto sollecita la politica: oggi il voto in Gran Consiglio sulla modifica alla costituzione

CHIASSO - Valeria ha visto il film "Coda, i segni del cuore" e le è piaciuto «tantissimo». I suoi famigliari dicono che lei «è proprio come la protagonista» Ruby e «meriterebbe un premio Oscar» per come li ha sempre aiutati, da ultimo a fuggire dalla guerra. Raccontano le bombe su Mariupol, i cadaveri, il viaggio fino al Ticino: il tutto senza parole. 

Accolti a Chiasso - È Valeria a tradurre per tio.ch/20minuti il racconto collettivo della sua famiglia allargata. Sette persone sfuggite al massacro della città-simbolo della resistenza ucraina e accolte negli alloggi della casa anziani Tertianum di Chiasso, dove li abbiamo incontrati. «Siamo grati a tutti i volontari e alle istituzioni che ci hanno accolti» traduce la 20enne. «Nella nostra situazione integrarci sarà doppiamente difficile, ma ce la faremo». 

Dramma nel dramma - L'odissea dei profughi sordi è un dramma nel dramma della "diaspora" ucraina. In Svizzera tedesca sono oltre un centinaio, 13 in Romandia stando ai dati della Federazione svizzera dei sordi. In Ticino su oltre 3600 rifugiati arrivati dall'inizio degli scontri, le famiglie Zemechev e Pysarenko sono gli unici rappresentanti della categoria. Valeria è l'unico membro udente.

Fuga senza parole - «Le nostre famiglie sono unite da una vita, si sono conosciute all'interno della comunità sorda di Mariupol e da sempre ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda» spiega Oleksander, di professione maestro di karate. Divisi dalla guerra, hanno seguito strade diverse durante la fuga: «Vedevamo gli effetti dei bombardamenti, ma non sentire le sirene o le esplosioni ha rappresentato per noi un fattore ulteriore di rischio» racconta la moglie Sveltana, sportiva professionista. «Scappavamo, quando vedevamo altri scappare. Ci buttavamo a terra, se altri lo facevano. È stato terribile». Con loro c'erano la nonna Ella e il figlio Danila, di due anni. I genitori di Valeria, Vitaliy e Marina, hanno potuto contare sull'udito della figlia, ma non è stato meno traumatico. «Sulla strada vedevamo i cadaveri, a ogni esplosione abbandonavamo l'auto, sembrava non finire mai». 

Integrazione difficile - E in un certo senso non è ancora finita. Riunitesi in Ticino, le due famiglie si sono trovate di fronte a una nuova sfida. «Io conosco la lingua dei segni ucraina, che è diversa da quella svizzera. Inoltre, posso parlare in ucraino ma non in italiano» spiega Valeria. La spesa al supermercato o un salto in farmacia - hanno sperimentato nei giorni scorsi le due famiglie - in Ticino diventano un'impresa incredibilmente complicata. «Per fortuna la cultura mediterranea è abituata ai gesti, e in qualche modo ce la siamo cavata» scherza Oleksander. Le associazioni "La Sorgente" e "Casa Veritas" si sono attivate per aiutare, con dei corsi di lingua mirati che potrebbero partire a breve.

«Grande solidarietà» - Il direttore della casa anziani Tertianum di Chiasso, Luca Cimaglia, ha aperto le porte a queste e altre famiglie ucraine - su richiesta delle associazioni - offrendo loro due alloggi riservati agli ospiti positivi al Covid durante la pandemia, e rimasti liberi. «Siamo orgogliosi di poter aiutare queste persone in difficoltà, e di poter dire che la popolazione di Chiasso si è mostrata estremamente solidale, con donazioni veramente generose». Una donatrice anonima ha consegnato alla casa anziani 20mila franchi per sopperire ai bisogni quotidiani dei profughi.

Ticino in ritardo - Anche la Federazione svizzera dei sordi si è attivata ed è in contatto con il Cantone e la Sem per assistere le due famiglie. «Purtroppo il Ticino è ancora poco attrezzato per l'integrazione dei sordi in generale. L'inclusione dalla scuola al mondo del lavoro è scarsa e il rischio di emarginazione molto alto» spiega il portavoce Massimo Baciocchi. Nella seduta parlamentare odierna il Gran Consiglio voterà una mozione presentata dal Ps (Ghisletta) per inserire il riconoscimento della lingua dei segni nella costituzione cantonale. Per la comunità ticinese, stimata in circa 500 sordi, sarebbe «un importante passo in avanti».

Il bisogno di studiare - Valeria vorrebbe imparare al più presto l'italiano o il tedesco, per proseguire il percorso universitario. A Mariupol frequentava il terzo anno di economia, prima che la facoltà venisse distrutta. «Qui noi possiamo fare poco per aiutarla, abbiamo perso i nostri riferimenti e le nostre professioni» concludono i famigliari. «Vorremmo però che riprendesse gli studi e non facesse le spese della nostra situazione. È importante che possa seguire la sua strada». Come la protagonista di un film da Oscar.  

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