Cerca e trova immobili
CANTONE

Carcerati che non vogliono uscire: «Hanno paura di ricascarci»

A Lugano ci sono detenuti che rinunciano ai congedi «per paura della recidiva». Parla il direttore Laffranchini
tipress
Carcerati che non vogliono uscire: «Hanno paura di ricascarci»
A Lugano ci sono detenuti che rinunciano ai congedi «per paura della recidiva». Parla il direttore Laffranchini
LUGANO - Detenuti che non vogliono uscire di prigione. Sembra assurdo, ma sono più di quanti si pensi (ne abbiamo parlato qui) e il fenomeno interessa anche la Svizzera, che si conferma una "isola felice" dal punto di vista carcerario in Europ...

LUGANO - Detenuti che non vogliono uscire di prigione. Sembra assurdo, ma sono più di quanti si pensi (ne abbiamo parlato qui) e il fenomeno interessa anche la Svizzera, che si conferma una "isola felice" dal punto di vista carcerario in Europa. 

Il caso di un detenuto che a fine dicembre si è intossicato (leggermente) nella sua cella a Lugano, ad appena un mese dalla scarcerazione, è ancora oggetto d'indagine. L'inchiesta di polizia ha confermato che l'incendio è stato appiccato proprio dall'uomo, un 30enne algerino. Il detenuto è stato nel frattempo trasferito nel carcere di Ginevra, da cui proveniva. Le cause del gesto sono ancora da appurare. 

In generale «può capitare che alcuni detenuti guardino con preoccupazione a quello che li aspetta fuori» spiega il direttore delle carceri ticinesi Stefano Laffranchini. Alla Stampa e allo Stampino di Cadro, ad esempio, non mancherebbero ospiti che «scelgono deliberatamente di non beneficiare dei congedi».

Le carceri svizzere sono un'eccellenza a livello europeo, va detto. Il tasso di occupazione è inferiore all'85 per cento, in calo (secondo l'Ufficio federale di statistica) grazie al modello "scandinavo" delle strutture aperte. Carceri senza sbarre, che ricordano più delle pensioni o degli studentati, in cui i detenuti si muovono più o meno liberamente, anche all'esterno.

È il caso dello Stampino di Cadro, 40 posti letto (di cui una ventina occupati). Alla sezione chiusa della Stampa invece - 150 posti - il "tutto esaurito" è la norma. «Il regime progressivo permette di gestire al meglio il flusso in uscita, tramite congedi e misure riabilitative» spiega il direttore Stefano Laffranchini. «In questo modo i detenuti si riabituano a gestire il proprio tempo».

Alcuni detenuti «temono di non essere pronti, di ricadere in situazioni criminogene, come ad esempio la tossicodipendenza. Inoltre il carcere mette al riparo da ritorsioni, o da conti da regolare». Benché non siano la norma, precisa il direttore, questi casi «dimostrano quanto sia importante la presa a carico dei detenuti anche dopo la scarcerazione». Compito che in Ticino è svolto dall'Ufficio dell'assistenza riabilitativa.  

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.

Sappiamo quanto sia importante condividere le vostre opinioni. Tuttavia, per questo articolo abbiamo scelto di mantenere chiusa la sezione commenti.

Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.

Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.

Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!
NOTIZIE PIÙ LETTE