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Casi in calo. Ecco perché «non dobbiamo ancora riaprire»

Il virologo Christian Garzoni tasta il polso della pandemia. «Un caso su quattro è dovuto alla variante inglese».
tipress
Casi in calo. Ecco perché «non dobbiamo ancora riaprire»
Il virologo Christian Garzoni tasta il polso della pandemia. «Un caso su quattro è dovuto alla variante inglese».
Sui vaccini: «Probabilmente li dovremo ripetere come per quelli dell'influenza. Ma i dati disponibili oggi sono ancora incompleti per esprimersi».
LUGANO - «Abbiamo delle ottime notizie riguardo i casi, che sono effettivamente in calo». Il Virologo Christian Garzoni torna a tastare il polso di questa pandemia in atto. Le sue previsioni sono ottimistiche, ma invitano a tutte cautele ...

LUGANO - «Abbiamo delle ottime notizie riguardo i casi, che sono effettivamente in calo». Il Virologo Christian Garzoni torna a tastare il polso di questa pandemia in atto. Le sue previsioni sono ottimistiche, ma invitano a tutte cautele del caso.

Calo "artificiale" - «Va ricordato - ha spiegato il direttore sanitario della clinica Moncucco ai microfoni di Radio Ticino- che i casi sono in calo perché siamo in una fase di chiusure importanti avvenute prima e dopo Natale. I numeri bassi in generale sono espressione non di una società senza virus, ma di una società che è stata chiusa artificialmente».

La preoccupazione per la variante inglese - Garzoni giustifica quindi le preoccupazioni del Consiglio federale: «I numeri sono sì bassi, ma questa variante inglese si sta diffondendo ed è ben presente. Oggi in Svizzera un caso su quattro e dovuto alla variante inglese. Ed è per questo che si impone la prudenza nelle aperture».

Ancora presto per riaprire - Per il virologo, vedere i numeri bassi e dire «riapriamo come prima» è sicuramente «una cosa che non si può fare». «Si potrà riaprire, con il dovuto buonsenso, tramite un programma chiaro di monitoraggio che preveda eventuali nuove chiusure e modulazioni a seconda di quello che succede» sottolinea.

Test a tappeto su numeri piccoli - Sui test a tappeto aggiunge: «Sono una buona idea per permettere una fotografia di un particolare momento. Il problema è che è impensabile testare 300 mila ticinesi in due giorni. Quindi test a tappeto sì, ma come ha detto la Confederazione, in situazioni mirate, cioé con numeri più piccoli. Per esempio in una casa anziani, negli ospedali o nelle scuole. Ovviamente scegliendo le realtà in cui si trova un caso e che potrebbe rivelare una piccola epidemia».

Preoccupati per «l’insistenza di chi pensa si possa tornare in tempi brevi alla normalità» i Verdi del Ticino, seguiti poi dall'Mps, con l’obiettivo di evitare la propagazione del virus tanto quanto la chiusura delle scuole, proprio oggi hanno invitato le autorità cantonali a «procedere ad esami a tappeto in tutte le scuole dell’obbligo, pubbliche e private».

L'incognita della durata - Sul futuro post vaccino Garzoni non si esprime: «I dati sono preliminari. Sicuro è che i vaccini che stanno arrivando in Svizzera hanno un'efficacia documentata per ridurre i casi gravi e i decessi. Questa è l'eccellente notizia che abbiamo già da settimane. Sono in corso studi per capire se permetta anche di ridurre la trasmissione del virus e di ridurre gli asintomatici. Poi manca il dato importante: sapere quanto dura. Si va nella direzione in cui questi vaccini andranno ripetuti nel tempo, un po' come quello dell'influenza. Ma ogni quanto andrà fatto, beh, è una domanda alla quale daremo risposta nei prossimi mesi».

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