«Non penso affatto che il mio Casinò sia una bruttura»

L'architetto Botta scrive al Corriere della Sera e a Tio in replica ad alcune dichiarazioni che gli sono attribuite
E sulla genesi del progetto rileva: «Sarebbe ben strano che non si presentino problemi in un iter che ha visto alternarsi sette Amministrazioni»
MENDRISIO - I giudizi dell’architetto Mario Botta sul Casinò di Campione, riportati in un articolo del Corriere della Sera e da noi ripresi su Tio venerdì scorso, hanno avuto una coda di precisazioni sullo stesso quotidiano milanese. Con l’architetto ticinese, da una parte, a puntualizzare di non aver mai parlato con il signor Battistini e con lo stesso articolista, Francesco Battistini, a replicare che il suo articolo riprendeva le dichiarazioni da una rivista svizzera (Reportagen).
Sia come sia, l’architetto Botta ha scritto anche a noi per ribadire di non aver mai parlato con il giornalista italiano, ma soprattutto per precisare che: «Non ho mai parlato del mio lavoro e della Committenza pubblica di Campione con lo spirito e le parole perentorie e offensive che mi vengono attribuite. Penso che rispetto e dignità siano ancora regole del vivere». Quanto al Casinò in sé, Botta scrive: «Certo sarebbe ben strano che dopo trent’anni (il progetto risale al 1990-92) non si presentino problemi e fraintendimenti in un iter che ha visto alternarsi sette Amministrazioni pubbliche e due Commissari. Ma far dire all’architetto ciò che non ha mai pensato e detto mi sembra scorretto». Nella lettera al Corriere della Sera, Botta afferma inoltre di non aver «mai detto “Il mio casinò è una bruttura” e di non pensarlo affatto».




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