"No" del governo alla moratoria sul 5G: la risposta non è andata giù agli attivisti ticinesi. Che si lanciano in accuse forti
BELLINZONA - Una «risposta sbrigativa» che non va giù agli attivisti anti-antenne. Oggi il gruppo "Stop 5G" ticinese ha preso posizione, a gamba tesa, sulla scelta del Cantone di non introdurre una moratoria alle reti digitali di quinta generazione.
Il governo ticinese aveva comunicato alcune settimane fa la decisione, in risposta a un'interrogazione del Plr. Il motivo? Bloccare l'installazione di nuove antenne è «prerogativa della Confederazione» secondo l'esecutivo cantonale.
Ma gli attivisti non sono d'accordo. «Cantoni e Comuni sono interlocutori importanti e hanno il diritto di dire la loro, e il dovere di ascoltare i propri cittadini» si legge in un comunicato molto critico diffuso oggi (vedi allegato). «Non essendoci prova dell'innocuità di questa nuova tecnologia» il governo dovrebbe «seguire l'esempio del Canton Zugo» e rifiutare il rilascio di permessi di costruzione.
Secondo gli attivisti non esisterebbe «più alcun dubbio in materia di effetti delle onde elettromagnetiche sull’essere umano e sull’ambiente, già al livello delle immissioni attuali». La portavoce del gruppo "Stop 5G" Maria Invernizzi si lancia in una critica feroce, accusando il Consiglio federale di «corruzione» e di avere agito «in modo amatoriale».
Il comunicato - intitolato "Il consiglio di Stato come Ponzio Pilato" - non risparmia attacchi duri a Palazzo delle Orsoline. «Dobbiamo supporre che il governo ticinese sia composto di menefreghisti incapaci di adempiere al loro dovere e di informarsi adeguatamente?» recita la nota. Il comunicato si conclude con un appello al Cantone, affinché «arresti immediatamente» l'installazione di nuove antenne in Ticino.