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BELLINZONA«Ditemi se quella donna sta scontando l’ergastolo»

12.03.19 - 09:32
Lo sfogo di Giuseppina Garatti, mamma di Arno, ucciso nel 2011. La mente del delitto, ex moglie della vittima, è “fuggita” in Serbia, approfittando della confusione tra primo e secondo processo
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Da tempo Mitra Djordjevic si trova in Serbia.
Da tempo Mitra Djordjevic si trova in Serbia.
«Ditemi se quella donna sta scontando l’ergastolo»
Lo sfogo di Giuseppina Garatti, mamma di Arno, ucciso nel 2011. La mente del delitto, ex moglie della vittima, è “fuggita” in Serbia, approfittando della confusione tra primo e secondo processo

BELLINZONA – «Vorrei tanto sapere se quella donna sta scontando la sua pena. Nessuno mi dà risposte». Sospira, Giuseppina Garatti, oggi 81enne. È la mamma di Arno, l’uomo che nel luglio del 2011 venne ucciso e fatto a pezzi nel suo appartamento di Daro, a Bellinzona. Esecutore del folle gesto, il figlio della moglie della vittima, all’epoca minorenne. “Quella donna”, come la chiama Giuseppina, è stata condannata all’ergastolo con l’accusa di essere la mente del delitto. «Ma, ormai da tempo, se n’è andata in Serbia – dice mamma Giuseppina – e nessuno ci fa sapere se è in prigione o no».

“Graziato” dalla giovane età – È una situazione paradossale quella legata al delitto di Daro. Chi ha ucciso concretamente e brutalmente Arno si è fatto pochi anni di carcere (e istituti), “grazie” alla sua giovane età. Nel 2015, quando venne rilasciato, si parlò di rischio di recidiva. Nel frattempo, il ragazzo ha lasciato la Svizzera. Oggi dovrebbe vivere in Serbia. Verosimilmente nei pressi di Sremska Mitrovica, lo stesso luogo in cui vive Mitra Djordjevic. 

Se ne va in quanto “donna libera” – Già, Mitra. Nell’agosto del 2012 venne assolta dal giudice Claudio Zali “in dubio pro reo”. L’anno successivo, nel processo di secondo grado, la sentenza si ribaltò. La giudice Giovanna Roggero Will la condannò all’ergastolo (poi ribadito dal Tribunale federale). Solo che, nel frattempo, Mitra, su consiglio del suo avvocato Pietro Pellegrini, “in quanto donna libera”, aveva già abbandonato il Ticino. 

Nessuna notifica dalla Serbia – Nel 2016 l’Ufficio federale di giustizia emanò un ordine di ricerca internazionale nei confronti della donna. Nessun rischio, però, se fosse rimasta nel suo Paese. Perché la Serbia non estrada i propri cittadini. Tradotto: o la pena viene scontata sul posto, oppure non se ne fa nulla. E, a quanto sembra, è la seconda opzione ad avere avuto la meglio. «Se l’avessero arrestata – fa notare Pellegrini –, come ex legale della signora, avrei ricevuto perlomeno una notifica. In ogni caso non la sento da tantissimo tempo». 

Nulla di nuovo sotto il sole – Anche Mario Branda, avvocato della famiglia Garatti, sembra non sapere nulla di quali sviluppi abbia avuto la vicenda. «Effettivamente – conferma – non so come sia andata a finire». Nessuna novità nemmeno da parte di Luca Guidicelli, che aveva assistito il giovane esecutore del crimine. «Nulla di nuovo sotto il sole» afferma invece da Berna il portavoce dell’Ufficio federale di giustizia, Folco Galli. Mitra, dunque, sarebbe ancora libera.

Amaro in bocca – E quindi? A Bellinzona i parenti e gli amici di Arno hanno ancora l’amaro in bocca. Si sentono presi in giro da un sistema che ha permesso la “fuga” di una donna direttamente coinvolta in un delitto tanto efferato. «Ho avuto dei problemi di salute a causa di tutto questo – ammette Giuseppina Garatti – ben due ictus in pochi anni. Abbiamo tutti sofferto tantissimo in famiglia. Non è possibile che gli avvocati non sappiano niente. Io mi chiedo che razza di giustizia è questa. Vorrei avere delle certezze, sarebbe doveroso».

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