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BELLINZONAIl giovane assassino di Garatti potrebbe uccidere ancora: "Non mi posso fidare"

19.08.15 - 14:07
Scarcerato a inizio luglio, il ragazzo avrebbe dovuto svolgere un lavoro umanitario in Congo. Ma il suo legale per ora ha accantonato l'idea. A causa di un inquietante rapporto peritale
Foto Archivio Ti-Press
Il giovane assassino di Garatti potrebbe uccidere ancora: "Non mi posso fidare"
Scarcerato a inizio luglio, il ragazzo avrebbe dovuto svolgere un lavoro umanitario in Congo. Ma il suo legale per ora ha accantonato l'idea. A causa di un inquietante rapporto peritale

BELLINZONA - È uscito dal carcere a inizio luglio. È salito su un aereo a Zurigo e se n'è tornato in Serbia. Ora, per la legge svizzera, il giovane che uccise e fece a pezzi il patrigno Arno Garatti, nel luglio 2011 a Daro, è un uomo libero. Quattro anni di carcere in vari istituti (al momento dei fatti il ragazzo era minorenne) e penitenziari svizzeri. Poi, il ritorno all'aria aperta. Ma pochi mesi prima della sua scarcerazione, emerge un dato inquietante. Come da prassi un esperto dell'Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale redige un rapporto peritale. L'esito è chiaro: il rischio di recidiva c'è. Il dato spiazza l'avvocato Luca Guidicelli, che aveva ipotizzato per il giovane un percorso umanitario nella sua fondazione benefica in Congo. "E invece per adesso non me la sento di prendere questo impegno - dice con un certo imbarazzo il legale del ragazzo -. Il fatto che possa uccidere ancora non mi lascia tranquillo".

Il braccio e la mente - Non sembra potere trovare pace la memoria del povero Arno Garatti. La moglie Mitra, ritenuta la 'mente' del delitto e condannata in Svizzera all'ergastolo, per adesso è ancora libera nella sua città, a Sremska Mitrovica. Ora si scopre che pure il figlio, ormai 20enne, è tornato a vivere nello stesso posto. Eppure i due, davanti a giudici e a inquirenti, avevano sostenuto di non volersi più né vedere né sentire. "Il mio ex assistito abita con la sorella - spiega Guidicelli -. Non so se abbia contatti con la madre".

Senso di responsabilità - Starebbe cercando lavoro, il giovane. A suggerirglielo sarebbe stato proprio il suo avvocato. "La questione è delicata - riprende Guidicelli -. Per la legge svizzera ha scontato la sua pena. Tuttavia, visto il sorprendente esito del rapporto peritale, il ragazzo adesso dovrebbe essere preso in consegna ed essere seguito dalle autorità serbe. Non ha mai dimostrato segni di vero pentimento, ha sempre mantenuto un atteggiamento distaccato in questi anni. E ciò ha fatto capire ai medici che potrebbe compiere altri brutti gesti. Però dubito che le autorità serbe intervengano. È il mio stesso ex cliente a sostenerlo. Non gli faranno nulla. Ecco perché ho cercato di responsabilizzarlo. Non ho abbandonato il progetto di mandarlo in Congo. Però prima mi deve dimostrare di essere cambiato".

Buone intenzioni - Guidicelli pare avere preso a cuore la vicenda. "Ho difeso l'inverosimile. Ora però non sono più il suo avvocato. Le risposte che mi ha dato prima di uscire dal carcere non mi hanno convinto. Non posso mandarlo nella mia fondazione in Congo, tra gente che stimo molto, se non sono sicuro delle sue buone intenzioni. Io in Congo ho adottato tre bambini, stiamo facendo molto anche a livello di agricoltura. Non posso prendere la cosa alla leggera".

Timori - Il legale non ha tagliato i ponti con il suo ex cliente. "Lo sento ancora. Non l'ho scaricato. Però quel rapporto medico mi ha fatto paura. Mi ha scosso, anche perché ha indicato qualcosa di inatteso. Aspetto. Voglio vedere come si comporterà questo ragazzo nei prossimi anni. Poi vedremo".

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