Positività nel mondo sportivo ticinese: tre giocatori dell'HCL, Angelo Renzetti e Hajrizi del Chiasso
LUGANO - La positività di Alessio Bertaggia, seguita a stretto giro di posta da quella di Angelo Renzetti, Kreshnik Hajrizi, Sandro Zurkirchen e Tim Traber, ha mostrato una volta ancora che pure nel più controllato degli ambienti il rischio zero non esiste. Perché così sono, controllatissime, le società sportive d’élite, battutesi negli scorsi mesi per poter avere la possibilità di regalare uno spettacolo ai tanti tifosi - e riuscire così a fare quadrare i conti - provando a garantire il massimo della sicurezza possibile. Invece, non appena le onde del contagio si sono fatte più grosse, non grossissime solo grosse, ogni protezione è saltata.
Incontri privati, viaggi d’affari o impegni con la nazionale: dove e come i cinque siano entrati in contatto con il coronavirus conta poco o nulla. È toccato a loro, sarebbe potuto toccare a chiunque.
La questione non è d’altronde mai stata poggiata su dei “se” quanto piuttosto su dei “quando”. E ora? Protocolli affinché la situazione sia gestita nel migliore dei modi sono stati studiati e applicati. Fino a quando il numero dei positivi rimarrà accettabile, quindi, il carrozzone continuerà a muoversi. Però forse è già ora il momento di fare delle scelte, sospendendo - dolorosamente - quelle attività che, non professionistiche, non possono garantire alti standard di sicurezza. E le nobili? Sono aziende capaci, oltre alle emozioni, di distribuire stipendi. In una situazione delicata come quella attuale e in previsione - sperando sempre di sbagliare - di settimane ancor più dure, oltre che alla salute globale è fondamentale che si difenda l’economia. Finché ci saranno le condizioni, è quindi giusto coccolare lo sport d’élite. Per il resto... non si può far altro che tenere duro e pazientare.