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FILIPPO CICERICorsi attitudinali e corsi base, un’altra proposta a costo zero per la scuola media

11.12.23 - 06:40
Filippo Ciceri, docente di scuola media
Depositphotos (cherriesjd)
Corsi attitudinali e corsi base, un’altra proposta a costo zero per la scuola media
Filippo Ciceri, docente di scuola media

Questa proposta è apparsa sul CdT nella primavera del 2011!

Il tema dei corsi “a livello” di matematica e di tedesco è assai sentito da tutte le componenti della scuola media, allievi, genitori e docenti ed è inutile nascondere che attorno ad esso covi da tempo un generale malessere. Il tema è complesso, non fosse altro per i regolamenti piuttosto articolati che lo delineano e importante per la ricaduta concreta che ha sulla vita degli allievi durante e soprattutto dopo la scuola media. Ma non solo, questo tema è a mio avviso emblematico del modo di concepire e gestire la Scuola.

Per quel che riguarda il modo di concepire si possono spendere parole di elogio dal momento che alla base dell’ideazione del sistema a livelli vi é verosimilmente il tentativo di conciliare il legittimo desiderio di valorizzare le “eccellenze” con il modello “integrativo” di scuola media, coerente con l’obiettivo espresso nella Legge della Scuola di “correggere scompensi socio culturali”. Sulle modalità di gestione, al contrario, le perplessità non mancano: il sistema attuale rischia infatti di vanificare entrambe le aspirazioni. Il tentativo di “correggere scompensi socio culturali” sembra sfilacciarsi di fronte all’evidenza per cui, mediamente, sono gli allievi con alle spalle le famiglie più ambiziose e agiate ad avere con più facilità aiuti (lezioni private) o comunque sproni all’interno della famiglia, per cercare di entrare, per una delle numerose vie, in questi “benedetti” corsi attitudinali. Inoltre l’attuale sistema rischia di fatto di emarginare un certo numero di allievi che da un confronto mal posto con i presunti più intellettualmente dotati, ben lungi dal trovare stimoli, escono invece spesso destabilizzati e con un danno all’autostima a volte difficile da recuperare. Sull’altro versante, l’intenzione di premiare le eccellenze è resa vana dal fatto che raramente il gruppo classe dei corsi A è sufficientemente “forte” per poter davvero procedere in questa direzione. Non va taciuto inoltre che la discrepanza tra il livello dettato dai programmi dei corsi A e le effettive capacità di non pochi allievi generi, non di rado, frustrazioni notevoli.

Ma come si è arrivati alla situazione attuale? Ecco quelli che, a mio avviso, sono i punti deboli del sistema.

Una prima grossa falla risiede nel regolamento che stabilisce che si acceda ai corsi A in virtù di un 4 ½ nella specifica materia, ottenuto alla fine della seconda media. Ricordando che il voto massimo è il 6 e che la sufficienza è al 4 appare stravagante pensare che il 4 ½ evidenzi una reale attitudine per la materia! Chi davvero è “portato” per una disciplina raggiunge il 5 senza dover sudare neanche troppo. Il quadro si completa e diventa assai chiaro se aggiungiamo che, oltre al già debole criterio principale di entrata, sono previste molteplici altre vie secondarie per accedere ai corsi A, e che non sono previsti esami standardizzati a livello cantonale per la selezione di chi vi accederà. Non può quindi stupire più di quel tanto che il livello medio del gruppo classe nei corsi A non sia quello che la stessa parola “attitudinale” suggerirebbe.

Un altro problema risiede nella denominazione dei corsi. È possibile che chi l’ ha proposta e/o accettata non si sia interrogato circa gli effetti dell’inevitabile quanto nefasta abbreviazione a corsi “A” e corsi “B” e l’ovvio fraintendimento con serie A e serie B? Sarebbe bastato chiamarli, per esempio, “corsi estesi” e “corsi delle priorità” per almeno attenuare il danno di immagine a questi ultimi.

Ma le spinte che motivano la corsa a cercare di entrare nei corsi A non sono finite. Una pressione notevole è data da un altro regolamento, quello che stabilisce che per accedere alle scuole medie superiori sia necessario, oltre a soddisfare altri criteri, aver frequentato in quarta media il corso attitudinale di matematica. Il corso A di tedesco entra in lizza, in funzione dell’accesso alle scuole medie superiori, in un paniere di altri criteri secondo meccanismi che chi abbia voglia di dedicare un buon quarto d’ora alla lettura e all’attenta analisi dei regolamenti potrà aver modo di chiarirsi. E non basta, il “marketing” pro corsi A si è aggravato negli ultimi anni a causa dei criteri di selezione adottati da alcune scuole professionali che privilegiano nelle graduatorie gli allievi con due corsi A, o almeno uno, anche a fronte di una media dei voti nelle materie obbligatorie inferiore a quella di compagni con due corsi B.

Ma non voglio certo fermarmi all’analisi e alle critiche. Ecco pertanto una proposta che muove dalla mia contrarietà al principio per cui solo chi dimostri un’attitudine per la matematica abbia diritto ad accedere alle scuole medie superiori e, parimenti, dalla condivisione del desiderio di veder valorizzate le eccellenze:

    • Corsi A solo per chi raggiunge il 5 nella specifica materia alla fine della seconda media.
    • Sia però possibile accedere alle scuole medie superiori anche frequentando i corsi base, irrobustendo la selezione con altri criteri, per esempio innalzando la media delle note necessaria. Questa proposta ha ovviamente senso solo se supportata dalla precedente e, spero io, anche da un ripensamento, all’interno degli stessi licei, degli obiettivi generali e del sistema di selezione che, specie ai primi anni, trova nella matematica e nelle materie scientifiche il perno principale.
    • Eliminare le graduatorie di accesso alle scuole professionali privilegianti la frequenza dei corsi A a dispetto della media complessiva nelle varie materie!

Sono solo alcune idee. Quello che mi sembra ormai un fatto è l’urgenza di un intervento forte sul regolamento. Chi è nella posizione per farlo, prenda a due mani coraggio e onestà intellettuale e agisca, per il bene di tutti.

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