Cerca e trova immobili
L'OSPITE

Attenzione a condannare uno schiaffo, bisogna analizzare il contesto

Elena Toppi Conelli, Psicologa-psicoterapeuta FSP-ATP
tipress
Attenzione a condannare uno schiaffo, bisogna analizzare il contesto
Elena Toppi Conelli, Psicologa-psicoterapeuta FSP-ATP
La lettura dell’articolo su tio-20 minuti del 17 febbraio 2017 «Un ceffone non è educativo. Basta spacciare la violenza per amore» in cui è intervenuta la signora Kathya Bonatti mi ha fatto riflettere e reagire, come p...

La lettura dell’articolo su tio-20 minuti del 17 febbraio 2017 «Un ceffone non è educativo. Basta spacciare la violenza per amore» in cui è intervenuta la signora Kathya Bonatti mi ha fatto riflettere e reagire, come professionista e come madre.

Premetto che non è mia intenzione assolvere i genitori che hanno commesso atti di violenza gravi e che per tali atti sono stati riconosciuti dalla legge come colpevoli e di conseguenza puniti. La denuncia del ragazzo 14enne è un atto difficilissimo da comprendere, soprattutto se non si ha un quadro chiaro della situazione e dei motivi che possono aver spinto il ragazzo ad un simile gesto, gesto cui nessun figlio vorrebbe mai arrivare. Ritengo quindi imprescindibile conoscere il contesto prima di veicolare messaggi quali: “è pieno il mondo di genitori sadici e crudeli” (cit.) o prima di sostenere, in modo neanche tanto velato, la dicotomia: genitore sano=genitore perfetto / genitore malato=genitore maltrattante. È pericoloso e poco etico soprattutto se si considera il numero di giovani che legge Tio.20 minuti.

Nel mio lavoro di psicoterapeuta, ma anche di madre, è importante saper distinguere i comportamenti dalle persone. L’intervento della signora Bonatti induce a confusione e ad una lettura distorta delle relazioni umane, in primis quella tra genitore e figlio. Mi chiedo infatti con che occhi gli adolescenti che hanno letto questo articolo, possano guardare i loro genitori, sapendo che magari uno schiaffo nella loro vita, lo hanno già ricevuto... Saranno pervasi dal dubbio di avere un padre o una madre “sadici”? Essere genitore è cosa complessa, il tipo di rapporto affettivo con i propri figli dipende spesso dalla storia personale del genitore stesso: un vissuto difficile che non ha avuto modo di essere elaborato porta inevitabilmente a difficoltà di relazione con i figli. E allora la tentazione di ridurre il tutto al facile binomio vittima-carnefice è fortissima, perché la nostra mente, si sa, ha sempre bisogno di attribuire un senso a ciò che accade.

Condannare il proprio padre/madre perché è “sadico” o “cattivo” anziché per il suo comportamento sbagliato (nel caso di uno schiaffo, per esempio) per un figlio significa vivere un dilemma esistenziale e portare dentro di sé un’eredità pesantissima perché prima o poi si chiederà se lo è pure lui (soprattutto quando sarà a sua volta genitore). È proprio su questo terreno di vulnerabilità che la trasmissione intergenerazionale della violenza si perpetua e la vittima diventa (molto spesso) autore di violenza.

Nelle situazioni di maltrattamento è difficile non entrare nell’ottica vittima-carnefice, tuttavia chi è formato per curare questi casi - parlo di specialisti come psicologi-psicoterapeuti con anni di studi, lavoro personale su sé stessi e specializzazioni nel campo- sa benissimo che, anche sulla base degli ultimi studi, questa lettura è riduttiva e fuorviante perché priva del contesto in cui sono stati commessi gli atti di violenza. Inoltre etichettare le persone anziché analizzare i comportamenti ha il sapore di “pseudo-diagnosi” senza utilità: un giudizio e una condanna come farebbe un giudice ma non certo uno psicoterapeuta in un contesto di cura. Aiutare un genitore a capire come può comportarsi meglio è sicuramente più proficuo.

Aprire il dialogo per costruire un’autonomia reciproca, nella comprensione delle proprie fragilità (che siano figli o genitori) significa anche riuscire ad aiutare le persone a “porsi le buone domande” come Socrate ci ha insegnato tanti secoli fa.

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.

Sappiamo quanto sia importante condividere le vostre opinioni. Tuttavia, per questo articolo abbiamo scelto di mantenere chiusa la sezione commenti.

Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.

Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.

Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!
NOTIZIE PIÙ LETTE