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STATI UNITIPolanski a processo per un presunto stupro del 1973

13.03.24 - 07:29
Il cineasta è atteso sul banco degli imputati nell'agosto del 2025
keystone-sda.ch / STR
Fonte Ats Ans
Polanski a processo per un presunto stupro del 1973
Il cineasta è atteso sul banco degli imputati nell'agosto del 2025

LOS ANGELES - Roman Polanski andrà a processo a Los Angeles con l'accusa di aver stuprato una minorenne nel 1973, cinque anni prima di aver abusato della tredicenne Samantha Geimer. Rispetto a quest'ultimo famigerato caso, il regista polacco si dichiarò colpevole di aver intrattenuto una relazione sessuale con l'accusatrice, ma fuggì dagli Stati Uniti prima della sentenza.

Oggi novantenne e residente in Francia, il cineasta è atteso sul banco degli imputati il 4 agosto del 2025. Quel giorno comincerà alla Corte suprema della città californiana la causa civile avviata dopo la denuncia di una donna che all'epoca dei fatti era minorenne e che finora è rimasta anonima.

Jane Doe ha presentato la sua querela l'anno scorso. Ha raccontato che una sera del 1973, dopo averlo conosciuto a una festa, accettò un invito a cena dal regista, piuttosto famoso all'epoca dei fatti, visto che aveva già firmato "Repulsione", "Rosemary's Baby" e stava lavorando a "Chinatown". Polanski ordinò tequila anche per la ragazza, nonostante sapesse che aveva meno di 21 anni (l'età legale per bere alcol negli Stati Uniti).

Dopo la cena, lei si sentì male e lui la portò nella sua villa di Benedict Canyon, dove la giovane perse i sensi. Secondo le carte depositate in tribunale, quando Jane Doe si svegliò sul letto del regista, lui la spogliò e la obbligò a un rapporto sessuale, anche dopo che lei disse «Per favore, non farlo».

L'avvocatessa Gloria Allred ha confermato in conferenza stampa che la sua cliente all'epoca non aveva «solo meno di 21 anni, ma meno di 18». «Ha dimostrato un enorme coraggio a intentare una causa contro un famoso regista. Le ci è voluto molto tempo per fare questo passo», ha detto Allred ai giornalisti, aggiungendo che «sebbene l'imputato abbia continuato la sua vita come niente fosse, per lei niente è stato normale dopo».

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