Vivere 11 giorni a Lugano usando solo Bitcoin


La banca blocca il conto a Mir Liponi, che documenta diversi momenti di vita quotidiana in città usando esclusivamente Bitcoin, e dimostra nella pratica l'efficacia del sistema per la sovranità finanziaria.
La banca blocca il conto a Mir Liponi, che documenta diversi momenti di vita quotidiana in città usando esclusivamente Bitcoin, e dimostra nella pratica l'efficacia del sistema per la sovranità finanziaria.
Un conto bancario d'un tratto inaccessibile. "Risolveremo la questione entro tre ore", le era stato detto. Solo che il problema si è protratto. Per giorni, quasi per due settimane. Nessuna possibilità di effettuare pagamenti, di ricevere o inviare denaro, di prelevare contanti. Un momento frustrante, manco a dirlo, che però la protagonista di questa storia - e dell’intervista che state per leggere - ha tramutato in una "sfida" appassionante.
Perché il caso ha voluto che la persona in questione fosse Mir Liponi, cioè una figura di spicco della comunità Bitcoin, oltre che co-fondatrice di Satoshi Design e attualmente hubs director per Plan ₿ Network. Proprio lei, bitcoiner della prima ora che, lo scorso anno, durante la terza edizione del Plan ₿ Forum, spiegava al pubblico presente “perché capire Bitcoin può essere difficile”, ha vissuto sulla propria pelle uno degli scenari peggiori legati alla centralizzazione del sistema bancario tradizionale, al quale raramente, in occidente, prestiamo attenzione.
E ha deciso di trasformarlo in un esperimento, documentando per undici giorni come sia possibile vivere a Lugano utilizzando esclusivamente BTC: la più nota delle tre valute digitali (insieme a USDt e LVGA) accettate, a corso legale de facto insieme al franco svizzero, in oltre 360 negozi aderenti al circuito Plan ₿. La sua esperienza, condivisa sui social e diventata virale nella comunità Bitcoin, è una dimostrazione pratica di come il modello lanciato nel 2022 nella città del Ceresio sia efficace. Anzi: in questo caso, letteralmente vitale. Una testimonianza preziosa che arriva da chi, oltre ad essere un'esperta del settore, è anche mamma di due bambini e vive quotidianamente la città.
E proprio per la forza del messaggio chiave di questa vicenda, dai tratti per certi versi paradossali, Mir Liponi sarà anche la protagonista di un’edizione speciale di Accademia S₿AM, in programma il prossimo lunedì 14 luglio presso il PoW.space di Lugano, dove racconterà quanto accaduto in dettaglio.
Iniziamo da qui, Mir: come nasce l'idea, o se vogliamo la sfida, di raccontare come sia possibile vivere a Lugano per 11 giorni utilizzando solo Bitcoin?
«Dall'idea di tramutare quello che è stato un grosso disagio, ovvero la limitazione totale del mio conto corrente da parte di Revolut, in un'opportunità. Da un giorno all'altro, mi è stato comunicato che la mia operatività era completamente limitata: quindi, non potevo ricevere e mandare soldi, utilizzare le carte, i bonifici. Nessuna delle possibilità offerte da Revolut, in sintesi. Mi hanno comunicato, inizialmente, una prospettiva di tre ore di attesa, che poi si sono estese, rispettivamente, a sette, nove e infine undici giorni di “investigazione” - e quindi di blocco (temporaneo, attualmente) del conto, ndr. «A quel punto, mi sono chiesta: come posso tramutare questa situazione negativa in qualcosa di positivo per me e, perché no, anche per altri, per vedere se Lugano è davvero una città che può permettere di vivere usando soltanto Bitcoin».
A un certo punto, quindi, ti sei accorta che il tuo conto era bloccato. Cos'hai provato e qual è stata la tua prima reazione?
«Ho ricevuto una notifica che mi informava di questa limitazione del conto, ma pensavo sarebbe stato un problema di rapida risoluzione. Poi, quando ho capito che sarebbe stata una cosa decisamente più lunga, e che, forse, non avrei rivisto più i miei soldi, dopo un primo momento di frustrazione, ho reagito senza preoccuparmi più di tanto: noi bitcoiner, del resto, siamo “paranoici”, parliamo tantissimo di questi scenari, e da un certo punto di vista siamo preparati. Non a caso, tendiamo a “diversificare” nella gestione del denaro, rispetto alle sole possibilità offerte dalle valute fiat. E, peraltro, nonostante in questo caso non potessi prelevarne, abbiamo sempre da parte un po' di contanti, ovviamente dei sats e spesso possediamo più di un conto corrente».
Da qui l’idea della sfida: vivere a Lugano, utilizzando esclusivamente Bitcoin. È stata una decisione spontanea o c'era già l'idea di documentare questa esperienza?
«No, è stata assolutamente un'idea spontanea. Ero sul tapis roulant, in palestra. Si sa, quando fai movimento ti si libera un po' la testa e le idee prendono forma. Così ho pensato: da questa situazione posso trarre un aspetto positivo. Nasce quindi l’idea di vivere e documentare questa esperienza, un’iniziativa che poi è stata condivisa dagli account social del Plan ₿, progetto che ha deciso di supportarmi. L’idea però è mia ed è venuta così, in maniera casuale. Ora sta avendo un buon seguito e già alcuni hanno pensato di iniziare anche loro a mettere in atto la stessa sfida, e il fatto di poter “contagiare” altre persone mi rende felice».
Durante questi giorni, quali sono stati i momenti più critici? Ci sono state situazioni in cui hai pensato "ecco, in questo caso Bitcoin è ancora una tecnologia troppo avanzata per essere pienamente compresa e quindi accolta"?
«Sì, dopo l'entusiasmo iniziale - dei primi due, tre giorni - sono venuti a galla certi problemi. Alcuni servizi e alcuni prodotti li possiedi già, per cui non ti rendi conto che potrai averne bisogno; altre cose le dai per scontate e non ci pensi subito. Ma, ad esempio, ad un certo punto mi sono chiesta: “come faccio a pagare la babysitter se non ho la possibilità di darle contanti o di farle un bonifico”?»
Dal punto di vista pratico, come hai gestito le spese quotidiane? Parlaci dei commercianti più disponibili verso i pagamenti in BTC, USDT o LVGA.
«Allora, avendo viaggiato tanto in giro per il mondo e avendo utilizzato Bitcoin in diverse situazioni - da El Salvador a Praga e in altri luoghi - so bene che, quando si vuole pagare in Bitcoin, fuori dal contesto di una conferenza dedicata, è sempre importante dichiarare subito al commerciante la propria intenzione. Quindi, anche a Lugano, entravo e dicevo immediatamente: "guardate, io non ho nessun altro metodo di pagamento se non BTC, quindi - visto che avete il cartello fuori - mi confermate che accettate Bitcoin prima di procedere?". Questo soprattutto per i servizi: quando sono andata dal parrucchiere era fondamentale spiegare la cosa prima di ritrovarmi con una piega fatta e senza possibilità di pagare. Peraltro, andavo sempre in giro solo con il cellulare».
Proprio lo scorso ottobre, nella tua presentazione al Plan ₿ Forum, avevi spiegato "Perché capire Bitcoin è così difficile". Questa esperienza, vissuta sulla tua pelle, ha confermato o ridimensionato alcune delle tue convinzioni?
«Verissimo. Nel contesto di Spazio 21 parlavo proprio del perché BTC sia difficile da capire, ma la conclusione era questa: non hai bisogno di capire Bitcoin, per utilizzarlo. Gli strumenti che abbiamo oggi sono molto semplici: utilizzare un wallet, per dire, non è più difficile di usare Google Pay. Anche per il commerciante, il POS è molto simile a quello tradizionale. Quindi, nonostante la tecnologia e il "mindset" di Bitcoin siano particolarmente complessi, l'utilizzo sta diventando sempre più accessibile. Resta però la percezione di avere a che fare con qualcosa di alieno, complesso, e persiste una paura istintiva sia verso la tecnologia sia verso ciò che non si conosce».
Dei quasi 400 negozi che accettano Bitcoin, USDt e LVGA a Lugano, quali categorie merceologiche hai utilizzato di più? C'è stato qualche servizio essenziale che ti ha sorpreso positivamente per la facilità di pagamento in valute digitali?
«In questi giorni ho dedicato molto tempo a studiare la cartina ufficiale degli esercenti che accettano Bitcoin - e anche BTC Map, molto simile - per farmi un'idea precisa, cosa che è avvenuta. Li ho visionati uno per uno per capire cosa si possa effettivamente fare sul territorio. Alcune categorie sono molto ben rappresentate: farmacie, beauty center, parrucchieri, hotel, e soprattutto ristoranti che accettano Bitcoin. Alla fine si riesce a coprire molto. Sono andata anche dall'ottico: ce ne sono tantissimi che accettano valute digitali, cosa che non mi aspettavo».
Dal punto di vista tecnico, quali wallet e strumenti hai utilizzato per i pagamenti? Lightning Network ha giocato un ruolo importante in questa esperienza?
«Per i pagamenti ho utilizzato un wallet non-custodial, Phoenix Wallet, che consiglio assolutamente: è di facile utilizzo, pur mantenendo una discreta self-custody. Lightning Network è assolutamente promosso: i pagamenti sono andati molto bene, veloci e senza problemi. Per me, che l’ho scoperto quando era ancora solo un white paper - un progetto su carta, quindi, ndr - ogni volta che utilizzo Lightning è qualcosa di miracoloso. Sono una che, ogni volta che fa una transazione utilizzando questa tecnologia, si commuove ancora, perché vivere il passaggio dalla teoria alla pratica è davvero incredibile».
Hai notato differenze di approccio tra chi accetta valute digitali da tempo e chi ha aderito più recentemente al circuito Plan ₿?
«Non molte. Anche perché ritengo che gran parte dei commercianti, quelli che di fatto hanno poi aderito al circuito, abbiano iniziato ad accettare Bitcoin più o meno nello stesso periodo: in sostanza, quando è arrivata la lettera di proposta del Comune. La maggior parte ha deciso in quel momento se accettare o meno, insomma, e difficilmente è tornato indietro rispetto alla decisione. C'è stata però qualche eccezione: ad esempio, un esercente che attualmente non accetta Bitcoin, sta riconsiderando la possibilità, perché il calcolo che aveva fatto all'epoca - con l’idea, finale, che non fosse conveniente questa “apertura” - ora, alla luce di tutto, potrebbe essere rivelarsi non corretto».
In senso lato, cosa ti ha colpito di più dell'infrastruttura della città, sotto questo profilo?
«Il numero, impressionante, di commercianti che hanno aderito all'iniziativa: coinvolgere oltre 350 esercizi è davvero sorprendente. C'è grande fiducia nelle istituzioni: se una proposta arriva dal Municipio, viene il più delle volte accolta positivamente e con entusiasmo, come in questo caso. Me l'hanno detto i commercianti stessi: l'hanno vista come un'opportunità di marketing e di innovazione. Quello che colpisce di Lugano è proprio questo: non c'è disconnessione tra istituzioni e commercianti, ma fiducia reciproca».
Pensi che un cittadino medio di Lugano, senza le tue competenze tecniche su Bitcoin, possa affrontare con facilità una sfida simile? E quali sono, ammesso che ce ne siano, i principali ostacoli per l'adozione diffusa?
«La tecnologia in questione allo stato attuale è semplice: non ci sono particolari difficoltà nell'avere un wallet o nel fare una transazione. Quello che rimane un punto critico, probabilmente, è il "mindset": c'è ancora paura, e quindi una barriera mentale. È un timore che nasce prima di tutto dalla tecnologia, dal non sapere "come si fa", "come ci si muove". Ecco perché noi, come Plan ₿ Network e come Plan ₿ in senso lato, dobbiamo proseguire con le nostre iniziative di educazione. E quindi affiancare cittadini e commercianti e insegnare e promuovere le buone pratiche di sicurezza operativa, che sono davvero poche e molto facili da comprendere e attuare.
Il blocco di un conto bancario, nella tua esperienza diretta, ha dimostrato l'importanza di quella sovranità finanziaria di cui in ambito Bitcoin si parla spesso. Cosa ti senti di dire a chi ancora vede Bitcoin come investimento speculativo e non come alternativa al sistema bancario tradizionale?
«Credo che la mia storia dimostri esattamente questo: la sovranità finanziaria non è un vezzo né una questione di paranoia, ma una libertà a cui dobbiamo poterci appellare in ogni momento. E non succede solo dall'altra parte del mondo: uscire dal sistema bancario tradizionale è questione di un attimo, e spesso non ci viene detto neanche il motivo. A me era già capitato anni fa per un documento non firmato legato a normative del Paese in cui vivevo prima - di cui non farò il nome, benché possiate immaginarlo - e aveva comportato il blocco completo dell'operatività del mio conto corrente per mesi. Bisogna considerare la sovranità finanziaria come uno degli obiettivi fondamentali dell'individuo: essere sempre preparati, diversificare, informarsi. Non possiamo più permetterci di fingere che non esistano strumenti alternativi al denaro tradizionale».