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“L’arte è un mezzo per stimolare la consapevolezzaâ€

Intervista a Valentina Picozzi, l'artista che ha creato la statua di Satoshi Nakamoto installata a Lugano. Ha raccontato la sua storia e come trasformare concetti complessi in immagini che creano cultura.
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“L’arte è un mezzo per stimolare la consapevolezzaâ€

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Intervista a Valentina Picozzi, l'artista che ha creato la statua di Satoshi Nakamoto installata a Lugano. Ha raccontato la sua storia e come trasformare concetti complessi in immagini che creano cultura.
    1.  Dal 2012 dedichi la tua arte a Bitcoin. Come è nata questa passione e cosa ti ha spinta a trasformarla nel progetto Satoshigallery?
      «Nel 2012 ho iniziato a frequentare a Londra e in giro per l’Europa meetup di hacker che scrivevano linee di codice per sviluppare i progetti e l’infrastruttura che oggi c’è intorno a questo mondo. Era un ambiente molto diverso da quello attuale, fatto di edifici occupati abusivamente da cyberpunk anarchici, perlopiù ragazzini, geni informatici. Giravano pochi soldi e molti ideali. Io ne sono rimasta affascinata. Non avendo competenze informatiche, ho deciso di raccontare la filosofia che c’era dietro questa tecnologia con delle immagini, più semplici da comprendere per le persone comuni. Così ho iniziato ad andare in giro per le città, di notte, disegnando con le bombolette e gli stencil gli aneddoti legati alla storia di Bitcoin, i suoi personaggi e immagini che rimandavano a una critica nei confronti della finanza tradizionale e verso il tema dell’inflazione. Il mio tag era “Satoshigalleryâ€: volevo creare una galleria di immagini che raccontassero il mondo di Satoshi Nakamoto. Negli anni, ho iniziato a collaborare con tanti artisti ed oggi Satoshigallery è un team di artisti che lavora dietro la mia direzione creativa per aumentare la consapevolezza del pubblico intorno all’argomento».
    2. Com’è nata la collaborazione di Giangiacomo Cirla e come si snoda oggi?
      «Giangiacomo mi ha accompagnata nella mia prima mostra personale, proprio qui a Lugano, Wopart 2022. Mi sembrava incredibile aver trovato un curatore nel campo dell’arte che conoscesse davvero Bitcoin. Ci siamo subito trovati bene ed oggi è un pilastro importante in tutti i progetti artistici che sto portando avanti, oltre ad essere diventato il direttore del mio studio».
        
    3. Hai scritto che "le immagini creano cultura, la cultura forma i valori, i valori determinano il futuro": come traduci concretamente questa filosofia nelle tue opere, rendendo accessibili concetti complessi come blockchain e decentralizzazione?
      «Penso che oggi, per fare l’artista, bisogna avere qualcosa da dire: non basta essere bravi a disegnare o ad applicare una tecnica, anche perché AI e l'evoluzione tecnologica in genere hanno reso superflua la bravura tecnica degli artisti. Le immagini invece devono essere dense di significato e trasmettere dei valori. Per me l’arte migliore è quella capace di far scaturire un dibattito o una conversazione. Nel campo finanziario la gente è volutamente tenuta nell’ignoranza. E usare le immagini per spiegare temi complessi penso sia la chiave per far accendere la curiosità delle persone intorno a una tematica come quella del Bitcoin, che può essere affrontata da punti di vista molto diversi: tecnologia, finanza, libertà».

    4.  La statua di Satoshi Nakamoto ha richiesto 21 mesi di lavoro, di cui 18 di progettazione. Il tempo impiegato è una scelta simbolica o è dovuto alle sfide tecniche affrontate? Quali sono state quelle più complesse per creare questo effetto "scomparsa"?
      «La scelta del numero di lastre e della distanza tra loro per creare l’effetto, ma soprattutto la saldatura. In studio abbiamo deciso di fare l’unveiling al 21esimo mese perché io sono fissata con i numeri, e il 21, come sapete, è un numero importante nel panorama Bitcoin».  

    5. L'opera invita lo spettatore a posizionarsi dietro la statua per "diventare" Satoshi. Come è nata questa idea di arte partecipativa e quale messaggio vuole trasmettere alla comunità Bitcoin?
      «Parto dal presupposto che l’arte non esiste se non c’è interazione con il pubblico. Il valore dell’arte è la condivisione e sentirsi parte dell’opera ha reso la statua iconica. Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore dietro al whitepaper del Bitcoin, oggi esiste grazie a ogni persona che usa quel protocollo per proclamare la propria libertà finanziaria. E mettendosi dietro la statua, ognuno può diventare Satoshi perché “We are all Satoshiâ€Â».

    6. Lugano, El Salvador, Tokyo: un "Triangolo Bitcoin" che collega tre continenti. Come nasce la scelta di queste location?
      «A Lugano ho vissuto per alcuni anni, è stato uno dei primi luoghi al mondo a supportare questa tecnologia e mi sembrava un giusto tributo per una città così all’avanguardia. El Salvador è la prima nazione ad avere accettato il Bitcoin come legal tender e ad aver ricevuto l’appellativo di “ bitcoin countryâ€, anche questa è stata una scelta facile. Tokyo è una città tecnologicamente incredibile e l’immaginario collettivo pensa che Satoshi (visto lo pseudonimo) sia giapponese…»

    7. Ti definisci "artista attivista": il tuo lavoro include una critica al sistema bancario tradizionale. Come si trova un bilanciamento tra l'aspetto artistico e quello di denuncia sociale?
      «Il cambiamento spaventa sempre. Per accettare qualcosa di nuovo bisogna far capire cosa non funziona nel sistema attuale. Per questo, una delle tematiche che affronto nelle opere è una critica al sistema finanziario attuale che è basato sull’inflazione. L’ignoranza economica “it’s not a bug, it’s a featureâ€. Se chiedi in giro 9 persone su 10 non sanno darti una definizione del denaro e non capiscono cosa sia l’inflazione. La denuncia sociale è più un tentativo di educazione sociale, necessario per il cambiamento».  

    8. Pop Art e impatto tecnologico contemporaneo. Quali parallelismi vedi tra la rivoluzione economica del dopoguerra e quella Bitcoin in corso?
      «Nel dopoguerra, con il Boom Economico il dollaro rappresentava un simbolo di aspirazione sociale, la gente sognava di guadagnare in dollari o di vivere il sogno americano. Oggi quel sogno è stato disintegrato dall’inflazione. Il paradigma oggi è cambiato, i giovani desiderano guadagnare in bitcoin ed essere padroni del proprio successo senza ancorarsi ai capricci di politici che decidono di aumentare le spese governative».

    9.   Il progetto Satoshigallery sta mappando geograficamente l'impatto culturale di Bitcoin. Quali sono le prossime tappe di questo viaggio artistico globale?
      «Per tornare ai numeri, vorrei mettere la statua in 21 location in giro per il mondo. Stiamo parlando con tanti paesi che ci hanno contattato dopo il successo della statua. È come una rivoluzione pacifica di cittadini di tutto il mondo che dicono “We are all Satoshiâ€. Vediamo dove sarà la prossima…».

    10. Bitcoin è nato come esperimento tecnologico ed è diventato un movimento culturale sempre più vivo. Quale ruolo può avere l'arte in questa trasformazione e come vedi il futuro di questa "contaminazione" tra tecnologia e cultura?
      «Gli artisti sono attratti dal nuovo e dalle sfide, a loro spetta il racconto di come si trasforma la civiltà e conosciamo la storia dalla narrazione delle loro opere. La società sta diventando sempre più tecnologica ed è naturale che ci siano più artisti interessati a documentare questo cambiamento».  


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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