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Joe Nakamoto: «Bitcoin è la chiave della libertà»

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Al PoW.space di Lugano, l'ex reporter di Cointelegraph ha raccontato storie ispiratrici di persone comuni che, grazie alla più nota valuta digitale al mondo, hanno rivoluzionato la loro vita: «Sono le vicende reali a dimostrare l’impatto trasformativo di BTC».

Un viaggio in giro per il mondo, alla scoperta di persone comuni che, grazie a Bitcoin, stanno vivendo vite straordinariamente libere. Questo è stato il tema dell'appassionante intervento di cui è stato protagonista - lo scorso mercoledì 16 aprile, al PoW.space di Lugano - Joe Nakamoto, ex giornalista di Cointelegraph e oggi documentarista specializzato nello studio dell'impatto della più nota valuta digitale sulle economie emergenti. L'evento, svoltosi totalmente in inglese e dal titolo "Free Bitcoin: Storie di persone comuni che vivono libertà straordinarie", ha attirato una nutrita cornice di pubblico, confermando ancora una volta il ruolo del co-working di Contrada di Sassello 8 come punto di riferimento per la comunità Bitcoin luganese e internazionale. Con uno stile coinvolgente e l'ausilio di video e immagini realizzati durante i suoi viaggi, Nakamoto ha condiviso storie ispiratrici di persone che, nei più disparati contesti socio-economici del pianeta, hanno trovato in Bitcoin uno strumento di sovranità personale.

Dai piedi nudi in Sudafrica ai pannelli solari in Inghilterra

«Bitcoin non è solo codice, non è solo denaro, è la vostra chiave per azionare una maggiore libertà», ha esordito l’ospite, introducendo una galleria di personaggi affascinanti incontrati durante i suoi reportage. Il primo a essere presentato è stato Edwin, un sudafricano che vive in un villaggio costiero dove ha costruito una vera e propria economia circolare basata su Bitcoin. «Va ovunque a piedi nudi, non indossa scarpe da cinque anni. È nel mondo Bitcoin da 13, quando BTC costava meno di 200 dollari, eppure non possiede gadget costosi o auto di lusso», ha raccontato Nakamoto. «Ciò che fa è spendere i suoi satoshi nell'economia locale, che lui stesso ha contribuito a "bitcoinizzare"». Focalizzandosi ulteriormente sul Sudafrica, il reporter ha condiviso la storia di Soldier, abitante di una township in cui povertà e insicurezza sono la costante. «Nonostante sia nato in un contesto dove le statistiche e le probabilità sono contro chi vi abita, grazie a Bitcoin e alla comunità che lo sostiene, è in una posizione decisamente migliore rispetto a tanti altri giovani sudafricani», ha sottolineato.

Particolarmente interessante, poi, è stato il racconto della vita di Steve, un britannico che ha venduto casa, auto e tutti i suoi beni per investire in Bitcoin e in un sistema di mining alimentato da pannelli solari. «Ha costruito una configurazione ingegnosa dove i miner di BTC, oltre a generare criptovalute, riscaldano la sua casa, mantenendola sempre a una temperatura confortevole», ha raccontato Nakamoto, mostrando immagini del sistema che la madre di Steve ha "rivestito" con coperture lavorate a maglia per integrarle meglio con l’arredamento dell’abitazione.

Dalle politiche europee alle isole caraibiche

Il “viaggio”, condiviso con i presenti al PoW.space, in seguito ha fatto scalo in Germania, dove Joana Cotar, membro del Bundestag, ha cercato invano di convincere il governo tedesco a non vendere i BTC in suo possesso. «Ha un quadro di Murray Rothbard nel suo ufficio e lotta dall'interno del sistema per promuovere la libertà finanziaria», ha spiegato il giornalista, collegando la sensibilità della parlamentare tedesca alle sue esperienze familiari: «Suo padre è stato prigioniero politico quando lei era bambina, in Romania, e questo le ha instillato un forte libertarismo». La tappa successiva è stata l'isola caraibica di Curaçao dove Peter Kroll ha trasformato un paradiso tropicale in una piccola capitale Bitcoin, finanziando cartelloni pubblicitari, organizzando meetup regolari e convincendo il più grande supermercato dell'isola ad accettare BTC sin dal 2019. L'ultimo protagonista, infine, è stato Jimmy Kostro, ex marine americano che, dopo aver scoperto l’invenzione di Satoshi Nakamoto, gestisce la comunità Bitcoin a Chiang Mai, in Thailandia, insieme alla moglie. «Hanno creato un centro di apprendimento simile al vostro PoW.space, dove chiunque può accedere e conoscere Bitcoin nella lingua locale, il thai».

L'umanità dietro la tecnologia

Il filo conduttore della presentazione è stato, insomma, il seguente: Bitcoin non è solo uno strumento finanziario, ma un catalizzatore di libertà personale. «Potrei elencare molte altre storie ispiratrici. Storie incredibili da Cuba, dal Senegal, dal Kenya, vicende di persone premurose, carismatiche, coraggiose, che stanno facendo la loro parte per lasciare un segno "arancione" nell'universo», ha detto Nakamoto, prima di concludere affermando: «Bitcoin è davvero difficile, complicato, tecnico. Io stesso riesco a malapena a capire oltre pagina 6 del “white paper”, ma credo anche che liberi gli individui, le comunità e, si spera, alla fine il mondo intero. Ma tutto inizia da noi, con noi, con persone come quelle che vedete oggi in questo edificio». L'evento è terminato con una sessione di domande e risposte, durante la quale temi come l'adozione di BTC a Cuba, il rapporto tra spendere e risparmiare Bitcoin, e l'impatto della valuta digitale sui conflitti globali sono stati discussi in modo approfondito, confermando ancora una volta il ruolo del PoW.space come catalizzatore di dibattiti stimolanti sull'innovazione finanziaria e tecnologica su scala continentale, oltre che territoriale.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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