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Bitcoin, le differenze tra Svizzera ed El Salvador

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Il fondatore e CEO di NAKA, Dejan Roljić, ha condiviso con il pubblico del Plan ₿ Forum di Lugano dati e riflessioni sull'uso delle valute digitali come mezzo di pagamento di due paesi molto diversi tra loro. «In Svizzera Bitcoin è una vitamina, in El Salvador un antidolorifico».

Nell'affascinante cornice del Plan ₿ Forum, la più importante conferenza in Europa per Bitcoin e tecnologie decentralizzate che si è tenuta a Lugano lo scorso ottobre, Dejan Roljić, fondatore e CEO di NAKA, ha parlato dell’adozione di Bitcoin come mezzo di pagamento in due realtà molto diverse: la Svizzera ed El Salvador. Roljić, la cui azienda sviluppa e distribuisce la tecnologia dei POS utilizzati nel circuito dei 400 negozi aderenti al progetto Plan ₿, si occupa di integrazione tra finanza tradizionale e blockchain, con un focus sull'inclusione.

Denaro e tecnologia: cronistoria contemporanea di un’evoluzione

Dopo aver esordito ricordando le tappe fondamentali dell'evoluzione dei sistemi di pagamento: dalle prime carte Diners Club degli anni '50, alle carte di credito vere e proprie, alle attuali sperimentazioni con le valute digitali, ha evidenziato che «ci sono voluti 35 anni perché i sistemi più usati oggi diventassero mainstream» e che «Bitcoin esiste da 15 anni, quindi siamo ancora all'inizio del percorso.» Ma se la storia dei pagamenti è relativamente recente, quella delle banche risale a tempi ben più remoti. «La prima banca centrale è nata 400 anni fa. Eppure, in paesi come El Salvador - dove alla fine di questo mese si terrà la prima edizione organizzata oltreoceano del Plan ₿ Forum - solo il 36% delle persone ha un conto corrente», ha sottolineato Roljić. Un dato che si riflette anche sull'uso delle carte di credito e di debito: solo il 15% dei salvadoregni ne possiede una, contro il 94% degli svizzeri. «Non avere un conto in banca significa non poter ricevere uno stipendio, non avere uno storico creditizio, non poter accedere a prestiti o costruirsi una pensione. È un circolo vizioso.» Ed è proprio qui che entra in gioco Bitcoin, con il suo potenziale di inclusione finanziaria. «Per un salvadoregno non avere un conto corrente è un'opportunità per avere un wallet Bitcoin», ha spiegato Roljić. «In Svizzera, invece, Bitcoin viene visto più come uno strumento di investimento. È la differenza tra un antidolorifico e una vitamina.» I numeri sembrano dargli ragione: se in Svizzera i pagamenti in Bitcoin rappresentano solo l'1% del totale delle transazioni a livello nazionale, in El Salvador sono già al 4,7%, con una crescita costante dei portafogli attivi. Merito anche delle politiche del governo del presidente Nayib Bukele, che ha reso Bitcoin valuta legale nel paese centroamericano. «Quando vai da Starbucks a San Salvador, puoi pagare in BTC. Certo, il processo non è ancora perfetto: a volte il POS ha qualche lentezza, o il dipendente non sa usarlo. Ma è normale, fa parte dell'adozione di una nuova tecnologia.»

Bitcoin ed esperienza d’uso: un passaggio cruciale

Secondo Roljić, la vera sfida per portare Bitcoin nel mainstream dei pagamenti non è tanto tecnica, quanto nell’esperienza d’uso. «Non dobbiamo continuare a educare gli utenti e i commercianti su come funziona la blockchain. Dobbiamo rendere l'esperienza di transazione che ne deriva il più semplice e familiare possibile», ha affermato. «Pochissimi sanno al 100% come funzionano Internet, l'elettricità o i telefoni. Ma tutti li usano, perché sono facili e funzionano.»

Non a caso, è con questo spirito che NAKA ha sviluppato altre soluzioni rispetto al POS (mediante cui i commercianti possono accettare anche TWINT e pagamenti con carte di credito e debito tradizionali), come la sua carta self-custody, compatibile con i circuiti Visa e Mastercard, che permette di spendere BTC e altri asset digitali tokenizzati in modo trasparente. «L'obiettivo è che il cliente possa pagare con la carta senza doversi preoccupare della tecnologia sottostante, esattamente come fa con le valute tradizionali», ha spiegato il CEO. Un approccio pragmatico, che punta a integrare il meglio della finanza decentralizzata con le abitudini e la facilità d’uso degli strumenti tradizionali. Perché, come ha concluso Roljić, «non esiste una soluzione unica che possa salvare tutti. Ci vuole un intero ecosistema di aziende e progetti che lavorino insieme per rendere Bitcoin e le criptovalute parte della nostra quotidianità.» Una visione che trova a Lugano, con il suo Plan ₿, un terreno fertile per crescere. E che proprio al Forum, a quasi tre mesi dalla conclusione di una terza edizione scandita da numeri record, trova la sua vetrina ideale.

L'appuntamento per continuare a scandagliare questa rivoluzione è per venerdì 24 e sabato 25 ottobre 2025, sempre nella città del Ceresio. I biglietti sono già in vendita al prezzo speciale di 99 franchi.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.

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