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Lugano's Plan ₿Bitcoin aiuterà a garantire i diritti dei lavoratori?

12.09.24 - 06:30
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Bitcoin aiuterà a garantire i diritti dei lavoratori?

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Tra micropagamenti, bilanciamento dei fondi pensione e inclusione finanziaria, ecco come le caratteristiche tecnologiche della più famosa e diffusa valuta digitale al mondo possono supportare le minoranze e i produttori di valore, oltre gli schieramenti politici. Anche grazie ad alcuni parallelismi tra il passato e le ragioni della sua creazione.

In un'epoca di rapidi cambiamenti tecnologici e crescenti disuguaglianze economiche, Bitcoin emerge come una potenziale soluzione a molte sfide che si stanno delineando come cruciali per il mondo del lavoro, nel ventunesimo secolo: potrebbe, infatti, ridefinire i concetti di equità economica e garantire i diritti dei lavoratori nell'era digitale, offrendo nuove prospettive per affrontare problemi contemporanei ma dalle radici antiche.

Che legame c’è tra Bitcoin e il presente del lavoro?

In un'era di crescente integrazione nel lavoro di automazione e intelligenza artificiale, Bitcoin potrebbe giocare un ruolo cruciale nel ridefinire il concetto di valore dell’impiego del tempo e delle competenze. Le sue caratteristiche uniche, infatti, offrono l’opportunità di:

    1. Creare nuove forme di organizzazione del lavoro decentralizzate
    2. Garantire una più equa distribuzione del valore prodotto dal lavoro
    3. Facilitare il lavoro da remoto e i micropagamenti su scala globale

Bitcoin, con la sua natura disintermediata e transnazionale, potrebbe permettere la creazione di organizzazioni strutturate in modo completamente nuovo, non vincolate da confini geografici od ordinamenti aziendali tradizionali. Questo potrebbe portare a una democratizzazione del lavoro, dove chi produce valore ha maggior controllo sulle condizioni di impiego e la distribuzione dei profitti.

Inoltre, la capacità di Bitcoin di facilitare micropagamenti potrebbe rivoluzionare il concetto di retribuzione, permettendo pagamenti in tempo reale per piccole unità di lavoro, particolarmente rilevanti in un presente in cui sono sempre più comuni la condizione di freelance e la "gig economy".


E con il suo futuro?

Una delle sfide più pressanti del mondo del lavoro contemporaneo è la sicurezza pensionistica. Molti fondi pensione si trovano ad affrontare problemi di solvibilità a lungo termine, mettendo a rischio il futuro finanziario di milioni di lavoratori. Come nei casi di Jersey City e dei pompieri di Santa Monica, negli Stati Uniti, di cui abbiamo scritto qualche settimana fa, Bitcoin potrebbe offrire una soluzione innovativa a questo problema.

Anche l'articolo "Why The DNC Doesn't Care About Bitcoin", collegato proprio alla situazione del paese a stelle e strisce, e pubblicato recentemente Bitcoin Magazine, sottolinea questo potenziale: «I fondi pensione nazionali hanno recentemente iniziato ad assumere un'esposizione conservativa a Bitcoin che, guardando alla performance storica a lungo termine, può essere di enorme beneficio».

L'inclusione ponderata di Bitcoin nei portafogli dei fondi pensione potrebbe offrire:

    1. Diversificazione: Bitcoin può contrastare l'inflazione e la volatilità dei mercati tradizionali.
    2. Potenziale di crescita nel lungo termine: Bitcoin ha dimostrato un trend di crescita significativo su orizzonti temporali estesi.
    3. Modernizzazione dei sistemi pensionistici: l'adozione di asset digitali potrebbe spingere i fondi pensione a innovare le loro strategie di investimento e gestione del rischio.

Inclusione ed emancipazione economica: le analogie tra Bitcoin e i movimenti operai del passato

Per comprendere appieno il potenziale di Bitcoin per il mondo del lavoro, è utile anche ripercorrere come ha avuto origine, perché possiamo facilmente tracciare un parallelo con quanto avvenuto con i movimenti operai di inizio '900, in particolare con quello noto come “Wobblies”, ovvero l'organizzazione Industrial Workers of the World (IWW), attiva negli USA.

Come racconta, Dom Bei, infatti, sempre su Bitcoin Magazine, «dopo la Guerra Civile Americana, l'industria pesante crebbe più velocemente di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare, generando una ricchezza precedentemente inimmaginabile che si accumulava nelle mani dei proprietari e delle banche, ma con milioni di lavoratori poveri, impiegati con salari bassi e frequentemente disoccupati durante i periodi di recessione».

Questa situazione appare sorprendentemente simile al contesto economico che ha stimolato la nascita di Bitcoin: le ragioni e le conseguenze della crisi finanziaria del 2008 non sono dissimili da quelle di un secolo fa, e l'attuale ulteriore accumulo di ricchezza tra i miliardari, insieme al boom dell'IA e dell'automazione, riecheggiano nuovamente potenziali situazioni similari. Bitcoin, in questo senso, rappresenta una risposta tecnologica e filosofica alle disuguaglianze finanziarie moderne, proprio come le organizzazioni operaie rappresentavano una risposta alle disuguaglianze industriali del loro tempo.

I “Wobblies”, in particolare, si distinguevano per la loro straordinaria inclusività, promuovendo la mutua solidarietà senza distinzioni di etnia, genere e nazionalità.

Lo stesso spirito che ritroviamo nella natura decentralizzata e senza confini di Bitcoin, che offre accesso finanziario alle minoranze, agli unbanked, a chi ha impossibilità di accesso a servizi essenziali in contesti di crescenti censure o restrizioni legate alle possibilità economiche.

I collegamenti tra visione del lavoro, politica e società

La percezione di Bitcoin nel panorama politico è una questione complessa e spesso fraintesa. Nonostante sia spesso associato all'ideologia di destra, come abbiamo visto, la realtà è molto più sfumata. Il recente American Bitcoin Survey del Nakamoto Project ha dimostrato che chi possiede Bitcoin si distribuisce equamente tra sostenitori dei maggiori schieramenti politici attivi oltreoceano.

La ragione per cui il Partito Democratico non si interessa così ampiamente a Bitcoin come questione politica non è perché i sostenitori democratici non lo usano o non lo possiedono, ma a causa di scelte centralizzate e di scelte “narrative”.

Bitcoin, infatti, come già visto, sostiene cause progressiste come i diritti delle minoranze, la sicurezza dei fondi pensione e anche lo sviluppo delle energie rinnovabili, ed è quindi necessario che il dibattito politico sul tema sia più informato e meno polarizzato.

Superare le divisioni e concentrarsi sui benefici concreti che può offrire è fondamentale: la sfida sta nel comunicare efficacemente questa visione, dimostrando che Bitcoin non è solo una tecnologia, ma un potenziale catalizzatore di cambiamento sociale positivo, capace di trascendere le tradizionali contrapposizioni e offrire soluzioni innovative in molti ambiti.

Il suo potenziale va ben oltre le semplici transazioni finanziarie: Bitcoin potrebbe diventare il fondamento di un nuovo contratto sociale per l'era digitale, incarnando i valori di inclusività e giustizia sociale, e facendoli convivere con l’esigenza di totale libertà.

Se volete approfondire ulteriormente questi temi, non perdete l’occasione di partecipare alla terza edizione del Plan ₿ Forum, che si terrà venerdì 25 e sabato 26 ottobre prossimi presso il complesso del Palazzo dei Congressi di Lugano. Questo evento rappresenta un'opportunità unica per confrontarsi con esperti e attivisti, e conoscere amministrazioni e istituzioni che, come quelle della città in riva al Ceresio, stanno già sperimentando l’integrazione di Bitcoin nella loro infrastruttura finanziaria.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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