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AFRICA

Flussi migratori "incatenati" con risorse dell'Ue: l'inchiesta

La rivelazione in un servizio realizzato da "Washington Post", "El País" e "Le Monde"
keystone-sda.ch (CARLOS DE SAA)
Fonte ats
Flussi migratori "incatenati" con risorse dell'Ue: l'inchiesta
La rivelazione in un servizio realizzato da "Washington Post", "El País" e "Le Monde"
Migranti arrestati in aree urbane del Maghreb o in mare, mentre cercano di raggiungere le coste europee, e poi deportati su autobus o altri mezzi in zone desertiche e abbandonati lì, puntando a farli desistere dal loro intento: è il "modus operandi...

Migranti arrestati in aree urbane del Maghreb o in mare, mentre cercano di raggiungere le coste europee, e poi deportati su autobus o altri mezzi in zone desertiche e abbandonati lì, puntando a farli desistere dal loro intento: è il "modus operandi" utilizzato dalle forze di sicurezza di Marocco, Mauritania e Tunisia per bloccare i flussi migratori, avvalendosi di fondi e risorse europee, secondo un'inchiesta giornalistica realizzata dal progetto Lighthouse Report in collaborazione con diverse testate, tra cui "Washington Post", "El País", "Le Monde" e l'italiana Irpi Media.

Tali metodi di contenimento dei migranti diretti in Europa, spiegano questi media, sono utilizzati «in modo sistematico» da anni e hanno come vittime «quasi esclusive» persone di colore.

L'inchiesta si avvale di decine di interviste, materiale audiovisivo, ricerca di campo e documenti ufficiali o confidenziali.

"El País", ad esempio, racconta in dettaglio le storie di un giovane statunitense residente a Rabat, Timothy Hucks, due ragazze guineane intercettate in mare da gendarmi mauritani, Idiatou e Bella, e un 38enne camerunense bloccato dalla Guardia costiera tunisina prima di riuscire a raggiungere Lampedusa, François: tutti e quattro hanno vissuto esperienze simili e durissime, finendo loro malgrado in aree remote dopo aver subito arresti sommari e deportazione forzata.

Stando a fonti Ue consultate dagli autori dell'inchiesta, questi metodi impiegati per bloccare i flussi di migranti dall'Africa all'Europa sono «ampiamente noti» nelle sedi istituzionali comunitarie, benché non riconosciuti a livello ufficiale.

Tunisia, Mauritania e Marocco hanno ottenuto negli ultimi anni grandi quantità di risorse destinate alle politiche migratorie da parte dell'Unione europea e di Stati membri (tra cui Spagna, Italia e Germania): ad esempio, tra 2015 e 2021 sono stati beneficiari di 400 milioni di euro del Fondo fiduciario di emergenza dell'Ue per l'Africa, mentre i loro corpi di polizia hanno ricevuto in dotazione veicoli, tecnologia e supporto per l'addestramento.

I governi coinvolti negano che le loro politiche applicate in ambito migratorio contemplino pratiche illegali, scrive "El País".

Oggi una portavoce della Commissione europea, rispondendo a una domanda sull'indagine giornalistica, ha detto che «sappiamo che la situazione è sfidante in alcuni paesi partner dell'Ue e restiamo impegnati alla collaborazione».

«Il rispetto per i migranti è fondamentali, l'Ue si aspetta che i partner rispettino questi diritti, compreso il principio di non respingimento», ha precisato la portavoce, sottolineando che l'Ue «monitora i programmi sul terreno, attraverso i rapporti e le proprie missioni». La Commissione non ha però risposto alle accuse secondo cui sarebbe a conoscenza di queste pratiche.

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