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UCRAINAAl lavoro da becchino sotto le bombe: «Chiunque abbia condotto questa guerra è disumano»

05.04.22 - 15:31
La testimonianza di Serhij Matuyk, che con il suo team ha recuperato e seppellito i suoi concittadini a Bucha.
Reuters
Matuyk e il suo team, al lavoro.
Matuyk e il suo team, al lavoro.
Foto sensibili
Al lavoro da becchino sotto le bombe: «Chiunque abbia condotto questa guerra è disumano»
La testimonianza di Serhij Matuyk, che con il suo team ha recuperato e seppellito i suoi concittadini a Bucha.
«Con il tempo ci siamo abituati a raccogliere i corpi sotto i bombardamenti. Ringrazio i miei ragazzi».

BUCHA - Nell'ultimo mese, con i suoi guanti di plastica e la sua mascherina, Serhij Matuyk ha vissuto sulla propria pelle scene di un orrore indescrivibile.

Residente di Bucha, si è infatti dedicato a recuperare e seppellire i corpi dei suoi concittadini, spesso ancora insanguinati, con le mani dietro la schiena, con segni evidenti di torture. Dall'inizio della guerra, sono circa 300 i corpi che lui e «i suoi ragazzi» (così chiama coloro che lo aiutano) hanno recuperato, per dedicare loro una degna sepoltura.

Ora, con il ritiro delle truppe russe, Matuyk racconta la sua esperienza alla reporter di Sky News Deborah Haynes. In piedi accanto ad un furgone bianco contenente alcuni corpi violentemente uccisi, il suo primo commento alla giornalista è un insulto nei confronti degli occupanti.

«Sono dei tiranni, sia i soldati russi che il loro presidente. Chiunque abbia accettato e condotto questa guerra è disumano».

Ma cosa ha visto? La maggior parte delle vittime erano uomini, circa il 30% erano donne e bambini. Avevano segni di tortura? «Sì, certo. Ad esempio domenica 20 persone su 30 avevano le mani legate. Molti sono morti in ginocchio, colpiti alla nuca. Abbiamo anche raccolto i corpi dalle strade di persone che sono state uccise mentre andavano in bicicletta, mentre andavano a cavallo o anche a piedi. Chi era fuori all'aperto è stato ucciso. È terribile».

Durante un'intervista che non avremmo mai voluto né leggere né riproporre, e che sembra riportare indietro le lancette del tempo, Matyuk si rivela franco, ancora capace di sorridere nonostante la situazione indescrivibile. «Sì, è stato spaventoso dover lavorare così in una zona di guerra. All'inizio lo trovavo scioccante, ma ci siamo abituati a raccogliere i corpi sotto i bombardamenti. Voglio solo ringraziare i miei ragazzi per averlo fatto».

In alcuni casi, anche per sgravare il lavoro di Matuyk, sono stati parenti ed amici a seppellire i loro morti, in altri casi non c'era neanche il tempo per una degna sepoltura. «Durante il peggiore momento, con bombardamenti incessanti, c'erano molti corpi, li abbiamo dovuti seppellire in fosse comuni».

Con le parole che lasciano spazio al silenzio, Matuyk non perde tempo: è il momento di recuperare gli ultimi cadavere trovati in un seminterrato, in ciò che una volta era una struttura dedicata ai bambini, e che con l'occupazione è diventata una base militare temporanea.

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