Cerca e trova immobili

CONFINEDetenuto evaso: farlo fuggire era l'ossessione del fratello

04.02.14 - 12:52
Per portare a termine il progetto l'uomo aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero
None
Detenuto evaso: farlo fuggire era l'ossessione del fratello
Per portare a termine il progetto l'uomo aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero

VARESE - Per Antonino Cutrì, l'uomo ucciso mentre faceva evadere il fratello Domenico, far fuggire il suo consanguineo era diventata una ossessione.

Lo ha detto la madre dei due, sentita dagli investigatori. A riferirlo è l'agenzia di stampa italiana Ansa. Antonino, secondo la donna, aveva manifestato più volte l'intenzione di far evadere il fratello, tant'è vero che l'uomo era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo. Antonino, secondo la madre, per portare a termine il progetto aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero.

 

Antonino, 30 anni, membro del commando che ha fatto evadere Domenico, è morto in ospedale a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco con gli agenti della polizia penitenziaria che scortavano il fratello per un processo.

 

Non indagato per mafia - Domenico Cutrì, così come i suoi familiari, non sono mai stati indagati per associazione di stampo mafioso. Domenico era in carcere per omicidio e suo fratello Antonino, che poi è morto dopo il conflitto a fuoco con gli agenti di polizia penitenziaria, per reati legati a droga e armi. Le auto utilizzate per l'assalto sono ora sottoposte ad accertamenti scientifici da parte dei carabinieri del reparto operativo di Milano nella speranza che a bordo delle vetture vi siano delle tracce organiche che possano risultare utili alle indagini.

 

FuciliNell'auto abbandonata sono stati trovati dei fucili a pompa, uno a canne mozze e munizionamento di vario tipo. Gli investigatori ritengono che l'azione sia stata studiata nei dettagli e che, con tutta probabilità, per nascondere l'ergastolano siano stati predisposti uno o più covi. La Nissan lasciata sul posto e la Citroën utilizzata per la fuga erano state rubate, con la minaccia delle armi, durante la mattinata stessa, nel milanese.

 

Il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) Giovanni Tamburino esprime "solidarietà e vicinanza" agli agenti coinvolti nell'agguato durante il quale è evaso il detenuto. "L'assalto al blindato della Polizia Penitenziaria non ha precedenti da quando, nel 1996, la Polizia Penitenziaria ha assunto il servizio delle traduzioni", dice Tamburino, sottolineando come "gli agenti di scorta impegnati nella traduzione del detenuto al Tribunale di Gallarate abbiano dovuto affrontare una situazione drammatica".

 

"Nel 2013 il servizio ha espletato 187.000 traduzioni che hanno interessato complessivamente 368.000 detenuti, tradotti per motivi di giustizia e per trasferimenti di istituto", precisa il capo del Dap."Non entro nel merito della dinamica dei fatti, sui cui le Forze di Polizia stanno conducendo indagini accurate - afferma Tamburino - ma va evidenziato come gli agenti di scorta impegnati nella traduzione del detenuto al Tribunale di Gallarate abbiano dovuto affrontare una situazione drammatica mettendo a repentaglio la propria vita e salvaguardando quella degli ignari cittadini presenti sul luogo dell'assalto. Il servizio delle traduzioni impegna un numero considerevole di unità di Polizia Penitenziaria - conclude - che svolgono un compito delicato e rischioso con grande professionalità e sacrifici personali".

 

Ats Ans

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE