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LUGANO/BALERNAAmnesia in aula, una serie di «non ricordo» sui maltrattamenti

16.05.17 - 11:04
La 51enne a processo alle Correzionali aveva però riconosciuto tutti i fatti durante l’inchiesta, «ma perché ero spaventatissima»
Ti Press
Amnesia in aula, una serie di «non ricordo» sui maltrattamenti
La 51enne a processo alle Correzionali aveva però riconosciuto tutti i fatti durante l’inchiesta, «ma perché ero spaventatissima»

LUGANO/BALERNA – Pugni in testa, frasi intimidatorie, un cuscino premuto sulla faccia, risposte volgari e gridate: sono questi e altri gli atti di violenza nei confronti di dodici pazienti ospiti del Centro anziani di Balerna di cui deve rispondere la 51enne ex assistente di cura davanti alla Corte delle Correzionali di Mendrisio, riunita a Lugano e presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Ma la donna, difesa dall’avvocato Marco Bertoli, sostiene di non ricordare tutti i fatti elencati nell’atto d’accusa, nonostante li avesse precedentemente e in tre occasioni diverse confermati in fase d’inchiesta. «In quel momento ero molto spaventata per tutto quello che era successo, non capivo quasi nulla» si giustifica, a più riprese, in aula.

«Non volevo fare del male» - La versione dei fatti fornita dall’accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, rispecchia comunque quanto raccontato da testimoni. «Hanno dunque mentito?» chiede il giudice. «Non ho detto che hanno mentito – risponde l’imputata – ho solo detto che questo è quello che ricordano loro, mentre io sto cercando di ricordare quanto è successo: nel frattempo ho dimenticato molte cose». E per determinate imputazioni, la 51enne racconta dunque la sua versione: «Non provavo piacere a farle del male», «Le ho subito chiesto scusa», «Dopo un po’ l’ho tirata, ma non sapevo come fare altrimenti», «Cercavo di calmarla»…

«Spesso ero da sola» - Al Centro anziani di Balerna, la donna aveva a che fare con pazienti che soffrivano di demenza senile, Alzheimer e altre malattie. «Spesso me ne dovevo occupare da sola, anche gli altri erano indaffarati» si giustifica, chiedendo: «Se dovevo alzare una persona pesante, cosa dovevo fare? Buttarla sul letto o farla cadere?»

La perizia psichiatrica: «Personalità borderline» - Secondo la perizia psichiatrica, i reati commessi dalla 51enne sono da mettere in relazione con «il suo disturbo borderline». Tuttavia, la donna era «pienamente consapevole del carattere illecito delle sue azioni». Si parla allora di scemata imputabilità tra lieve e media. Il rischio che la donna assuma nuovamente dei comportamenti aggressivi «è elevato» nel caso che la donna si ritrovasse a occuparsi di persone sofferenti.

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