Il ricordo del Cavaliere di Arcore di Fabio Rezzonico, ex-direttore del Cardiocentro.
LUGANO - «Ho incontrato Berlusconi quando è venuto a trovare il collega e amico Umberto Bossi, che nel 2006 è stato ricoverato al Cardiocentro», ha raccontato ai microfoni di Radio Ticino Fabio Rezzonico, attuale direttore di Swiss Medical Network ed ex direttore del Cardiocentro. Quel giorno, il Cavaliere era venuto a Lugano a visitare - in compagnia dell'amico e ministro Giulio Tremonti - l'allora convalescente Umberto Bossi.
«Devo dire che era una persona estremamente gentile, educata e attenta ai particolari. Ricordo che una volta entrato nel Cardiocentro aveva raccomandato alle sue guardie del corpo di non disturbare perché ci trovavamo in un ospedale e c’era gente che aveva bisogno di serenità e tranquillità».
Alla fine della visita «si è fermato a parlare con me e vari colleghi dello stato di salute di Bossi, ma anche di politica italiana e del più e del meno per almeno un quarto d'ora. È stato un momento che i giovani di oggi definirebbero "sciallo"», ricorda Rezzonico.
«Quando poi è uscito si è preso il tempo per salutare tutti gli italiani che lavoravano da noi e per chiacchierare con loro. Ha deciso di fermarsi dopo che, nello specchietto retrovisore, aveva visto un'infermiera correre giù e dire: “Ah, l'ho perso!”. Lui l'ha notata e ha deciso di tornare in dietro. Questo suo aspetto, l'educazione e la gentilezza intendo, mi ha davvero impressionato», conferma Rezzonico, «va detto che in quel periodo lui era Presidente del Consiglio».
«Io penso che lui fosse una persona molto innamorata del suo Paese ma estremamente rispettoso dei Paesi che lo circondavano e delle persone, indipendentemente che si trattasse di svizzeri o di tedeschi. Di sicuro era un personaggio importante e di spessore, anche controverso è vero, ma che ha fatto la differenza».
Fuoricarta della visita - peraltro pianificata in maniera certosina da Fedpol e Polizia Cantonale - una discesa in città... per un caffè: «Doveva ritornare all'aeroporto ma, così all'improvviso ha deciso: “Ma sì, andiamo a berci un caffè in città a Lugano“. Un agente mi ha poi confessato: ”È stata la mezz'ora più brutta della mia vita”», ha concluso ridendo Rezzonico: «Perché? Perché ha voluto farsi un giro per il lungolago, e anche lì si è fermato a parlare con tutti quelli che lo salutavano».