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GUERRA IN UCRAINA«Pace giusta solo con il ritiro russo dall'Ucraina, Crimea compresa»

14.02.23 - 08:07
Il professor Virginio Pedroni si immerge in un’analisi del tutto originale sulla guerra, rievocando la parola dimenticata, quella della pace
Reuters
«Pace giusta solo con il ritiro russo dall'Ucraina, Crimea compresa»
Il professor Virginio Pedroni si immerge in un’analisi del tutto originale sulla guerra, rievocando la parola dimenticata, quella della pace

LUGANO - «Una pace giusta dovrebbe in primo luogo comportare il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino, Crimea compresa». Non ha dubbi lo studioso ticinese Virginio Pedroni nel citare la parola che è oggi pressoché scomparsa dal dibattito pubblico e politico, quella della pace. «Naturalmente in questo modo il rischio è che la ricerca di una pace giusta si trasformi in una guerra infinita. Se e dove si troverà un punto di equilibrio probabilmente dipenderà dai risultati militari sul campo, e sarà una storia lunga e terribile», continua il professore, a cui chiediamo un'analisi filosofica "super partes" del conflitto ucraino.

Nell'intervista realizzata con l'esperto di geopolitica Pietro Figuera, è emerso che «si doveva trovare un dialogo prima dello scoppio della guerra»; è davvero troppo tardi a questo punto?
«Che si sia sottovalutato il problema in precedenza è forse vero, nel senso che si sono prese sotto gamba sia la politica aggressiva di Putin, sia le tensioni interne all’Ucraina. Con l’invasione russa vi è stato un salto di qualità e il costo per ritrovare un nuovo equilibrio, per quanto fragile, sarà altissimo».

Se dovesse approcciare Putin e Zelensky su cosa punterebbe per riportarli al tavolo della pace?
«Il grande teorico cinese della guerra Sun Tzu diceva che la guerra non comincia quando qualcuno attacca, ma quando l’aggredito decide di difendersi. Per far finire il conflitto in fretta bisognerebbe convincere Zelensky ad arrendersi, il che sarebbe impossibile e soprattutto profondamente ingiusto; allora occorrerebbe convincere Putin a ritirarsi, il che sarebbe giusto, ma altrettanto impossibile. Chiuse queste due strade, temo che per il momento ci sia poco da dire. Solo quando i contendenti penseranno che per loro continuare la guerra sia meno utile che smetterla, si metteranno a trattare».

E allora che fare per giungere a una tregua?
«Meno armi si danno a Zelensky e più presto egli penserà che sia giunto quel momento, anche se ne andrebbe dell’indipendenza e dell’integrità del suo paese. Più armi gli si daranno, e prima lo penserà Putin, il che sarebbe augurabile se non vogliamo premiare la sua politica aggressiva. Ma nel frattempo sarà morta ancora molta gente, senza voler pensare al peggio del peggio: il passaggio al nucleare. Come sempre, si sa più o meno quando le guerre cominciano, ma è ben difficile, anche per i belligeranti stessi, prevedere quando e come finiranno, visto che i contendenti sono almeno due ed entrambi vogliono assolutamente vincere».

Quale il fine ultimo di Putin?
«Credo che Putin voglia tentare di ricostituire l’impero russo, ma non ne abbia i mezzi economici e demografici. Però è comunque a capo di un Paese con una grande capacità di resistenza, di sofferenza potremmo dire, e con un arsenale nucleare imponente. Non riesce ad accettare l’idea che altri, come Stati Uniti ma anche Cina, siano più forti. Ciò lo spinge, addirittura, a menzionare esplicitamente il possibile uso dell’arma atomica, la cui sola evocazione è un gesto gravissimo».

Certo è che anche le parole di Jens Stoltenberg (Nato) non sono delle più concilianti.
«Sulla politica della Nato degli anni scorsi si può certo discutere, ma resta un fatto: l’Alleanza atlantica per allargarsi ha dovuto limitarsi ad accettare le spontanee richieste di adesione dei vari paesi, mentre la Russia per espandersi deve inviare i carri armati e conquistare con la violenza i territori. Diciamo che non appare molto attrattiva, può esercitare dominio che è basato sulla forza, ma non una vera egemonia dove occorre anche il consenso».

Ue e Usa sembrano essere vicini a un coinvolgimento diretto.
«La teoria che quella degli ucraini sia una "resistenza per procura" da parte della Nato mi pare inaccettabile, come se fossero un intero popolo di mercenari, donne e bambini compresi. Non dimentichiamo che all’inizio in Occidente quasi nessuno pensava che potessero resistere».

Professore, perché non si parla più di pace? 
«Di solito non si parla della pace ma della guerra, come non si parla dell’aria ma del suo inquinamento. Il problema non è la pace, ma la guerra. Nonostante la guerra sia riconosciuta come un problema, anzi una sciagura, ce la troviamo sempre fra i piedi. Per tanto tempo nella storia umana è prevalsa l’idea che fosse inevitabile, e molti, che potremmo chiamare "bellicisti", l'hanno anche considerata una cosa tutto sommato buona: l'Iliade di Omero è un testo fondativo della nostra civiltà e narra di una guerra, la guerra di Troia, forse senza assolverla, ma certamente senza condannarla».

La storia dunque sembra però non insegnare nulla.
«Il carattere così distruttivo delle due guerre mondiali, la seconda delle quali si è conclusa con lo scoppio di due bombe atomiche, ha reso la guerra ancora più inaccettabile, assurda, e rafforzato il pacifismo: si pensi alla fondazione di Onu e Ue. Ma, come si vede, la tentazione della guerra rimane sempre, come anche una certa rassegnazione e sottovalutazione delle sue conseguenze».

Perché abbiamo la memoria così corta?
«Quando pensiamo alle guerre della storia tendiamo a celebrare le vittorie, a erigere archi di trionfo e a dimenticare il dolore delle vittime e i morti a cui nessuno potrà più restituire la vita. Forse perché i protagonisti della storia sono comunque tutti morti, i morti delle guerre passate non risaltano a sufficienza. E poi sono sempre i sopravvissuti, di solito i vincitori, a scrivere la storia».

Sembra che dal dibattito sulla guerra in Ucraina siano spariti anche i pacifisti.
«È naturale che la questione sia molto controversa. Il rischio oggettivo è che dietro la parola "pace", in questa circostanza, si possa nascondere un atteggiamento indulgente nei confronti dell'aggressore, cioè di Putin. Anche il semplice dire "Va bene, è lui il principale colpevole, ma ora fermiamoci!", rischia di fare il suo gioco, premiando un atto di forza inaccettabile. D'altra parte, il carattere sempre più distruttivo del conflitto e i pericoli che comporta per tutti non possono che infondere dubbi anche in chi vuole aiutare l’Ucraina a difendersi. Per questo le nostre opinioni pubbliche sono molto divise e forse sempre più insofferenti nei confronti della continuazione della guerra».

Ben diverse furono le reazioni in occasione dell’invasione Usa dell’Iraq e della guerra in Vietnam.
«Allora volere la pace significava chiaramente dire all'aggressore, gli Usa, di tornarsene a casa. Gli aggrediti, a differenza di oggi, erano naturalmente contenti che in Occidente si manifestasse per la pace. Lo si faceva anche se alla testa dei popoli vittime dell’aggressione non ci fossero certo solo stinchi di santo; ricordo ad esempio i nomi di Pol Pot e di Saddam Hussein: il primo trasformò, dopo la vittoria, la Cambogia in un immenso campo di sterminio; il secondo, feroce dittatore, aveva fatto uso regolare dei gas velenosi durante la guerra fra l'Iraq e l'Iran. Ma, al di là di tutto questo, chiedere il ritiro, cioè la sconfitta, degli Americani fu giusto».

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COMMENTI
 

tulliusdetritus 1 anno fa su tio
Caro professore, mette la stessa enfasi per il ritiro di Israele da tutti i territori palestinesi occupati? per il ritiro delle basi militari USA da tutti i Paesi in cui sono presenti? Per il ritiro delle sanzioni nei confronti della Siria così da aiutarli come si deve di fronte alla catastrofe che li ha colpiti? Oppure per Lei i brutti e cattivi sono solo i Russi e i buoni ed immacolati sono solo gli Ucraini?

Meganoide 1 anno fa su tio
Propaganda filosovietica, dove siete?? Ah già, l'hanno pubblicata nella categoria "Ticino", che non è monitorata h24 7/7.

Lux Von Alchemy 1 anno fa su tio
Nella sua analisi vi sono due punti chiave che purtroppo mostrano pregiudizio e mancanza di fondamento. “Politica aggressiva di Putin”: dovrebbe indicare dove si trova questa, visto che al momento i fatti dal 2008 al 2021 mostrano che l’aggressività ed altro di disdicevole, era altrove (per la maggiore). Talvolta, per altro, difendere un interesse o l’integrità nazionale, rientra in un certo grado di “aggressività”. “Menzionare esplicitamente l’uso di armi atomiche”: in nessun caso tale minaccia e stata mossa, pur vero che qualche subaltern l’abbia menzionata. Un pro memoria non è una minaccia. Poi, dall’altra parte invece, apertamente, si ne è chiesto l’uso preventivo contro la Russia. Per cui, le scenario viene dipinto dal Pedroni in modo naif per non dire alternativo per non dire inveritiero o meglio non fedele a tutti i fatti conosciuti. Sul resto dell’intervista direi che si tratti più di opinioni mancanti di basi di geopolitica, e di conoscenza completa e profonda sia storica che dei fatti recenti dei vari attori. Consiglio di ascoltare le conferenze degli ultimi 12 mesi di John Mearsheimer (esperto in geopolitica e relazioni internazionali nonché insegnante di tali temi all’Università di Chicago) per una maggiore istruzione. Mi stupisce che Tio non si applichi altresì in una maggiore istruzione sul tema. La guerra è una tragedia umana, ma vanno compresi tutti i vari inneschi.

carlo56 1 anno fa su tio
la pace da una guerra è sempre meglio di una guerra allo sfinimento. il termine pace giusta invece è pura teoria e non può in questo caso prescindere dall’estensione del conflitto a noi occidentali che dovremmo andare a conbattere. Hitler senza l’apporto russo e americano non sarebbe mai stato sconfitto. perciò la domanda giusta è fra concedere quanto perso e finirla lì oppure rischiare una distruzione totale, anche perché l’occidente è a corto di munizioni e non vuole l’estensione del conflitto (non vuole andare a combattere). il resto del mondo (Cina, asia eccetto Taiwan e Giappone) africa e paesi arabi) o è indifferente o sta con la Russia. Piantiamola di lanciare proclami irrealistici che intanto a morire sono le persone innocenti e in questo caso umili (gli oligarchi e i ricchi sono tutti rifugiati in europa!… basta vedere le auto con cui arrivano da un paese de facto povero)

UnoQualunque1 1 anno fa su tio
torno più tardi, il fenomeno Cervino non è ancora qua

Tocqueville Alexis de 1 anno fa su tio
Putin è come un bullo a scuola... i bulli purtroppo capiscono un solo linguaggio e si fermano solo quando incontrano qualcuno altrettanto duro o più forte. Ecco perché bisogna continuare a sostenere l'Ucraina, che combatte per la propria libertà e autodeterminazione...

Tao2023 1 anno fa su tio
Risposta a Tocqueville Alexis de
Bisogna dire basta all'invio di armi in UA e fare sedere a un tavolo i due personaggi, manca la volontà politica dell'UE o di un'altro stato che fa da mediatore. I due personaggi continueranno a litigare e le guerra continuerà con distruzione e morte da entrani gli schieramenti. Sarà una seconda Siria sono 10 anni che la guerra continua. Quando in UA le armi non basteranno cosa invieremo truppe di terra ? chi è disposto a farsi uccidere ?

Shion 1 anno fa su tio
Risposta a Tocqueville Alexis de
Un altro guerrafondaio

leobm 1 anno fa su tio
Articolo interessante e il professor Pedroni mi sembra una persona molto esperta e saggia. Interessante l'entrata dell'articolo dove si fa riferimento all'aver sottovalutato inizialmente il problema. I fatti lo stanno dimostrando. Come uscirne? Bel dilemma. Più si lasciano correre le armi e certi "personaggi" di milizie paramilitari meno sarà facile trovare una via d'uscita e quindi.. Io personalmente eviterei di cercare i colpevoli e cercherei di più aprire vie di dialoghi. Magari è utopia ma comunque nemmeno la via delle armi sta portando a soluzioni. Oggi un articolo su un giornale vi era scritto che il segretario della NATO ha detto che presto i governi saranno sottoposti a decisioni difficili. Il ministro della difesa Inglese scelte se spendere soldi nella difesa o nella sanità o nell'educazione dei figli. Io s'ho dove spenderli chissà se sapranno farlo anche la classe politica dei nostri giorni? Ho dei fortissimi dubbi vedendo i personaggi che ci sono sulla "piazza".

Tocqueville Alexis de 1 anno fa su tio
Risposta a leobm
Sono d'accordo. Il problema del dialogo è che, anche se si arriva ad una sorta di pace, comunque Putin potrebbe alla fine ottenere quel poco che ha ottenuto in 1 anno di guerra. Quindi una pace potrebbe attribuirgli la Crimea, parte del Donbass, Kherson, Zaphorizia, etc... Una decisione di questo tipo, a noi occidentali potrebbe parere una buona cosa, perché così le cose si rimettono a posto e tutti felici e contenti... Ma il problema è che questo sarebbe visto da Putin come un "successo" e direbbe al proprio popolo "avete visto, abbiamo ottenuto tutto questo, e ne è valsa la pena". E visto che Putin ha una visione imperiale, tra 2 o 3 anni, il tempo di riorganizzarsi, lui se ne uscirebbe con un'altra storiella inventata, tipo che in Moldavia ci sono filorussi che vogliono l'indipendenza, che in Lettonia ci sono russi che voglino ricongiungersi alla madre patria... E quindi saremmo d'accapo alla stessa situazione di oggi in Ucraina. Quindi la soluzione è continuare a sostenere Kiev quel tanto che serve per far retrocedere Putin, e fargli abbandonare quest'aggressione terroristica.

leobm 1 anno fa su tio
Risposta a Tocqueville Alexis de
Certo, purtroppo il 2022 come ha detto è un anno perso nella guerra. Sarà così anche il 2023? Io credo che tra il 2014 e il 2021 l'occidente avrebbe dovuto aiutare i due belligeranti a trovare un dialogo. È stato fatto, non è stato fatto in modo convincente? Tuttavia ora siamo in questo pantano. Poi non dobbiamo dimenticare che l'Ucraina lì rimane e la Russia lì rimane. Non si può fare come la Polonia nel 1945. E poi francamente i "Putin" mica sono eterni anche l'anagrafe è una legge a cui tutti soggiacciono. Magari il prossimo potrebbe sorprendere tutti e essere più aperto a ricreare ponti invece di alzare muri. Mi ricordo un'intervista a Finzi-Pasca dello scorso anno. Alla domanda se fosse capace di spiegare la Russia e i russi la sua risposta fu "come spiegare una nazione che comincia sul baltico e termina sull'oceano Pacifico". Continuando fece un piccolissimo esempio di una signora anziana di Melide che diceva "quelli dall'altra parte del lago (meno di 1 km di distanza)" vogliamo spiegare un popolo che vive in circa 11'000 km? Illusione

Claude55 1 anno fa su tio
Non è la volontà dell’uomo portare la pace. Sono passate due guerre mondiali inutili,crudeli, violenti e ancora non abbiamo capito nulla. I politici non sapranno come uscirne e ciò sta avvenendo. (Luca 21:25) Con grande fiducia attendo la fine di tutto ciò con una speranza reale di un intervento DIVINO che porti vera pace e sicurezza, ciò che nell’uomo è impossibile. (Isaia 9:6-7)

Frankeat 1 anno fa su tio
Risposta a Claude55
EEEH??

Suissefarmer 1 anno fa su tio
Risposta a Claude55
il vangelo prevedeva il tutto. bisogna essere capaci leggerlo. e come un libro di matematica quantistica in italiano, lo sai leggere, ma non ne capisci praticamente nulla se non impari le basi e cresci.

fapio 1 anno fa su tio
Risposta a Claude55
😳 Spiega meglio…
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