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CANTONEIl dilemma del tifoso bianconero: «Non so se partire per Israele»

09.08.22 - 15:00
Trasferta da incubo per il Lugano calcio. Pochi supporter al seguito. Tra cui forse il 40enne Francesco Casalini.
Francesco Casalini
Il dilemma del tifoso bianconero: «Non so se partire per Israele»
Trasferta da incubo per il Lugano calcio. Pochi supporter al seguito. Tra cui forse il 40enne Francesco Casalini.
I venti di guerra creano inquietudine. «Avrei voluto vedere Gerusalemme e il Mar Morto – ammette –. Non sarà possibile. Ora sta a me decidere».

LUGANO - «So solo che la partita dovrebbe disputarsi a Netanya. Per il resto partiremmo un po' alla cieca, domani mattina alle 10, da Milano Malpensa». Francesco Casalini, 40enne impiegato statale, è uno dei pochi tifosi che dal Ticino forse voleranno in Israele per sostenere il Lugano calcio, impegnato giovedì sera nel match di ritorno di Conference League contro l'Hapoel Beer Sheva. Una partita che per il club bianconero si sta trasformando in un calvario. La tensione nella zona della Striscia di Gaza è alta. Tanto che l'Uefa ha deciso il cambio di sede per lo svolgimento della partita. «Si giocherà a circa 140 chilometri da Beer Sheva. Neanche tanti se si pensa che in ballo c'è un conflitto armato».

«La possibilità di conoscere un altro Paese» – Casalini, grande tifoso bianconero, aveva già vissuto le trasferte di Europa League nel 2019 a Kiev e a Malmöe. Queste per lui sono ore di grande indecisione. «Per me questa rappresentava anche una bella possibilità per conoscere Israele. L'idea era quella di tornare lunedì. E di visitare nel frattempo Gerusalemme, di vedere il Mar Morto».

Le domande di famigliari e amici – Ora il programma dovrà essere modificato per forza di cose. «Mi sono iscritto alla trasferta tramite il sito del FC Lugano. Mi fido molto della società e del direttore generale Michele Campana, persona che è davvero pragmatica e in gamba. Il problema è che adesso il programma alternativo sarebbe di farsi tre giorni di mare». 

Un posto famoso per le belle spiagge – Netanya, città il cui nome in ebraico significa "Dio ha dato", è infatti turisticamente conosciuta per le sue meravigliose spiagge. «Belle, per carità. Ma verrebbe a cadere un po' tutto il senso del viaggio. Io e gli altri partecipanti stiamo valutando il da farsi. È ovvio che se non dovessimo partire perderemmo una somma di oltre 500 franchi, senza possibilità di recuperarla. Nel frattempo, famigliari e amici continuano a chiedermi se sono proprio sicuro di andare. Io da una parte mi dico che se ci va la squadra, posso andarci anche io. Non nascondo comunque che un briciolo di inquietudine ce l'ho. Più che altro perché si sta parlando pur sempre di guerra». 

«Mi spiace per il club» – A questo punto, indipendentemente dalla decisione di Casalini, a intraprendere la trasferta verso Israele saranno davvero poche decine di tifosi del Lugano. Un peccato. «L'atterraggio è previsto in ogni caso a Tel Aviv. E poi ci si sposterebbe di una trentina di chilometri a nord. A me spiace anche per il club e per chi ci lavora. Già è difficile organizzare una trasferta del genere in condizioni normali. Figuriamoci con simili premesse». 
 

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