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AttualitàCome ci ha cambiati la pandemia?

17.09.21 - 15:29
Una campagna fotografica racconta i ticinesi al tempo del Covid. La mostra al Centro di dialettologia
Centro di dialettologia e di etnografia, Aline d’Auria
Come ci ha cambiati la pandemia?
Una campagna fotografica racconta i ticinesi al tempo del Covid. La mostra al Centro di dialettologia

BELLINZONA - Come e quanto siamo cambiati, anche in Canton Ticino, in questi tempi condizionati dal virus Covid-19. Sono online le fotografie realizzate dal Centro di dialettologia e di etnografia (CDE), che fa capo al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), per documentare i cambiamenti legati alla pandemia. 

La campagna è stata realizzata dal CDE nel corso della seconda ondata pandemica, nell’inverno/primavera 2021, con l’intenzione di documentare i mutamenti di usi e costumi e di dinamiche sociali derivati dal Covid-19. La campagna si inserisce nella missione del CDE, istituto che in ambito etnografico – oltre a coordinare la rete degli undici musei etnografici regionali ticinesi – gestisce la collezione etnografica dello Stato, documentando attraverso di essa i cambiamenti della società.

Le oltre 160 immagini scattate dalle fotografe Aline d’Auria e Gabriella Meyer in diversi luoghi del Ticino e in varie situazioni, con particolare attenzione ai settori della cultura e della formazione, sono accessibili al seguente link, cliccando su “vai all’Archivio immagini” e ricercando la parola chiave “COVID-19”.

Analogamente ad altri musei e istituzioni culturali in Svizzera e all’estero, anche il CDE raccoglie materiali documentari e iconografici legati al periodo particolare che stiamo vivendo, da tramandare nella propria collezione. Si è quindi attivato per catturare momenti delle nuove abitudini e ritualità quotidiane, colte con sensibilità e professionalità dalle due fotografe. Ne emerge un mosaico molto variegato, che ben racconta le mutate abitudini e il diverso modo di approcciarsi alla vita di tutti giorni attraverso la fissazione di situazioni impensabili fino a poco tempo fa: un concerto con solo un pianista e un operatore tecnico per lo streaming in sala, una lezione in un’aula scolastica con i ragazzi molto distanziati e con la mascherina, una funzione religiosa con una ritualità inusuale, un mercato adeguatosi alle nuove regole, oppure ancora il cambiamento dei piccoli gesti quotidiani come il prendersi un caffè al bar o il fare acquisti in panetteria.

Le immagini, scattate principalmente nelle cinque città ticinesi, raccontano anche della trasformazione degli spazi: da quelli di Palazzo Franscini a Bellinzona, dove hanno sede il CDE e altri istituti culturali cantonali, a quelli di scuole, teatri e centri commerciali, fruibili in modo diverso e trasformati da elementi concreti: linee che indicano la direzione di marcia, nastri di plastica, cartelli, disinfettanti e altro. Una piccola sezione è inoltre dedicata a iniziative originali, promosse da enti pubblici e da associazioni private: in questo ambito giova segnalare quella realizzata dalla Società Rabadan di Bellinzona per un carnevale casalingo e alternativo, vivace testimonianza dei cambiamenti occorsi anche tra i grandi eventi, soggetti a cancellazioni, che fanno parte del nostro patrimonio culturale immateriale.

Le fotografie sono destinate in particolare a studenti e a ricercatori che vorranno analizzare e raccontare l’impatto della pandemia sulla quotidianità; in esse potranno trovare uno sguardo inedito e diverso, realizzato con l’attenzione e la sensibilità di un istituto etnografico che ha voluto documentare i mutamenti sociali. Gli scatti accessibili direttamente online sono una selezione significativa di un più ampio progetto di documentazione, che comprende complessivamente un migliaio di immagini e che, alla luce della situazione pandemica, è tuttora in corso.

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