«Non abbiamo potuto dirgli addio»

L'ultimo saluto è un diritto garantito (in teoria) anche in tempi di Covid. Ma allo Iosi qualcosa è andato storto
Il caso di un 66enne malato di cancro. I famigliari: «Abbiamo insistito fino all'ultimo. Ci è sempre stato detto di no»
BELLINZONA - Anche in tempo di Covid, il diritto all'ultimo saluto è garantito, in teoria. In pratica, il giro di vite introdotto a metà gennaio dal medico cantonale ha già fatto qualche "vittima". Nel reparto cure palliative dello Iosi, a Bellinzona, un paziente 66enne è deceduto il 23 gennaio senza ricevere visita dai suoi cari.
«Abbiamo insistito tutto il giorno, e anche i giorni precedenti, chiedendo di poterlo vedere» racconta un figlio del defunto. «L'accesso ci è sempre stato negato». Quando in extremis arriva l'autorizzazione è troppo tardi: in serata, i figli vengono ammessi al capezzale del paziente già deceduto. Il caso è «unico» finora, assicurano dall'Ente ospedaliero.
Ma la direttiva del Dss è entrata in vigore da poco: il 15 gennaio, dopo che la "variante inglese" è comparsa nelle prime case anziani. Da allora, le visite ai pazienti in fine vita sottostanno a un permesso specifico. Nel caso in questione «il paziente ha avuto un peggioramento inaspettato in tempi molto brevi» spiega l'Eoc. «Meno di un'ora tra la chiamata ai famigliari e il decesso». La natura ha deciso, si vede, di non rispettare le direttive.




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