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CANTONELe regole per non soffocare dentro la casa-ufficio

29.12.20 - 07:18
Il 2020 è stato l'anno dello smart working, una soluzione capace di traghettare il lavoro durante la pandemia.
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Le regole per non soffocare dentro la casa-ufficio
Il 2020 è stato l'anno dello smart working, una soluzione capace di traghettare il lavoro durante la pandemia.
La rivoluzione ha messo in però luce molteplici problemi legati alla convivenza di attività diverse sotto uno stesso tetto

LUGANO - Uno è al computer collegato con l’ufficio, il partner al portatile occupato a organizzare il lavoro da casa e i figli, se ce ne sono, con in mano il tablet per qualche corso online. Tra le pieghe del Covid sono cambiate tante abitudini, tanti stili di vita, nei tempi e nei modi. Lo smart working, parola inflazionata in questi mesi, ci ha messi di fronte a nuove frontiere della concezione del lavoro ma anche con ripercussioni non meno importanti sulla gestione della famiglia e delle relazioni sociali. 

In un mondo perfetto - Lavorare da casa è una grande comodità che va al di là del dress code “spezzato” con tanto di pigiama a metà all’insegna del «tanto la webcam mi inquadra a mezzo busto». Si risparmia tempo, carburante e soldi per gli spostamenti con l’inconveniente delle spese, luce e linea, quasi sempre a proprio carico. In una prospettiva ideale i genitori, che possono lavorare in smart working, potendo quindi gestire i tempi e gli spazi dedicati al lavoro e alla famiglia, potrebbero trarre vantaggio anche sulla redistribuzione dei carichi famigliari che pesano per la maggioranza sulla figura della madre.

Le regole d'oro da seguire - Ma cosa succede in famiglia quando si lavora a casa. Come si possono evitare le normali tensioni derivate dal lavoro che spesso possono essere scaricate sui propri cari e come potersi difendersi dalle ingerenze dei figli, specialmente dei più piccoli, durante le ore di lavoro? Sono tutte domande a cui il “learning by doing” di questi mesi sta cercando di dare risposta. Tra le regole d’oro che bisognerebbe applicare e su cui in molti si sono trovati spiazzati è la condivisione degli spazi. Sarebbe preferibile che, dal punto di vista logistico, la stanza dedicata al gioco bambini e quella al lavoro dello smart worker rimangano separate. Ma è anche necessario fare chiarezza all’interno del nucleo familiare su quelle che sono le mansioni di ognuno, gli orari, le cose da fare e gli spazi da rispettare.

Paletti chiari con i figli - Da questo punto di vista la comunicazione, specie con i figli, è di vitale importanza. Renderli partecipi del fatto che in quella data fascia oraria, mamma o papà non saranno disponibili per il gioco o quant’altro, è fondamentale perché li responsabilizza così come è importante sapere, se la scuola tornasse a distanza, gli orari di lezione on line dei propri figli per poterli seguire, con discrezione. Un problema importante specie laddove lo smart working, o lavoro da remoto, ha preso in contropiede le famiglie meno abbienti che si sono ritrovare impreparate dal punto di vista dei mezzi tecnologici a disposizione. Se una volta un pc a casa bastava a venire incontro alle varie esigenze della famiglia, tra gioco, passatempo e shopping on line, ora è tutto diverso e i Paesi lo hanno capito predisponendo diversi bonus, nelle manovre di emergenza per la crisi economica, da destinare proprio all’acquisto di pc, tablet e portatili.

Il rischio di lavorare troppe ore - Insomma questo primo anno alle prese con lo smart working “incentivato”, in molti casi, nella stragrande maggioranza, obbligato, dal Covid, ci ha insegnato sul fronte lavorativo. Il burn out, lo stress da lavoro, dall’andare fuori giri, è sempre dietro l’angolo, proprio perché lavorando da casa, come testimoniano diversi sondaggi, può avere delle grandi controindicazioni, a cominciare dal monte ore di lavoro che per molti pare aumentare avendo sempre la risorsa, pc o tablet, a portata di mano. In questi casi è sempre importante darsi e dare delle regole oltre cui non andare. Ne va sempre della nostra salute.

«Il vero problema è la mancanza di contatti sociali»
Al pari dello smart working stanno entrando nell’uso comune parole e condizioni quali burnout e workalcholism, ovvero stress e dipendenza. Situazioni che vanno a minare il confine tra lavoro e vita privata. «Non va perso di vista il valore della conoscenza personale, della socialità, del senso di appartenenza» ha dichiarato David Lazzari, presidente dell’Ordine degli psicologi (Cnop). Gli ha fatto eco Roberta Cesaroni, life mental coach: «È importante scegliere un momento di inizio e uno di fine della propria attività lavorativa e concedersi pause. Gestire il lavoro in smart working vuol dire gestire bene il tempo, organizzare bene la giornata rispettando i valori». Lorenzo Cavalieri, Managing Partner sottolinea la mancanza di socialità: «Manca la relazione con gli altri, quella divertente come quella problematica, quella fatta di sorrisi e quella fatta di silenzi». Magari la si potrebbe trovare al di fuori, appena finito il lockdown.

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