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CANTONE / ITALIALe mani della ‘ndrangheta in Liguria, spunta anche Lugano

05.07.20 - 09:13
Uno dei quattro arrestati si appoggiava a un avvocato per spostare soldi verso gli Emirati Arabi Uniti
TiPress - foto d'archivio
Le mani della ‘ndrangheta in Liguria, spunta anche Lugano
Uno dei quattro arrestati si appoggiava a un avvocato per spostare soldi verso gli Emirati Arabi Uniti

LUGANO - “Le mani dei boss della ‘ndrangheta brianzola sugli hotel in Liguria”. Così titolavano molti giornali oltre confine martedì 30 giugno. La notizia era l’arresto di quattro persone nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose negli alberghi liguri, in particolare all’Hotel del Golfo di Finale Ligure, in provincia di Savona. Con minacce i soci erano stati costretti a consegnare a soggetti legati alla mafia calabrese i certificati cartacei attestanti la titolarità delle quote della società.

È stata la Questura stessa a spiegare l’obiettivo in termini chiari: «Il tentativo da parte di famiglie mafiose di mettere le mani su realtà imprenditoriali in crisi, mediante iniezione di capitali freschi e l'utilizzo di metodi intimidatori per ottenere il controllo di attività economiche di rilievo».

In manette sono finiti Alfonso Pio, figlio del boss del clan della ‘ndrangheta di Desio (Monza) e altre tre persone, accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura. Tra loro «un professionista nel settore dell’intermediazione finanziaria, soggetto già emerso in altre indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano» si legge nell’ordinanza. Era proprio lui a segnalare al calabrese le potenziali vittime e a pianificare le operazioni finanziarie. 

E sempre lui sarebbe collegato al Ticino, come riferisce il Caffè. L’uomo, 60 anni, si sarebbe occupato di spostare negli ultimi anni capitali in nero dalla Svizzera verso gli Emirati Arabi Uniti. Con il sostegno e l’aiuto di un avvocato e notaio luganese. Gli inquirenti - si legge nelle carte dell’inchiesta - ritengono che da Piazza Cioccaro siano partiti i soldi verso Dubai per un «riciclaggio di svariati milioni di euro (30 circa), che poi in parte o in tutto sarebbero rientrati in Italia sotto forma di denaro contante, gioielli, oro o altri preziosi». Un’operazione seguita al fallimento del trasferimento verso il più vicino Liechtenstein e che al consulente finanziario deve essere costata parecchio: in un’altra occasione per il trasferimento di 8 milioni di euro la parcella "luganese" ammontava a 80’000 euro. Ma l’avvocato del centro città non risulta indagato.

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