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L’estetista ai tempi del coronavirus: «Anche per noi è difficile»

LUGANOL’estetista ai tempi del coronavirus: «Anche per noi è difficile»

18.03.20 - 07:57
Non solo ristorazione, anche i piccoli imprenditori sono in difficoltà ora che tutto deve restare chiuso.
foto lettore Tio/20minuti
L’estetista ai tempi del coronavirus: «Anche per noi è difficile»
Non solo ristorazione, anche i piccoli imprenditori sono in difficoltà ora che tutto deve restare chiuso.
L'associazione: «Ci stiamo informando per capire che tipi di sostegno si possono ricevere».

LUGANO - «Si parla tanto di bar e ristoranti che si ritrovano con le serrande abbassate e senza entrate, ma questo periodo è difficile anche per i piccoli negozi, per i parrucchieri e per noi dei centri estetici». È uno sfogo tra i tanti quello di Eleonora, estetista a Breganzona. 

Lei, come molte altre, nelle scorse settimane si è ritrovata inizialmente “spaesata”. Fino a quando il Governo ha deciso che anche il loro settore avrebbe dovuto chiudere le porte. «In realtà io avevo già preso questa decisione qualche giorno prima. Mi sono assunta il rischio, per preservare la mia salute e quella dei miei clienti».

Eleonora ha aperto Aesthetic a Breganzona due anni fa. È indipendente e non ha personale. «Dovrò pagare l’affitto (oltre a quello di casa), i prodotti precedentemente ordinati, i fornitori. Ci sono tanti negozi di via Nassa che si lamentano. Come pure la ristorazione. Ma siamo tutti sulla stessa barca».

Le fa eco Marina Nastasi, presidente dell’associazione estetiste della Svizzera italiana (AESI): «I centri estetici hanno dei costi fissi molto elevati. Le pigioni, i macchinari in leasing, i fornitori, i cosmetici, gli stipendi. Anche una piccola imprenditrice ha spese fisse altissime. Senza dimenticare l’epidemia, economicamente è un po’ un disastro». Ma, come associazione, «ci stiamo informando per capire che tipi di sostegno si possono ricevere. Siamo in contatto con le autorità e non appena avremo delle risposte informeremo tutto il settore».

Nastasi ammette che inizialmente c’è stata un po’ di confusione. «È circolata la voce che bisognava chiudere prima che lo decretasse il Governo. Perché non nel nostro lavoro non è possibile garantire le distanze di sicurezza. Ma noi operiamo sotto la sanità, non nel settore commerciale. Chi ha chiuso ha criticato gli altri che erano ancora operativi. Abbiamo chiesto chiarezza al direttore del DSS e il Consiglio di Stato ha quindi parlato direttamente anche a noi».

Il rammarico è per chi sottovaluta la professione e l’attività: «Alcuni dicono “in un momento simile l’estetista è quella che manca di meno” - continua la presidente di AESI -. Ma non capiscono che si tratta di un fattore anche mentale, di cura della persona, di benessere». 

Eleonora, per il momento, trova sostegno nelle sue clienti: «Mi scrivono, mi stanno vicine. Ma non ho idea di come andranno le cose. Tutto questo tempo a rimboccarmi le maniche per creare qualcosa di mio, e ora il futuro fa paura». 

L’associazione, dal canto suo, ha scelto di rimborsare a tutti la quota associativa. E guarda al futuro comunque con speranza: «La ripresa ci sarà. Dovremo fare attenzione alla concorrenza sleale a quel punto, ma arriveranno tempi migliori. Insieme, supereremo questo momento». Nastasi chiude con un consiglio alle estetiste: «Si possono vendere almeno i prodotti e spedirli o consegnarli senza avere contatto con i clienti. La cura della persona va avanti anche e soprattutto ora che restiamo a casa».

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